Nemesi medica
di Emanuel Fus - 23/11/2021
Fonte: Emanuel Fus
Scritto nel 1976 e tragicamente attuale.
Ritratto di una società supermedicalizzata al punto da intervenire nella vita dell'uomo attraverso una vera e propria "espropriazione della salute".
Un'assistenza clinica che non è tanto più "cura" quanto una mera "manutenzione tecnica" della vita che, sempre più frequentemente, determina una vera e propria spirale iatrogena.
Una iatrogenesi medica a cui corrisponde, inevitabilmente, anche quella sociale laddove agisce nell'abbassare i livelli di sopportazione del disagio e del dolore, riducendo il margine di tolleranza che si usa concedere all'individuo che soffre, e addirittura ABOLENDO IL DIRITTO DI AUTO-SALVAGUARDARSI. Il dolore non deve essere più un passaggio fisiologico del normale confrontarsi con la realtà, ma solo un problema tecnico che ci trasforma in "consumatori di anestesia", consumatori asserviti di prodotti industriali; cosicché la nuova esperienza che prende il posto della sofferenza dignitosa è una conservazione artificialmente prolungata, opaca, spersonalizzata.
Uno stigma quello di essere "malati fino a prova contraria", radicato al punto da sviluppare, negli anni, un'ossessiva medicina della prevenzione che ci ha trasformati in "consumatori di check-up", tramutandoci in pazienti pur essendo SANI.
Dal libro:
"Quando tutta una società si organizza in funzione di una caccia preventiva alle malattie, la diagnosi assume allora i caratteri di un'epidemia. Questo strumento tronfio della cultura terapeutica tramuta l'indipendenza della normale persona sana in una forma intollerabile di devianza. [...] L'individuo è subordinato alle superiori "esigenze" del tutto, le misure preventive diventano OBBLIGATORIE, e il diritto del paziente a negare il consenso alla propria cura si vanifica allorché il medico sostiene ch'egli deve sottoporsi alla diagnosi non potendo la società permettersi il peso d'interventi curativi che sarebbero ancora più costosi".