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Non c’è nessuna guerra per procura nello Yemen

di Rannie Amiri - 30/10/2018

Non c’è nessuna guerra per procura nello Yemen

Fonte: SakerItalia


Nei media occidentali, quelli troppo impegnati per disturbarsi a cercare di capire le complessità, le situazioni intricate e le sfumature del Medio Oriente, spesso concludono per etichettare quasi tutti i conflitti, dicendo che c’è una specie di “guerra per procura” tra l’Arabia Saudita e l’Iran.

Questo succede di solito per ignoranza, riducendo le controversie al più basso denominatore comune dei sunniti contro gli sciiti, o a quello tra i loro due stati-guida più importanti. Spesso però c’è un deliberato offuscamento; si deve trovare la giustificazione per un alleato degli Stati Uniti che causa il caos regionale con il pretesto di contenere un nemico. Il capro espiatorio più semplice e conveniente è stato l’Iran e gli sforzi per contenere il suo presunto espansionismo da parte dell’Arabia Saudita, degli Emirati Arabi Uniti e, naturalmente, di Israele, non sono stati scrutinati.

Uno degli episodi più devastanti e tragici che si verificano in Medio Oriente di oggi è nello Yemen. Ma questa non è una guerra per procura de facto, e i suoi finanziatori sperano che siamo diventati tutti troppo stanchi di ascoltare per indagare ulteriormente.

Nonostante le affermazioni costanti da parte dei pigri media, non vi è alcuna guerra per procura in Yemen.

La guerra che ha devastato il paese più povero del mondo arabo dal marzo 2015 è un assalto unilaterale guidato dai sauditi che ha devastato la nazione, la sua economia, le infrastrutture ed i servizi sociali tanto che la malnutrizione è diventata comune e si è diffusa un’epidemia di colera.

Apparentemente, la campagna militare degli Emirati Arabi Uniti è stata quella di spodestare i ribelli guidati dagli Houthi che hanno abbattuto l’impopolare burattino burocrate filo-saudita Abdu Rabbu Mansour Hadi nel gennaio 2015 (eletto al ballottaggio in cui era l’unico candidato, rimasto al potere anche dopo la scadenza di un mandato di un anno, dopo che ne aveva prolungato il suo mandato). Gli Houthi sono un gruppo politico-religioso ufficialmente conosciuto come Ansarullahand, dal nome del loro fondatore, Hussein Badreddin al-Houthi, che si formò inizialmente in opposizione all’ultimo presidente yemenita Ali Abdullah Saleh.

Gli Houthis appartengono generalmente alla scuola Zaidi dell’Islam, un ramo della più grande setta sciita. Denominare gli Houthis come “ribelli sciiti sostenuti dall’Iran” come è ora di routine, rende facile e conveniente la categorizzazione di chi sono i “cattivi ragazzi” nei media occidentali ed in quelli del Golfo. Ma questa è malafede. Il fatto scomodo è che gli Zaidi sono in genere più vicini all’Islam sunnita che a quello sciita (e il soldato di carriera Saleh, il dittatore sostenuto dai  sauditi, era Zaidi). Più significativamente, oltre a dare voce alla solidarietà con gli Houthi, non ci sono prove sostanziali dell’intervento nello Yemen dei militari iraniani o di sue fazioni affiliate. Al contrario, e così crudamente, è stata la campagna disumana di attacchi e bombardamenti dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi Uniti (EAU) ad essere l’esempio più lampante di interferenze straniere negli affari interni di un altro paese.

Quando, durante un raid aereo, un autobus scolastico è stato colpito, uccidendo 40 bambini, inizialmente è stato giustificato [in inglese] come un “legittimo obiettivo militare” dalla coalizione saudita, prima che l’indignazione internazionale portasse infine alla conclusione che era tutt’altro. D’altra parte, i lanci intermittenti di missili Houthi verso installazioni militari saudite, considerati come prova di forniture militari straniere, evidenziano come gli Houthi siano una forza di combattimento legittima, capace e temprata dalla battaglia. Apparentemente, il regime non riesce ad immaginare come, nonostante gli attacchi quotidiani, abbiano avuto il coraggio di vendicarsi e di dimostrare capacità offensive, piuttosto che difensive.

Quello in Yemen non è un conflitto settario o una guerra per procura, ma una guerra scaturita dalla necessità di punire la rimozione dal potere in Yemen di un burattino agli ordini dell’Arabia Saudita.

Dal 2015, almeno 10.000 yemeniti sono stati uccisi, 22 milioni hanno bisogno di qualche forma di soccorso (su una popolazione totale di circa 29 milioni) e otto milioni sono malnutriti. Si prevede che questi numeri saliranno dopo l’evidenza delle prove che dimostrano [in inglese] come l’Arabia Saudita stia prendendo di mira le forniture di cibo.

La guerra condotta in Yemen dall’Arabia Saudita e dai suoi alleati, e il loro sfrenato uso di armi fornite da Stati Uniti e Regno Unito, è un pelo sotto un’invasione formale. È un’avventura militare unilaterale, feroce, che ha creato milioni di indigenti, e fino ad oggi si è rivelata completamente fallimentare nel soddisfare i propri obiettivi dichiarati. Gli unici personaggi per procura di questa lotta sono le vittime dei crimini di guerra commessi, uomini, donne e bambini innocenti morti di fame o uccisi, controfigure in attesa dell’apparizione di una potenza straniera ancora da trovare.

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Articolo di Rannie Amiri pubblicato su Counterpunch il 19 ottobre 2018
Traduzione in italiano di Pappagone per SakerItalia