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Non finiremo per salvare il liberalismo, come progettano loro

di Aleksandr Gelʹevič Dugin - 13/11/2022

Non finiremo per salvare il liberalismo, come progettano loro

Fonte: Antonio Catalano

«NON FINIREMO PER SALVARE IL LIBERALISMO, COME PROGETTANO LORO. FINIREMO PER “UCCIDERLO”, UNA VOLTA PER TUTTE» Aleksander Gelʹevič Dugin

[Il libro “La Quarta Teoria Politica” di Aleksandr Gelʹevič Dugin si conclude con il capitolo sulla guerra alla Russia nella sua dimensione ideologica; articolo pubblicato l’11 marzo 2014. Illuminante come il grande filosofo avesse antivisto il corso delle cose, descrivendo lo scenario che a molti sembra prendere avvio solo il 24 febbraio del 2022. Riporto di seguito alcuni passaggi decisivi dello scritto. Antonio Catalano]


   La guerra contro la Russia è attualmente la questione più discussa in Occidente. Per ora è ancora un suggerimento e una possibilità, ma potrebbe diventare realtà, a seconda delle decisioni che prenderanno le nazioni coinvolte nel conflitto ucraino Mosca, Washington, Kiev, Bruxelles.
   Nell’Occidente moderno, c’è un’unica ideologia dominante: il liberalismo. Può manifestarsi in molte sfumature, forme e varianti, ma la sua essenza è sempre la stessa. Il liberalismo ha in sé una struttura intrinseca fondamentale: individualismo antropologico, fede nel progresso, tecnocrazia, eurocentrismo, economia come destino, democrazia come governo delle minoranze, classe media come unico attore realmente esistente in campo sociale e unica forma universale, globalismo inclusivista.
   Durante il XX sec. il liberalismo ha sconfitto i propri rivali, e dal 1991 è diventata l’unica ideologia dominante nel mondo.
L’unica libertà di scelta nel reame del liberalismo globale è tra liberalismo di destra, di sinistra o radicale, ivi compresi quello di estrema destra e dell’estrema sinistra, e quello più estremo. Di conseguenza, il liberalismo è stato installato come sistema operativo della civiltà occidentale e di tutte le altre civiltà che si trovano nella zona d’influenza occidentale. Perfino il senso comune è divenuto liberale.
   C’è un aspetto dell’ideologia liberale che ha in sé il germe di una crisi: il liberalismo è intimamente nichilista. L’insieme dei valori propugnati dal liberalismo è legato a doppio filo alla sua tesi primaria, cioè la primazia della libertà. Ma la libertà, nella visione liberale, è una categoria sostanzialmente negativa: è essere “liberi da”, non “liberi di” o “per”. Il liberalismo avversa ogni forma di identità collettiva e ogni genere di valore, progetto, strategia, obiettivo, metodo che sia collettivista, o meramente non-individualista. Questa è la ragione per cui uno dei più importanti teorici del liberalismo, Karl Popper ha sostenuto, nella sua opera “La società aperta e i suoi nemici”, che i liberali debbano combattere qualsiasi ideologia o filosofia politica (da Platone ed Aristotele a Marx ed Hegel) che suggerisca che la società umana dovrebbe avere un qualche obiettivo o valore o significato comune. (È da notare che Georges Soros considera questo testo la sua bibbia personale).
   La Russia, l’avversario geopolitico tradizionale degli anglosassoni, è un nemico molto più serio [di Afghanistan, Iraq, Libia, citati prima]. È perfetta per ricoprire quel ruolo – il ricordo della guerra fredda è ancora fresco negli animi di molti. La russofobia è facile da coltivare, anche con mezzi rudimentali. Ed è per questo che penso che la guerra con la Russia sia una prospettiva concretamente possibile. È ideologicamente necessaria come “extrema ratio” per posporre l’implosione definitiva dell’Occidente liberale. È quel “passo indietro” necessario.
   Considerando i diversi piani di questo possibile conflitto con la Russia, sottolineo alcuni punti:
          1. Una guerra con la Russia aiuterà a ritardare il caos globale imminente. La maggioranza delle nazioni implicate nel sistema economico liberale e liberal-democratiche, che dipendono o sono direttamente controllate dagli Usa e dalla Nato, faranno un’altra volta “fronte comune” sotto la bandiera dell’Occidente liberale nella sua crociata contro Putin, l’antiliberale.
          2. Una guerra contro la Russia rafforzerebbe la Nato e soprattutto i suoi membri europei, che saranno ancora una volta obbligati a considerare l’iperpotenza americana come qualcosa di positivo e vantaggioso, e i vecchi schemi della guerra fredda non sembreranno più obsoleti. Per paura della venuta dei “malvagi russi”, gli europei torneranno leali agli Usa, loro protettori e salvatori.
          3. L’Unione Europea sta cadendo a pezzi. La presunta “minaccia comune” dei russi potrebbe prevenirne un’eventuale frammentazione, mobilitando la società e rendendo i popoli europei di nuovo volenterosi di difendere le proprie libertà e i propri valori, minacciati dalle “ambizioni imperiali” di Putin.
          4. La Giunta ucraina di Kiev ha bisogno di questa guerra per giustificare e seppellire tutte le malversazioni che risalgono alle proteste di Maitan, sia dal punto di vista giuridico che costituzionale, ratificando la “sospensione della democrazia”, che avrebbe impedito loro di governare nei distretti sudorientali, prevalentemente filorussi, e di stabilire la loro autorità e il loro ordine nazionalistico per via extraparlamentare.
   L’unica nazione che non vuole la guerra è ora la Russia, ma Putin non può lasciare che il governo ucraino, radicalmente anti-russo, governi un paese che ha una popolazione per metà russa, e che è composta da molte regioni filorusse. Se lo permettesse perderebbe ogni credibilità a livello interno e internazionale.
   La guerra russa non sarà solo a vantaggio degli interessi nazionali russi, ma sarà per la causa di un mondo multipolare più equo, per la dignità e la vera libertà – quella positiva, “creativa” non quella “nichilista”. In questa guerra la Russia darà l’esempio come tutrice della Tradizione, dei valori conservatori connaturati ai popoli, e rappresenterà la vera liberazione dalla società aperta e da chi ne beneficia – l’oligarchia finanziaria globale. Questa guerra non è contro gli ucraini e nemmeno contro una parte della popolazione ucraina, e non è nemmeno contro l’Europa. Non finiremo per salvare il liberalismo, come progettano loro. Finiremo per “ucciderlo”, una volta per tutte.