Non leggo riflessioni sul tema
di Mario Adinolfi - 02/09/2024
Fonte: Mario Adinolfi
Mi chiedono di commentare la triste vicenda di Paderno Dugnano, alcuni con tono provocatorio: “Parlaci di quanto è bella la famiglia tradizionale”. Negli ultimi cinquant’anni ci sono stati quattro altri casi di un figlio che ha ucciso i due genitori e il fratello: Doretta Graneris nel 1975, Ferdinando Carretta nel 1989, Elia Del Grande nel 1998, Erika De Nardo nel 2001. Cinque tragedie in mezzo secolo, aggiungiamo Pietro Maso e Brenno Neumaier che hanno ucciso rispettivamente nel 1991 e nel 2021 entrambi i genitori così saliamo a sette. E secondo alcuni questo dato, accompagnato a quello trascritto su tutti i giornali per cui il 43% degli omicidi si “consuma in ambito familiare” e presentato con titolo sobri come “il killer è in famiglia”, servirebbe a spiegare che in Italia “la famiglia è un ambiente tossico” che più o meno fa il paio con le teorie che da Bibbiano abbiamo imparato a conoscere secondo cui in Italia “la famiglia è un luogo abusante”.
Non sopporto la strumentalizzazione che si fa delle tragedie per darne una lettura ideologica. In Italia si sono consumati nel 2024 186 omicidi, in nessun grande Paese d’Europa o del mondo sono così pochi, se il trend sarà quello dei primi otto mesi a fine anno saranno meno di trecento. Negli Stati Uniti sono trentamila, nella pacifica e laicissima Francia circa mille ogni anno. La famiglia in Italia insegna il rispetto per la vita, è il baluardo di questo insegnamento, l’ultimo baluardo valoriale rimasto in piedi dove l’amore dei genitori verso i figli è totalmente gratuito, perché naturale. Ecco, non avvelenate anche questo pozzo sciacallando su una singola tragedia che ci fa parlare tutti appunto perché assolutamente eccezionale, folle, fuori da ogni parametro rispetto alla comune realta. Che è quella per cui nella fatica di un tempo davvero disperante perché attraversato da queste ideologie senza senso, i genitori sono lasciati soli nel compito di insegnare ai propri figli ciò che è bene e ciò che è male, perché nel frattempo una porzione ampia della società dominante ha deciso di rendere opinabili questi naturali concetti.
Come ho scritto nel mio libro citando Dostoevskij, senza Dio tutto è permesso. Se il male e il bene non esistono se non come concetti personali non assolutizzabili ma relativi, se non si deve essere “giudicanti” e il peccato è parola per bigotti, cosa resta del ruolo genitoriale? Su questo dovremmo interrogarci. Ma non leggo riflessioni sul tema.