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Nuova Yalta?

di Daniele Perra - 17/02/2025

Nuova Yalta?

Fonte: Daniele Perra

Mi sembra piuttosto fuorviante parlare di "nuova Yalta" in riferimento ai primi passi verso il processo negoziale in Ucraina.
In primo luogo, nel febbraio 1945, si giunse ad un accordo tra due potenze vincitrici (USA e URSS) sulla divisione dell'Europa in aree di influenza e sul declino accompagnato della potenza marittima britannica (sì, Churchill ha distrutto l'Impero britannico; non l'ha salvato). In quel periodo, inoltre, l'Europa rivestiva ancora un ruolo centrale all'interno dell'economia globale, sebbene ci fu chi (come Spykman, deceduto nel 1943, ad onor del vero) avesse già previsto il progressivo spostamento dei centri di potere verso l'area dell'Indo-Pacifico e la potenziale crescita della Cina e dell'India.
Oggi, la quasi totalità dell'Europa è ridotta ad area periferica dell'Occidente egemonizzato dagli Stati Uniti ed è una sorta di nullità geopolitica in balia dei venti di Washington.
Va da sé che coloro che sperano nella distruzione della mostruosità tecno-mercantilista dell'UE da parte di Donald J. Trump possono dormire sonni tranquilli. L'UE è comunque utile a mantenere l'Europa nella suddetta condizione di nullità geopolitica. Gli USA si limiteranno semplicemente a favorire una situazione in cui i Paesi europei, nella loro totalità, saranno politicamente divisi su tutto (con buona pace dei grotteschi "patriots") ma legati al mercato nordamericano per la loro mera sopravvivenza.
Dunque, se nel primo caso l'accordo venne stipulato tra vincitori, oggi non vi è nessun reale vincente.
L'Ucraina è un Paese distrutto, spopolato, senza giovani, che dovrà svendere e regalare le poche risorse rimaste ai fondi di investimento USA. L'economia europea è in rovina grazie alla totale assenza di visione strategica dei vertici politici mista a mero servilismo verso il padrone d'oltreoceano.
La Russia ha sicuramente dimostrato di poter resistere ad un regime sanzionatorio che si diceva l'avrebbe stesa nel giro di pochi mesi (Sic!). L'Occidente, in questo senso, non fa più paura. Tuttavia, i suoi guadagni risultano piuttosto limitati a fronte di notevoli perdite (in termini di vite umane, soprattutto). E la storia insegna che le promesse di una non inclusione di Kiev nella NATO da parte di Washington non sono realmente attendibili nel lungo periodo.
Gli USA hanno sì ottenuto la disarticolazione delle relazioni Berlino-Mosca, ma l'abbandono dell'ennesimo suddito/alleato ne riducono ulteriormente la credibilità internazionale (già messa a dura prova dall'aperto sostegno al genocidio palestinese). Inoltre, il regime sanzionatorio alla Russia ha ottenuto l'effetto indesiderato di legare le risorse naturali russe alla forza industriale cinese. E sempre Spykman insegna che l'unione tra la forza industriale del rimland e le risorse dell'heartland deve sempre essere evitata se gli USA vogliono mantenere la loro egemonia globale (dopotutto hanno combattuto in Corea e Vietnam a questo preciso scopo). Visto che Biden è riuscito a separare Mosca e Berlino, Trump lavorerà per separare Mosca e Pechino.