Olimpiadi, trans-normatività e principio dia-bolico di separazione
di Riccardo Paccosi - 14/08/2024
Fonte: Riccardo Paccosi
Terminata la baracconata olimpica, penso ci sia molto su cui riflettere giacché, piaccia o no, la portata politica, ideologica - e in questa circostanza aggiungerei anche esoterica - di tutta la vicenda è stata enorme.
1) Le Olimpiadi hanno perso ulteriormente la loro già carente valenza globale per assumere, sempre più, una funzione di autocelebrazione dell'Occidente Collettivo. L'occasione è stata spunto, soprattutto, per catechizzare le masse, non tanto globali quanto per l'appunto occidentali, sui lineamenti fondamentali dell'agenda liberal-globalista.
2) Non andrebbe sottovalutata, inoltre, la sincronicità fra bombardamento ideologico-propagandistico dei Giochi da una parte, e attacco frontale alla democrazia in paesi quali Germania e Gran Bretagna dall'altra: paesi dove, da alcune settimane, è possibile essere arrestati per reati d'opinione.
3) La kermesse ha toccato un po' tutti i punti dell'agenda globalista: il cambiamento climatico (con l'assenza di condizionatori imposta agli alloggi degli atleti), la necessità di ridurre i consumi agroalimentari del ceto medio (con l'imposizione di cibi vegani alle mense), l'immigrazionismo (col risalto particolare dato alle vittorie di atleti immigrati).
Sicuramente, però, ciò che si è imposto maggiormente è stata l'assiomatica transgenderista, ovvero quella strategia multiplanare che, dall'insegnamento quotidiano nelle scuole agli eventi extraquotidiani come appunto le Olimpiadi, da circa un decennio mira a eleggere a dogma universale una sorta di principio di trans-normatività. La tesi dell'inesistenza di correlazione fra sesso biologico e identità di genere, insomma, è oggi posta come dispositivo di alienazione dalla biologia umana e nella prospettiva di dissolvere il concetto stesso di uomo-donna.
4) La trans-normatività può essere osservata con le lenti della sociologia e dell'economia politica, ovvero come necessità di dissolvere gli ultimi retaggi di appartenenza collettiva (famiglia e genere) al fine di creare una moltitudine acefala di individui depensanti, per quindi giungere alla creazione d'una società-alveare controllata in ogni sua movenza dalla rete tecnologica.
Eppure, in questa acclarata volontà di dissolvere i generi biologici - volontà certificata dalla chiosa del presidente CIO Thomas Bach secondo cui non esisterebbe un criterio scientifico per definire uomo e donna - c'è molto altro.
L'inseguirsi e l'incontrarsi perpetuo dell'uomo e della donna è stato considerato, da molteplici culture, come il bisogno di ri-congiungere ciò che nell'universo è stato separato. E questo ricercare la connessione fra cose separate, altro non è che l'amore.
Non è dunque un caso che, mentre viene promossa la trans-normatività, le statistiche confermino il diminuire tanto delle relazioni sentimentali quanto delle esperienze sessuali, che sorgano filosofie improntate all'autosufficienza e al superamento del bisogno dell'Altro, fino ai casi più estremi ma non meno significativi di persone che contraggono matrimonio con loro stesse.
In questo senso, va allora detto che non sono tanto le derisioni della religione cristiana, quanto invece gli attacchi alla diade categoriale uomo-donna a disvelare la presenza d'una forza di διαβάλλειν, ovvero volta a separare, ingannare, generare inimicizia.
Come per tutti gli altri aspetti del dibattito pubblico contemporaneo, queste problematiche sono incorporate e mistificate entro la dicotomizzazione fra "sinistra" e "destra" con il διάβολος identificato con la prima e chi lo avversa etichettato con la seconda. In realtà, la sinistra evocante il Nulla d'un mondo dominato dalla Tecnica e la destra che finge di opporsi senza in realtà elaborare alcun valore alternativo al dominio del mercato sulla società, sono solo rozzi strumenti di imbrigliamento del pensiero e delle facoltà critiche e per tale motivo, ormai, neppure andrebbero presi in considerazione.
Lo scontro globale in atto e il cui esito determinerà il mondo futuro, è sociale e di classe, è geopolitico, è inerente al modello sociale-istituzionale, è antropologico-culturale, è ideologico e filosofico ma, forse ancor di più, esso riguarda quel rapporto tra finito e infinito da cui sono sorti tutti i contratti sociali di tutte le civiltà umane: in altre parole, lo scontro riguarda anche la dimensione intimamente spirituale dell'essere umano.