Ordinaria follia
di Eugenio Benetazzo - 27/04/2017
Fonte: Eugenio Benetazzo
Siete mai stati rimandati in qualche materia scolastica da recuperare a settembre durante il vostro passato scolastico quando adolescenti ? Vi ricordate come funzionava ? Durante i primi giorni di giugno uscivano i risultati degli scrutini del corpo docente che decretavano chi era stato promosso, chi rimandato a settembre e chi invece bocciato. Le liste degli alunni suddivise per classe di appartenenza solitamente venivano esposte sulla porta di ingresso dell’istituto scolastico che si frequentava. Non mi ricordo di compagni di scuola o conoscenti che festeggiassero con grida di gioia e danze liberatorie per essere stati rimandati a settembre. In un certo senso era una seconda possibilità che veniva data allo studente per evitare di perdere interamente l’anno scolastico. Oggi il tutto fa parte di un passato che non ci appartiene in quanto esistono i debiti formativi (evito di fare commenti su questo). Tornando a noi, la riparazione a settembre presupponeva la promozione all’anno seguente, se e soltanto se, eri disposto a bruciarti in toto tutta l’estate per rivedere e riassimilare tutto il programma scolastico, solitamente assistito da un tutor privato che ti preparava agli esami di riparazione con compiti, prove simulate ed esami ad hoc. Bisogna averlo vissuto per capire che cosa significa: dedicare tutta l’estate ad un full immersion allo studio con il rischio che se ci fosse stata una lacuna non marginata ti saresti trovato bocciato agli esami riparatori di settembre. Cornuto e mazziato si direbbe in Sicilia.
Si festeggiava in tal senso solo in seguito a quella data dopo aver ottenuto un risultato positivo, quindi la tanto sospirata promozione, con una breve gita fuori porta o un weekend di autentico sballo in qualche località turistica modaiola, visto che nel giro di pochi giorni si sarebbe purtroppo ritornati a scuola per l’inizio dell’anno scolastico. I mercati finanziari invece sembra che abbiano festeggiato con frastuono e ordinaria follia il fatto di essere stati rimandati al 7 Maggio, come se avessero la certezza che la promozione è una formalità, un fatto scontato che deve essere conseguito. Possiamo dire che per analogia con la riparazione a settembre nella maggior parte dei casi si veniva promossi, tuttavia ricordo anche di taluni casi nel mio istituto scolastico che purtroppo non conseguirono la promozione. Facciamo una domanda, perchè nulla come vedremo è scontato in termine di possibile esito del ballottaggio: se un voto alla pari (24 contro 23) tra Macron e Le Pen ha prodotto un rally sugli indici europei di quattro punti il lunedi successivo al conteggio dei voti al primo turno, che cosa dovrebbe accadere se Lunedi 8 Maggio verrà proclamata Le Pen come nuovo presidente di Francia ? Per analogia dovremmo aspettarci un meno quindici o addirittura i mercati che non fanno prezzo in apertura o peggio sospesi per eccesso di ribasso a tempo indeterminato. Chiaro che stiamo paventando situazione estreme, tuttavia guardandomi alle spalle, ricordo in passato eventi e fenomeni di questa portata. La preoccupazione principale infatti che si dovrebbe avere non è tanto Le Pen all’Eliseo quanto l’euforia ed esuberanza irrazionale che contraddistingue il clima sui mercati finanziari.
Solitamente questo è il tipico presagio di nubi portatrici di tempesta all’orizzonte. Andiamo per gradi. Stando alle proiezioni di voto, che sono molto più complesse per il ballottaggio, Macron ha il 60% di possibilità di vincere. Attenzione che non è molto, dicevano lo stesso per il fronte Remain in UK e per la Clinton su Trump. I commenti andati in onda dai vari opinion leaders su BBC e Bloomberg la sera dello spoglio sul primo turno erano all’unisono: in quindici giorni può accadere di tutto, l’elettorato in Francia ormai si è smarcato dal suo passato, gollismo e socialismo sono ormai ideologie che nulla hanno in comune con le istanze e preoccupazioni dell’elettore francese medio. Macron viene considerato il nuovo che avanza, il rappresentante fuori dal coro della nuova classe classe dirigente politica che deve porre rimedio alle follie socialiste di Hollande. In vero Macron non ha proprio niente di nuovo, rappresenta infatti più una nuova espressione mediatica dell’establishment attuale. Proprio questo aspetto rappresenta l’interrogativo sul secondo turno delle presidenziali ossia chi appoggerà chi. Fillon e Hamon hanno già fatto endorsement chiedendo al proprio elettorato di votare per Macron, cosa che invece non ha ancora fatto Melenchon, il candidato della sinistra radicale, con il suo quasi venti per cento di consenso. L’establishment confida proprio su questo ossia che si venga a creare a favore di Macron un unico fronte compatto anti-populista coeso a stoppare l’avanzata dell’euroscetticismo. Ciò rappresenta una possibilità, ma non una certezza, nel senso che al ballottaggio chi ha votato Fillon e Hamon dovrà andare effettivamente a votare, basta infatti anche solo una significativa astensione di questa parte di elettorato per consentire il sorpasso di Le Pen su Macron.
La Francia ha dimostrato di essere un paese spaccato in due senza più punti di riferimento tradizionali, il ballottaggio difatti sarà un referendum sull’Unione Europea e sulla moneta unica. Il 40% dei francesi è ormai ostile a questa Europa e all’euro cosi come oggi lo conosciamo. Su questo pensiero deve essere inquadrato lo spirito di rivalsa che ha oggi una parte dei socialisti e quasi tutta la sinistra radicale nei confronti proprio del candidato pro-establishment, Emmanuele Macron. Ricordiamo infatti che è proprio da quella parte politica che proviene il suo retaggio culturale e la sua iniziale spinta mediatica. Sempre rimanendo in tema di ordinaria follia non possiamo dimenticare il comportamento dell’indice azionario italiano che nella giornata di Lunedi 24 Aprile ha messo a segno la miglior performance di tutti i listini europei grazie al traino del settore bancario. Il voto francese, che a noi italiani poco impatta sulla scena di tutti i giorni, sembra aver oscurato il nuovo downgrade del debito pubblico italiano emesso nelle 48 ore prima da parte di Fitch Ratings. Sostanzialmente per chi non è addetto ai lavori, il titolo di stato italiano oggi è ancora marchiato come investment grade ma è posizionato sul penultimo gradino (BBB) di questa scala valori (meglio che corriate ad informarvi sui rischi che questo comporta). La revisione della qualità del debito italiano è correlata ad uno scenario politico incerto, debole ed instabile oltre che alla incapacità del paese di ridurre l’elevato livello di debito accumulato, senza dimenticare lo stato di salute di tutta l’industria bancaria ancora in quarantena finanziaria e pesantemente esposta a shock esterni. A questo punto rimandiamo il tutto alla prima settimana di Maggio.