Ormai siamo in piena terza guerra mondiale
di Emmanuel Todd - 05/10/2024
Fonte: Il Fatto Quotidiano
“Se l’Occidente fornirà missili a lungo raggio rischieremo milioni di morti”
“Se l’Occidente alzerà la posta in gioco consegnando all’Ucraina missili a lungo raggio da lanciare in territorio russo, allora gli storici più classici avranno la soddisfazione, potendo registrare ancora più morti delle due precedenti guerre mondiali, di poter assegnare una data all’inizio della terza”. Emmanuel Todd – storico e antropologo francese, che nel 1976 con Il crollo finale preconizzò la morte dell’Unione sovietica – è in Italia per presentare il suo ultimo libro: La sconfitta dell’Occidente (Fazi editore). Per Todd la terza guerra mondiale, in realtà, è già cominciata: “Il fronte principale è quello economico. Poi c’è la guerra con le armi, dove in Ucraina e in altri scenari si affrontano le forze industriali americana e russa”.
Il fronte economico?
Le sanzioni alla Russia, ad esempio. Battaglia persa dall’Occidente, perché le sanzioni hanno distrutto le economie europee mentre hanno fatto riconvertire quella russa.
E ci sono gli schieramenti…
La parte non occidentale del mondo ha scelto la Russia. E ha cominciato a commerciare con Mosca in maniera più importante. L’Arabia Saudita e il mercato del petrolio vanno in quella direzione, non verso la nostra.
L’Europa unita ha rinunciato al ruolo di protagonista dei negoziati per la pace? L’Europa è finita?
In realtà questo genere di Europa non è mai cominciata. L’euro, la moneta unica, è stato l’inizio della fine della democrazia perché spinge nella direzione delle oligarchie. Le persone votano, ma il loro responso viene annullato se non conforme ai desiderata delle oligarchie. Le ultime Legislative in Francia ne sono un esempio e una conseguenza del fatto che Parigi non può decidere la politica monetaria e commerciale. Non siamo un paese sovrano, ma solo un’enorme municipalità in un costrutto europeo. Stavo pensando a Macron a capo della Russia di Stalin: avrebbe di certo perso la Seconda guerra mondiale.
Dall’altra parte del fronte c’è la Russia, che non è certo una democrazia. Nel suo libro, però, un capitolo è intitolato “Putin non è Stalin”.
Nella Russia di Stalin tutti avevano paura. L’economia era centralizzata. I russi non avevano diritto di circolazione e poi dilagò l’antisemitismo. Nella Russia di oggi se non si attaccano direttamente il governo e le sue politiche, tra cui la guerra in Ucraina, si può dire quel che si vuole. E c’è un’economia di mercato. Non c’è antisemitismo e la libertà di circolazione è assicurata. Ma c’è la violenza contro chi si oppone ed è certamente un regime definibile oligarchia autoritaria. Gli Stati Uniti sono una oligarchia liberale, la Cina un totalitarismo. La Germania e il Giappone delle democrazie verticali. La Francia una oligarchia Stato-finanziaria. L’Italia non sono capace di definirla, ma è più democratica della Francia. Poi c’è l’Ucraina che è difficile da classificare se non come una macchina da guerra un po’ strana.
Lei sostiene che nel 2014 è finita la democrazia ucraina…
La rivoluzione di Maidan, per i russi un colpo di Stato, ha cancellato la pluralità etno-linguistica dell’Ucraina. I russofoni sono stati definiti una minoranza da eliminare a livello culturale. L’Ucraina è divenuta una oligarchia etnica, col sistema dei partiti che ha smesso di funzionare. E il potere effettivo, finanziato dall’esterno, sfugge al popolo ucraino.
E, anche qui, l’Europa non è riuscita a giocare un ruolo autonomo rispetto a Washington?
No, perché l’Europa ha cambiato la sua natura con l’ingrandimento a Est e alla Scandinavia. In campo militare e strategico è del tutto assoggettata a quanto si decide negli Stati Uniti. E la moneta unica, l’euro, ha paralizzato la Vecchia Europa trasformandola in una Nuova Europa totalmente sotto il controllo americano. Abbiamo pretese di assegnare patenti democratiche, ma la Lettonia, membro dell’Ue dal 2004, è un caso-scuola, ad esempio: paese minuscolo senza storia democratica, con i più accesi bolscevichi tra i paesi dello zar, molto apprezzati da Lenin. Ma oggi danno lezioni di democrazia.
di Giampiero Calapà