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Pacifinti e paciveri

di Marco Travaglio - 15/02/2025

Pacifinti e paciveri

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Non esiste discarica o inceneritore tanto capiente per smaltire tre anni di pattume atlantista sull’Ucraina. L’aggressore e l’aggredito, la democrazia e la dittatura, l’Impero del Bene e quello del Male, il conflitto non provocato, le armi fino alla vittoria sulla Russia, Mosca in default per le sanzioni, la pace o i condizionatori accesi, Putin morente e isolato dal mondo e prossimo al golpe, il nuovo Hitler che vuole invaderci tutti, i nuovi Chamberlain che vogliono la resa, gli eroi dell’Azov con le svastiche, le liste dei putiniani fino al Papa e a Dostoevskij, i pacifinti, non si tratta con il nemico, i negoziati solo quando vuole Kiev e i russi si ritirano, l’Armata Rotta che combatte con le pale del 1869, la controffensiva di primavera che riprende il Donbass e pure la Crimea, i confini del 1991, l’Ucraina nella Nato, il Piano Draghi per l’economia di guerra, gli attacchi a Orbán e Scholz che osano parlare con Putin, i missili in Russia, le truppe di Macron, il geniale blitz a Kursk, il piano della vittoria di Zelensky in 10 punti, la pace giusta: tutto nel cesso. Sono bastate tre settimane scarse di Trump alla Casa Bianca per cancellare con un paio di telefonate e di grugniti una delle più vergognose pagine di viltà, servilismo e disinformatia della storia moderna. E per dire la verità che tutti conoscono fin dal primo giorno, ma pochissimi osavano dire: la guerra non sarebbe mai dovuta cominciare, se l’Ucraina avesse rispettato gli accordi di Minsk; sarebbe potuta finire dopo un mese con l’intesa di Istanbul, se Johnson&Nato non l’avessero sabotata; e soprattutto era persa in partenza, visto che la Nato non inviava truppe, ma armi per combattere per procura.
Ora il fronte atlantoide sommerso dal suo stesso ridicolo si divide: c’è chi piagnucola perché Trump e Putin si sono scordati di invitare l’Ue, come se quell’accozzaglia di 27 buoni a nulla divisi su tutto potesse dare un qualsiasi contributo dopo tre anni trascorsi a predicare guerra e riarmo e a boicottare la via diplomatica senza un piano B; e c’è chi implora l’Ue di accodarsi a Trump con la stessa disinvoltura con cui prima riveriva Rimbambiden sulla linea opposta. Tipo Sambuca Molinari alias Nando Mericoni che, anziché scusarsi per i tre anni di propaganda sul Bene e il Male, raccomanda su Repubblica all’Ue di “lavorare con Trump”, “consolidare il legame atlantico” e “tenere compatta la Nato” (di cui Trump s’infischia almeno quanto dell’Ue): cioè di dire e fare il contrario di ciò che dice e fa dal 2022. In fondo la pace separata Trump-Putin è solo “un cambio di dinamica”: che sarà mai. C’è chi l’America First, se non nel passaporto, ce l’ha nel sangue e nel cuore. L’importante è lustrare scarpe americane sempre e comunque, a prescindere dal titolare dei piedi.