Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Partiti politici e guerra

Partiti politici e guerra

di Antonio Catalano - 14/03/2022

Partiti politici e guerra

Fonte: Antonio Catalano

Parliamo dei risvolti politici nostrani della crisi ucraina. Da una parte abbiamo il partito della guerra – con il Pd in prima fila – che sabato scorso si è radunato a Firenze per chiedere l’applicazione della “No fly zone” sui cieli ucraini, cosa che la stessa Nato per il momento non prende in considerazione, consapevole che questa scatenerebbe nell’immediato una guerra generalizzata; dall’altra un centro destra che presenta al suo interno alcuni mal di pancia (tre della Lega che votano contro le sanzioni), ma che nell’insieme rinnega quel sovranismo di cui tanto si è fregiato. Una posizione coerentemente sovranista avrebbe dovuto infatti implicare una condotta del tutto diversa: quanto meno tenere l’Italia fuori dalla contesa, considerando in particolare la sua strutturale debolezza sul piano delle risorse energetiche. La super sovranista Meloni, per esempio, è subito corsa a Washington per dimostrare la propria appartenenza di campo, poi il capogruppo di FdI al parlamento europeo, Raffaele Fitto, vota a favore della commissione Inge sulle “interferenze europee” da parte russa... “dispiacendosi” che «le sinistre abbiano voluto utilizzare questa relazione per colpire avversari politici (come nel caso della Lega)». Forza Italia, anche in questo caso, mostra di avere maggiore attrazione per il campo progressista, associandosi con entusiasmo sin da subito alla richiesta di sanzioni. La Lega sembra frastornata, la sua ex dichiarata amicizia per Putin le crea problemi (vedi caso sindaco polacco contro Salvini), e lo stesso Salvini mostra di muoversi senza un’idea politica che abbia una prospettiva, aggrappandosi a inviti generici al “dialogo” e abbandonandosi a un retorico umanitarismo. Sui 5stelle stendiamo un velo pietoso, bastino le incredibili, e idiote,  affermazioni del ministro degli esteri Di Maio su Putin. In ogni caso, sulla crisi domina la propaganda atlantica, per cui il solo accennare all’avanzare della Nato verso est e le sue grandi esercitazioni militari a ridosso dei confini russi (come per esempio hanno fatto il professore Orsini, comunque atlantista, e il giornalista corrispondente del tg2 Marc Innaro) implica “intelligenza col nemico”, quindi l’allontanamento.
Il Pd è quindi la punta di diamante dello schieramento interventista, la sua avversione contro la Russia di Putin è tutt’uno con lo scatenamento dell’odio contro il popolo russo. I suoi fracassamenti contro l’odio dimostrano ora quel che già sapevamo: un modo ipocrita di sostenere la simpatia verso i dominanti. Infatti nessuno scandalo ha suscitato in questi suprematisti moralisti guerrafondai la decisione di permettere agli utenti del gruppo Meta (FB e Inst) di incitare all’uccisione dei russi e dei loro capi. Hanno sollecitato l’invio di armi, ben sapendo in quali mani poi andassero. Come se poi quelle armi potessero cambiare la sorte del conflitto. Giustamente Toni Capuozzo sostiene che con quelle armi ci siamo solo bruciati la possibilità di svolgere un ruolo di mediazione.
Oggi non ci sono le premesse per un movimento che sia davvero contro la guerra, manca la necessaria forza politica in grado di orientare settori consistenti, anche se non maggioritari, in questa direzione. Ma siccome abitiamo questa porzione di mondo, e non un’altra, questo movimento per esprimere qualcosa che non sia l’inutile e succube richiesta di pace dovrebbe connotarsi per il rifiuto della logica di guerra propria della Nato. Chi non sa, è pregato di informarsi. Quanti popoli sono stati piagati, e ancora piangono, i suoi interventi “umanitari”?