Pensieri oziosi di un ozioso
di Roberto Pecchioli - 06/10/2024
Fonte: EreticaMente
Con l’età, si finisce per vivere di ricordi o di pensieri. Pensieri oziosi di un ozioso, benché siano segnali di vita, prove di non aver abbandonato la partita. Per una volta, allora, lo scrivano butta giù un pezzo senza capo né coda, privo di centro e di tesi. Pensieri di un testimone sbigottito della società in decomposizione. Parole in libertà, un guazzabuglio, il bric-à-brac verbale di chi vive un tempo non suo.
Le statistiche certificano con l’asciutta grammatica della statistica che in Francia gli aborti hanno raggiunto un quarto delle nascite. Potenza dell’inserimento dell’aborto tra i diritti costituzionali. Ciò che sta nella legge, pensa la maggioranza, deve essere cosa buona e giusta. In Spagna aumentano le interruzioni di gravidanza delle minorenni: legale, legalissimo. A Madrid gli animali domestici sono quasi dieci volte più numerosi dei bambini sotto i quattro anni. Altro che ozio, coma di massa mascherato da bontà. Abbiamo il cuore d’oro con i cagnolini mentre eliminiamo cellule sgradite dal corpo femminile, anziani, malati e persone infelici con l’eutanasia. Dissero, del bambino inglese malato Alfie, che morire era il suo “migliore interesse”. Non quello del sistema sanitario, assicurativo e previdenziale. Ozioso sì, ma miscredente delle menzogne ufficiali. Di là dell’oceano, l’internazionale antinatalista più potente, Planned Parenthood, sbarca alla convenzione democratica con un pullman attrezzato per aborti e sterilizzazione. Intanto finanzia Tinder, la piattaforma di incontri a sfondo sessuale. Tempo di diritti all’altezza delle mutande.
Troppo vecchio per capire. Meglio cambiare strada, ma subito l’ozioso si imbatte nel laboratorio dedicato ai bambini trans – che non esistono – dell’università di Roma Tre. Alla larga da questa follia. Meglio rifugiarsi nello sport. Peggio che mai. Non bastano le sconfitte della squadra del cuore, la Sampdoria, per battere in ritirata anche dall’amato pallone. Nella giornata del derby con i rivali del Genoa, scontri e violenze in città. Protagonisti cinquecento mascalzoni, alcuni accorsi persino da Marsiglia. Risultato? Pochissimi arresti, decine di agenti feriti e ridicola risposta delle istituzioni, una parola divenuta insopportabile. La pena non colpisce chi ha commesso reati, ma quarantasettemila (in lettere per mostrare l’enormità dell’errore, anzi del ridicolo) abbonati delle due squadre, migliaia di altri appassionati, decine di attività commerciali. La pensata è fantastica: chiudere lo stadio anziché punire facinorosi ben conosciuti. Viva l’Italia. Per curare la malattia, uccidono i sani.
Cambio di orizzonte: la lettura dei quotidiani. Abbondano notizie prive di interesse, campo largo in restringimento nel centrosinistra, ministri in lacrime per storielle di sottane, soldi che mancano ma non per finanziare la guerra, premi atlantici conferiti alla signora Primo Ministro che prima di andare al governo pensava tutt’altro. Intanto non va ancora in carcere la madre che ha seppellito i figli neonati. Arrenditi, sei circondato, sembra dire il mondo all’ ozioso che non si raccapezza più. Corrono pensieri senza un filo: è i cosiddetti progressisti odiano le persone normali e i sedicenti conservatori hanno a cuore solo il portafogli. Bene, l’ho detto, e ora? Tocca fare come Zarathustra, salire su un alto monte dove l’aria è più pura. Ma fa freddo e la bolletta del gas aumenta. Merito della guerra e del vento antirusso. Autolesionismo imposto, gli arcani del potere incomprensibili ai semplici.
Indignano gli spietati massacri della sentinella d’Occidente, Israele, la deriva terroristica del suo governo, ma meglio tacere. Criticarlo è antisemitismo, benché semiti siano anche i suoi nemici e poco semita sia proprio la popolazione di quello Stato, dopo due millenni di meticciato. Basta, silenzio. Ma non resisto e, incontrando altri oziosi, pongo una domanda da un miliardo di dollari: sapete che l’UE ha dichiarato guerra alla Russia? Sguardi compassionevoli. Quasi nessuno lo sa, poiché l’apparato di comunicazione – i fattorini pasciuti del progressivo, avanzato Occidente – ha nascosto la notizia: il parlamento di Bruxelles ha votato l’eliminazione delle restrizioni all’uso delle armi contro il territorio russo da parte dell’Ucraina. Armi fornite da noi. Silenzio assordante: il parlamento dichiara di fatto una guerra, ma non succede nulla. Si accende la lampadina: l’europarlamento non conta nulla, è una specie di burla. Dolcetto o scherzetto, come ad Halloween. A proposito, manca un mese al sabba coloniale delle zucche e dei teschi, ma nei centri commerciali vendono già l’armamentario per l’homo festivus. Chi ha tempo non aspetti tempo: saggezza del mercato misura di tutte le cose, calendario anticipato delle magnifiche sorti e progressive.
Non sarà che l’ozioso è brontolone e conservatore, o addirittura reazionario? Probabile, anche se sta perdendo la forza di reagire. Chi è un reazionario, se non qualcuno che insorge contro ciò che aborre? Quanto ai conservatori, sono vittime di miraggi, colpiti da un doppio abbandono, quello del capitalismo diventato progressista e delle minoranze egregie. Poveri conservatori, orfani di un sistema di cui non comprendono l’essenza rivoluzionaria, ma di cui continuano a essere servitori. Malpagati, oltretutto, giacché il capitalismo globalista è per essenza nemico di tutto ciò che è permanente, duraturo. Un conservatore fatto passare per liberale – Tocqueville – lo capì per primo, ma il conte normanno è più citato che letto. Leggere, approfondire, pensare, è ciò da cui fuggono a gambe levate i destri. Sarà per questo che sono sempre a rimorchio delle idee altrui, a cui oppongono il vano sconforto dei ritardatari. La volpe e l’uva, come troppi cattolici, convinti che nascondere Dio li avrebbe fatti accettare nel gran mondo del Progresso. Non è andata così. Fa tenerezza Bergoglio che si ricorda di essere papa e attacca le teorie di genere e chiama sicari gli abortisti. Troppo tardi, la vecchia talpa ha scavato benissimo. Hanno buttato via il bambino e tenuto l’acqua sporca, il contrario del conservatorismo, il cui problema è sempre il medesimo: sapere che cosa conservare. Politicamente corretto, cultura della cancellazione, migrazione sostitutiva, aborto diritto universale, eutanasia (la soluzione all’invecchiamento della popolazione!) gender, omosessualismo, privatizzazione selvaggia. Che cosa ci sarà da conservare ?
Occorre uno scatto d’orgoglio, una reazione, fosse pure l’ultima battaglia, quella della dignità. Ma no, meglio l’ozio e stare alla finestra, cambiata anch’essa: appartiene a Overton e consente di accettare ogni sproposito. L’ozio intellettuale stanca più dell’azione e rende sconfitti prima di combattere. Però è comodo come la religione sostituita dal moralismo tanto al chilo così adatto ai codici culturali postmoderni. Tutto è post e trans nel presente, sbotta l’ozioso. Nulla è ciò che è sempre stato e arriviamo a credere menzogne clamorose che ai nostri padri sarebbero sembrate sparate di ubriachi. Non si dice latte materno, ma latte umano; la madre è genitore gestante. La gravidanza è un’imposizione della società eteropatriarcale, i figli sono un diritto (come l’aborto, nessuno nota l’incoerenza) e il matrimonio è “per tutti” in quanto esteso a coppie delle stesso sesso e a un numero di contraenti superiore a due, nel qual caso non è poligamia ma poliamore. Eh, sì, l’amore vince. A tempo determinato, nell’era liquida, fluida, gassosa.
L’ozioso si sposta all’ uscita dalle scuole e sale sul bus. Il popolo che vede non è più il suo. Genti di ogni razza e colore, accomunati da niente. Offriamo la cittadinanza a tutti. Emma Bonino spiega che è la soluzione alla denatalità. La sa lunga, dopo aver propagandato e praticato personalmente l’aborto per decenni. Ai piromani la direzione dei vigili del fuoco. Il potere si frega la mani, poiché ci convincono che due più due fa cinque o tre. Perfino quattro, ma se conviene a chi comanda. Meglio cambiare direzione, oziare in casa, disconnessi dagli apparati di comunicazione. Proprio accanto al portone, transita una signora con due mascherine sul volto. Poveretta, vive nella paura e va compianta, ma l’ozioso diventa bisbetico e sbotta su quanto sia assurdo il diritto di voto universale. I saggi – o i misantropi, scegliete voi – la pensano come Orazio: odi profanum vulgus, et arceo. Odio il volgo profano e me ne tengo lontano.
Fortunato lui: oggi il veleno di massa, il mondo invertito, ti raggiunge dappertutto, entra dentro di te. Qualcuno, ad alto livello, sta studiando un’innovazione neuro scientifica (il progresso …) per cui si potrà lavorare anche dormendo. La ghigliottina degli oziosi? No, la fine dell’uomo, specie antiquata, imperfetta, da sostituire con la macchina. La postmodernità è la fine della grandi narrazioni. In compenso è il paradiso di quelle piccole, le mille identità rancorose, reciprocamente ostili, in cui ci hanno diviso e rinchiuso. Ogni micro comunità (autentica, virtuale o inventata) ha la sua narrazione fatta di soprusi subiti, violenza, oppressione. Tutte, tranne i maschi bianchi non omosessuali. Anche le donne, se si ostinano a rimanere tali ed essere madri, mogli, figlie.
Decisione dell’ozioso: non me ne importa nulla di non essere moderno, “al modo odierno”. La povera signora due volte mascherata non sa che è schiavo chi, schiacciato dall’istinto di autoconservazione, fugge dalla morte. Scegliendo la pura sopravvivenza, si incatena alla vita animale. In più, perde identità, che produce horror vacui, l’orrore del vuoto, malattia epidemica dell’epoca. Un’assenza il cui protagonista è il Dio scacciato. Il posto di Dio non può mai essere vuoto, spiegava Eric Voegelin, che svelò la natura gnostica della postmodernità, sfociata nella cultura della cancellazione americana, una sindrome post protestante e post puritana. L’ozioso si diletta di riflessioni che non portano a nulla per l’indifferenza generale e la corsa all’attimo della cultura e della politica, anch’esse postere di se stesse. L’ impresa centrale della postmodernità è la sostituzione di tutto: della letteratura con il giornalismo, del giornalismo con l’invenzione dei fatti, dell’arte con la cultura, della cultura con l’informazione, del reale con il falso, della bontà con il buonismo.
Ad esempio sulle migrazioni, le quali, quando sono fenomeno di massa, cessano di essere territorio della carità per diventare fatti storici epocali. Perciò meraviglia la posizione della chiesa cattolica, che nega lo sradicamento di chi arriva e di chi accoglie, l’acculturazione forzata – in realtà deculturazione- la rottura del legame comunitario. Lo stesso orizzonte del globalismo, la riduzione a homo oeconomicus, l’inevitabile, drammatica perdita di ogni orizzonte trascendente. Incomprensibile. L’ozioso borbotta, sospira, sbadiglia. Non lo consola neppure la democrazia, che, ha imparato, è ormai la scelta tra gruppi destinati ad eseguire gli ordini dei padroni del mondo. Se scegliamo in modo non conforme agli interessi oligarchici, ci pensano i Superiori a mettere le cose a posto, vietando il cambiamento in nome della stabilità- ossia il divieto di scegliere- e addirittura della democrazia, di cui detengono il copyright. L’ozioso allarga le braccia e vorrebbe barricarsi. Ma non può tacere o lasciare il campo. Non vinceranno con il suo consenso. O è solo un’oziosa illusione?