Perché la spinta alla crescita è così potente da aver invaso tutto il pianeta?
di Gloria Germani - 31/05/2021
Fonte: Toscana ambiente
Dietro questo dogma non c’è solo la scienza economica ma un intero sistema di conoscenze che si ritiene l’unico vero e il più evoluto.
Perché la spinta alla crescita economica, al PIL, è così forte da aver invaso tutto il pianeta? La proposta provocatoria che avanzo è che la crescita è cosi potente perché si basa non solo sulla “scienza economica” ma su un intero sistema di conoscenza che si ritiene il solo vero, il più evoluto, un sistema che dà forma all’educazione – dalla scuola all’università – ai media e non soltanto all’industria.
Per uscire dai collassi attuali (collasso climatico e relative) dobbiamo approcciare quella che è la base della Modernità e il motivo del suo espandersi in tutto il globo: la scienza occidentale. Latouche chiama infatti questo processo “l’occidentalizzazione del Mondo”.
Non è un caso che i miei maestri – Latouche- Terzani – Helena Norberg Hodge –abbiano vissuto e abbiano sviluppato la loro visione fuori dall’Europa: in Laos, in Asia, in Ladack. Attraverso il confronto vivo tra società tradizionali e modernità occidentale è possibile cogliere la rottura che si è prodotta con l’avvento della scienza di Galileo, Cartesio, Newton, Locke, Hobbes e tutti i padri della modernità.
Quello che si è prodotto negli ultimi 200/300 anni non è un’evoluzione (come viene descritta) ma piuttosto un ribaltamento o una rottura. Ciò è molto più evidente se si vive fuori dall’Europa e dall’America, dove interi universi di senso e di diversi valori sono, o erano fino a pochi anni fa, ancora vivissimi e trainanti. In Europa e in America il ribaltamento è stato molto lungo e complesso, tanto da risultare ormai invisibile.
Cercherò quindi di fare luce su 4 grandi miti su cui poggia la modernità: 1. Il mito del tempo lineare/della storia/e del Progresso; 2. Il mito della materia (un oggetto separato dal soggetto che lo studia) che è il supposto fondamento del pensiero scientifico (oggettività scientifica) e i suoi derivati: specializzazione e tecnologia; 3. Il mito stesso della scienza (Cartesiano-newtoniana) che domina dall’Ottocento; 4. Il mito dell’Io e dell’Ego, esaltato dal pensiero occidentale (Cartesio) e fabbricato attraverso il sistema moderno della pubblicità.
Ma la prima idea su cui tutto poggia è sicuramente quella del tempo lineare. Per quanto a noi l’idea del tempo lineare che punta verso il progresso sembri autoevidente, la maggior parte della civiltà ha creduto invece in un tempo circolare o a spirale sull’immagine dei cicli naturali. Il tempo lineare ha la sua radice in ambito giudaico e viene rafforzata dal Nuovo Testamento con l’idea dell’unigenito figlio di Dio venuto sulla terra 2000 anni fa e destinato a tornare alla fine dei tempi.
Ma sarà Isaac Newton a parlare per primo del tempo che scorre linearmente, di per sé e indipendentemente dagli oggetti contenuti (idea completamente confutata dalla Fisica odierna). L’idea di Storia troverà la sua massima consacrazione in Hegel – pensatore epocale al pari di Aristotele o Confucio. Per lui “Ciò che è reale è razionale e ciò che avviene nel mondo doveva necessariamente accadere”.
Con Hegel e poi in Marx prende definitivo slancio l’idea di Storia e di Progresso. Peccato che proprio a Hegel risalga la completa esclusione del pensiero indiano e cinese da ogni serio dibattito filosofico. Questi sono considerati pensieri primitivi superati dalla storia nonostante che la fisica quantistica confermi invece le loro visioni piuttosto che quelle hegeliane.
Questo ambito di pensiero viene rafforzato dalle idee di Darwin sull’evoluzione e la “preservazione delle razze favorite nella lotta per la vita”, tanto che il biologo inglese giunge ad affermare (1871) che “le razze civilizzate dell’uomo quasi sicuramente stermineranno e rimpiazzeranno le razze selvagge in ogni parte del mondo”.
Oggi sappiamo che la lunghissima evoluzione è avvenuta invece per l’interconnessione tra organismi e l’instaurarsi di sistemi armonici, ma la teoria darwiniana ha fornito la giustificazione teorica per azioni disumane e l’uso della forza nell’epopea coloniale contro popolazioni essenzialmente ecologiche, come testimoniano gli studi di Lindqvist, Forbes, Chomsky e Hickel. Numerosissime testimonianze riportano milioni di atti efferati compiuti in terre lontane – messe in atto in quanto missioni civilizzatrici e nel nome della superiore civiltà del Dio cristiano.