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Polveriera balcanica

di Massimo Fini - 13/03/2025

Polveriera balcanica

Fonte: Massimo Fini

Mentre tutti gli occhi sono puntati sulla guerra russo-ucraina che peraltro va a finire perché Trump non solo non manda più armi e denari a Kiev ma nemmeno informazioni strategiche e a difendere l’Ucraina è rimasta ormai solo una Ue disunita e disarmata (ad eccezione della Gran Bretagna che però della Ue non fa parte) sta per riesplodere la polveriera dei Balcani che rischia di coinvolgere Stati europei che sono ben più vicini a noi che l’Ucraina. Ero stato facile profeta quando scrissi per il Fatto un pezzo intitolato: “Guai a provocare l’orgoglio serbo”.
La storia è lunga. A cavallo degli anni Novanta del secolo scorso saltò l’Urss e con essa saltò, disgregandosi, anche la Jugoslavia che il Maresciallo Tito era riuscito miracolosamente a tenere in piedi, mescolando popolazioni che si erano sempre detestate, i croati, i serbi, gli sloveni. A dieci anni dalla morte di Tito la Croazia dichiarò l’indipendenza dalla Jugoslavia col consenso dell’Onu e l’appoggio del Vaticano (Papa Wojtyla) perché i croati sono cattolici, mentre i serbi sono ortodossi tendenzialmente socialisti gli altri, oserei dire, sono tendenzialmente fascisti. Il distacco della Croazia dalla Jugoslavia avvenne senza spargimenti di sangue. E così avvenne per la Slovenia a parte alcuni brevi scontri con l’esercito regolare di quel che rimaneva della Jugoslavia. In questi frangenti gli americani presero due decisioni. La prima fu quella di appoggiare le richieste indipendentiste del Kosovo dove era in atto una guerra civile fra l’esercito regolare jugoslavo appoggiato da forze paramilitari come le famigerate “Tigri di Arkan” e gli indipendentisti kosovari, albanesi, che facevano anche del terrorismo, come avviene sempre in una lotta partigiana, anche i nostri di partigiani usarono il terrorismo, ed è quindi paradossale che l’attuale Presidente del Senato La Russa (a che punto siamo arrivati) fascista da sempre e per sempre, abbia affermato che l’attentato di Via Rasella era contro “una banda musicale di semi pensionati”.
Comunque, per ritornare al Kosovo, furono gli americani a decidere che gli indipendentisti kosovari avevano ragione e la Serbia torto. Uno schiaffo in piena regola ai serbi che considerano il Kosovo “la culla della patria serba”. Bombardarono quindi Belgrado, una grande, colta e civile Capitale europea, per 78 giorni facendo circa cinquemila morti anche fra gli stessi albanesi che volevano proteggere. Un’azione oltreché illegittima, perché l’Onu era contraria, controproducente perché rafforzava la componente islamica nei Balcani. Dissi queste cose nel 2002 alla trasmissione di Floris, presente D’Alema, che era Presidente del consiglio all’epoca dell’aggressione alla Serbia. E così non misi mai più piede in alcuna Rete generalista. Devo accontentarmi di ByoBlu.
Ma la seconda decisione americana fu molto più grave. Fu creato uno Stato inesistente e mai esistito, la Bosnia, dividendola in tre settori, uno islamico che ha attualmente il presidente di questo Stato fantasma, uno croato e uno serbo, la Srpska. Una divisione che non è mai andata giù ai serbi. Perché le guerre balcaniche che si erano innescate dopo la caduta della Jugoslavia le avevano vinte. Per due ragioni. Perché avevano l’appoggio della madrepatria serba, ma anche i croati avevano l’appoggio della Croazia, perché sul terreno, a detta di chi si intende di queste cose, sono i migliori combattenti del mondo. A restare scoperti erano proprio gli islamici che ricevevano saltuari aiuti dall’Iran. E mi pare particolarmente assurdo che oggi si favorisca questa componente islamica legata all’Iran che per il cosiddetto Occidente è il nemico “numero uno”. Dall’avvento di Khomeini abbiamo talmente tartassato l’Iran con sanzioni economiche che nulla hanno a che vedere con la condizione della donna in quel Paese che adesso gli Ayatollah, che avevano accettato le ispezioni dell’Aiea (Agenzia internazionale per l’energia atomica) ispezioni che avevano accertato che l’arricchimento dell’uranio nel nucleare iraniano non superava il cinque per cento, era cioè usato per fini medici e civili (per fare la Bomba l’arricchimento deve arrivare al 90 per cento) che adesso l’Iran sta cercando di farsela davvero.
Ma torniamo alla Bosnia. Milorad Dodik, che è attualmente presidente della Repubblica Srpska, ha dichiarato che d’ora in poi i serbi di Bosnia non accetteranno più alcuna decisione presa dallo Stato bosniaco. Insomma disconosce che esista una Bosnia come Stato. Un avvertimento che le cose in Bosnia e in Serbia stavano cambiando c’era stato quando il presidente Vučić che per anni aveva chiesto all’Ue di entrarvi, aveva cambiato completamente direzione dichiarando, sotto la pressione della popolazione serba che aveva portato a scontri cruenti col Governo, “fino a quando sarò Presidente la Serbia non riconoscerà l’indipendenza del Kosovo”.
Come andrà a finire questa volta? La Serbia per motivi culturali ed etnici (la scrittura in cirillico, il vocabolario serbo non è lontano da quello russo, la musica anche) è sempre stata legata e protetta dalla Russia. Ma oggi la Russia è molto più forte di quando a cavallo degli anni Novanta collassò il regime sovietico. Putin tratta alla pari con Trump col quale ha molti interessi comuni, politici, economici, energetici. In quanto agli europei dovrebbero fare molta attenzione e tenere conto dei cambiamenti geopolitici in atto. Il pericolo non viene più dalla Russia, ma dai Balcani. Ed è probabile che la Serbia tartassata in tutti i modi da un quarto di secolo dall’aggressione americana a Belgrado torni ad avere un ruolo se non determinante incisivo nella storia del Vecchio Continente. “Il Kosovo è serbo e rimarrà sempre serbo” Novak Djokovic.