Pornografia di Stato
di Riccardo Paccosi - 08/12/2023
Fonte: Riccardo Paccosi
E' da pochi anni - direi non più di una ventina - che la Prima della Scala è diventata ostentazione pornografica di potere più di quanto non sia mai stata.
Pura Pornografia di Stato, con tanto di cafona glorificazione sul Palco Reale.
Lo vedemmo già nel 2012 con Monti e Napolitano che, insieme, utilizzarono proprio quel palco per dare legittimazione propagandistica alla devastazione del sistema pensionistico, alla cancellazione dei diritti del lavoro e alla dissoluzione del sistema sanitario nazionale.
Oggi, invece, il medesimo spettacolo autoglorificante lo vediamo grazie a colei che riassume, forse più di ogni altra figura politica italiana, ciò che è la falsa coscienza del progressismo, ovvero Liliana Segre. Parliamo della senatrice che, sopravissuta all'Olocausto, ha definito quei miliziani ucraini che rivendicano continuità coi massacratori di ebrei degli anni '40 come i nuovi partigiani.
Eccola dunque, la senatrice Segre, sul Palco Reale in compagnia di Ignazio La Russa e di Matteo Salvini. Ovvero in compagnia di coloro che la retorica progressista, solo alcuni anni fa, tacciava di essere un "pericolo fascista".
Quei tempi, ebbene, sono passati. I neoliberisti di centrosinistra e di centrodestra, oggi, possono celebrarsi assieme, accomunati dal comune afflato di obbedienza al potere economico sovranazionale e alla NATO; tutti uniti, soprattutto, nel perseguire quel progetto di definitiva distruzione del sistema produttivo e del ceto medio che è incanalato negli indirizzi provenienti dal putrido aborto istituzionale chiamato Unione Europea.
Ieri sera, durante la porno-liturgia, un giornalista in platea, preso dall'entusiasmo per la ritualità che si stava materializzando intorno a lui, ha anche gridato "viva l'Italia antifascista".
Partigiani con le svastiche, affamatori di lavoratori che assumono titolarità della categoria di antifascismo: la Pornografia di Stato non conosce limiti di contraddizione né di menzogna.
A tutto questo, non si può che contapporre un rifiuto assoluto. Un rifiuto senza mediazioni, nell'attesa del momento storico favorevole in cui politicamente colpire e, quindi, spazzare via dalla storia questa oscenità.