Presidenziali americane: élite divise o cambio di strategia “mollando” la Clinton
di Eugenio Orso - 02/11/2016
Fonte: Pauperclass
Partiamo da un post dal titolo Crisi e guerra, la grande paura. E l’Fbi azzoppa la Clinton pubblicato da Controinformazione e Libre Idee, di cui riporto solo alcuni passaggi, ma che consiglio di leggere integralmente:
<<Non è strano che, a una settimana dal voto, l’Fbi riapra le indagini sullo staff di Hillary Clinton, terremotando inevitabilmente i sondaggi, già in fibrillazione? Non è strano che il direttore della prestigiosa polizia federale osi un gesto simile, alla vigilia dell’election day, come se non ne temesse le conseguenze? Forse non è poi così sorprendente, se si rileggono – oggi, a qualche mese di distanza – alcune ricostruzioni provenienti dall’Italia: Trump non è (solo) la “bomba a mano” incontrollabile descritta dai media mainstream, ma è anche e soprattutto una “scommessa coperta”, un Cavallo di Troia abilmente lanciato nel campo repubblicano alla stessa élite super-massonica “progressista” che, nel campo opposto, aveva appoggiato il socialista Bernie Sanders. [ … ] Il vertice della piramide è diviso? Lo conferma il testa a testa fra Hillary e Trump. E una delle massime eminenze grigie del super-potere massonico, Zbigniew Brezinzki, qualche settimana fa aveva avvertito: ora basta con la guerra fredda, è tempo di sedersi attorno a un tavolo con Putin e coi cinesi, perché questa escalation porta solo al rischio di una catastrofe. Attenzione: Brzezinski è stato uno dei massimi architetti della globalizzazione “imperiale”.>> [Links: http://www.controinformazione.info/crisi-e-guerra-la-grande-paura-e-lfbi-azzoppa-la-clinton/ http://www.libreidee.org/2016/11/crisi-e-guerra-la-grande-paura-e-lfbi-azzoppa-la-clinton/]
Ci può essere del vero in questo post, ma mi sento di condividerlo solo in parte.
In assenza di conflitto verticale fra classi dominate e la classe dominante – come accade oggi nel cosiddetto occidente, in cui le élite finanziarie globali post-borghesi hanno vinto – può rincrudire il conflitto orizzontale, ossia lo scontro fra gruppi di potere all’interno della stessa classe dominante, che sarebbe divisa, grossomodo, in “conservatori” e “progressisti”. Questa è una verità che pare emergere anche dall’articolo pubblicato da Libre e ripreso da Controinformazione.
Tuttavia, nel recentissimo “azzoppamento” del candidato principe delle élite, Killary Killton, per opera della Fbi, si può intravvedere un repentino mutamento di rotta favorito, o addirittura imposto, da una élite dominante abbastanza coesa, o almeno non del tutto divisa in fazioni che si combattono senza quartiere (progressisti e conservatori, nell’articolo).
Nessuno all’infuori delle élite e dei loro più fidi camerieri conosce i sondaggi riservati – non divulgabili come quelli che servono per manipolare il “volgo” – e probabilmente questi, da qualche tempo, segnalano una vittoria di Trump, sempre più schiacciante man mano che ci avvicina alla scadenza elettorale.
L’obbiettivo delle élite, però, indipendentemente da chi vincerà la corsa per la presidenza federale, è sempre quello dell’egemonia del grande capitale finanziario nel mondo a costo di scatenare una guerra con la Russia, per eliminare o sottomettere il più forte antagonista e assumere il totale controllo dell’Europa, pur riducendola in macerie. Allora, si “azzoppa” volontariamente il proprio cavallo nella corsa alla presidenza, che fino a poco tempo fa i media davano per super-favorito (addirittura T.I.N.A. Klinton, senza altre possibilità …) e si accetta la vittoria del “reietto” Trump, che rappresenta non l’uno per cento più ricco della popolazione, come Killary, ma la classe media Usa, una parte significativa degli imprenditori (piccoli e medi), i lavoratori dell’industria, eccetera. E’ chiaro, però, che all’interno del Pentagono, della Cia, della Nato, della stessa amministrazione federale americana, per un certo periodo permarranno i servi delle élite e i fanatici neocon guerrafondai che finora hanno fatto il bello e il brutto tempo, nonché la marcata influenza israeliano-giudeo-sionista.
Trump cercherà un dialogo con Putin per migliorare i rapporti Usa-Federazione Russa, ma non potrà controllare ciò che accade sui campi di battaglia e i teatri di scontro, nel mondo, attivati in buona parte da G.W. Bush figlio il cretino e dal serpente Obama, né potrà ritirare integralmente, di botto, le forze americane da questi. Basterà aumentare le provocazioni nei confronti della Russia per provocare gravi incidenti che portino a una risposta russa, nonostante la prudenza e il sangue freddo finora mostrati da Putin. Abbiamo notato che spesso l’aviazione americana bombarda “per errore” i militari siriani e anche quelli irakeni che combattono sul terreno, armi in pugno, lo stato islamico … Nulla toglie che potrebbero colpire, in futuro, anche truppe russe presenti in Siria, naturalmente sempre “per errore”, oppure affondare, a causa di una “svista”, qualche unità navale del Cremlino.
In una situazione di scontro diretto sul campo, in Siria oppure in Ucraina – nella nostra semplice ipotesi, in Siria, dove i bombardamenti americani hanno già pesantemente colpito “per errore” le truppe siriane nell’assediata Deir Ezzor, consentendo una temporanea avanzata dell’isis – i media americani, sempre agl’ordini delle élite nonostante la vittoria di Trump, lanceranno il seguente messaggio alla popolazione, per prepararla all’inevitabile conflitto:
“Ecco, vedete? Trump è stato eletto presidente come volevate voi – quindi la democrazia americana esiste e funziona, il popolo è sovrano! – e costui sta cercando, come promesso in campagna elettorale, un dialogo con Putin per smorzare le tensioni fra i due paesi, ma è proprio il despota Putin a volere la guerra, perché i suoi missili hanno abbattuto i nostri aerei in Siria, uccidendo i nostri piloti.”
A quel punto, non potrà venir meno un diffuso consenso popolare a una guerra con la Russia dagli esiti imprevedibili, che inevitabilmente scoppierà anche in Europa, dall’Ucraina al Baltico, nonostante la buona volontà contraria di Donald Trump! Il quale, poveretto, sembra sincero quando dice davanti a telecamere e microfoni di voler migliorare i rapporti con la Russia e di voler cercare un’alleanza militare con il Cremlino per farla finita con daesh.
Ritengo improbabile che Trump abbia uomini fidati e competenti, in numero sufficiente per sostituire tempestivamente la numerosa quinta colonna elitista-guerrafondaia-noecon-sionista all’interno dell’amministrazione federale, della Cia, del Pentagono e di altri importanti organismi, assicurando nel breve/brevissimo un effettivo cambiamento nelle politiche internazionali e negli obbiettivi perseguiti. Inoltre, anche se li avesse dovrebbe fare un “repulisti” mai visto in precedenza … peggio di quello dell’ottomano Erdogan in Turchia, dopo l’ambiguo golpe.
Ipotesi suggestiva ma azzardata o addirittura squisitamente “complottista”, la mia?
Chi lo sa … Quello che noto e che forse notate anche voi, è che sembra molto strana l’irruzione Fbi in campagna elettorale, a pochi giorni dal voto, e fortemente sospetta l’apertura improvvisa di una nuova inchiesta sulle mail private della Killton, oggi ex segretario di stato e candidato presidenziale prediletto dagli squali di Wall Street.
Il direttore James Comey è forse un adamantino patriota, al servizio della nazione e del popolo, che si è pentito del “nulla di fatto” della precedente inchiesta ed è disposto a compromettere la sua carriera (o a mettere a rischio la sua stessa vita!) pur di far emergere la verità? Potrebbe non essere esattamente così e, forse, la spiegazione da cercare è un’altra.
La nuova “botta” di mail della Killton Killary è stata trovata – per caso? – nel Pc del marito di una assistente della Killton, accusato di molestie sessuali nei confronti di una minorenne. Un reato sessuale ha aperto per avventura le porte all’emailgate fase 2? E’ credibile che sia andata proprio così, o si tratta, piuttosto, di un pretesto?
Certe domande è bene che ve le poniate anche voi, ma soprattutto dovrebbero porsele gli americani, a meno di una settimana dal voto.
Alla fine di ottobre, un ex dell’amministrazione federale Usa d’altra epoca, Paul Craig Roberts, che oggi ha il dente avvelenato contro le élite finanziarie che controllano gli Stati Uniti, scriveva quanto segue:
<<Secondo queste, Hillary è così avanti che non ha senso che i sostenitori di Trump si prendano la briga di votare. Hillary ha già vinto. Hillary è sicura vincitrice al 93%.
Io devo ancora vedere un cartello per Hillary nei giardini della gente, mentre quelli per Trump sono ovunque. I report che sento dicono che alle apparizioni pubbliche di Hillary non c’è pubblico, mentre a quelle di Trump c’è tanta gente che alcune persone non riescono ad entrare. Una donna dalla Florida mi ha detto questo: “Trump ha guadagnato moltissimi voti mentre faceva campagna elettorale qui in Florida. Vedo solo cartelli ed adesivi per Trump quando mi sposto. L’altra sera ho mangiato in un ristorante messicano. Due donne della mia età erano sedute dietro di me e stavano parlando di come avessero provato ad assistere al comizio di Trump a Tallahassee. Erano uscite presto dal lavoro, arrivando all’appuntamento alle 4 di pomeriggio, benché iniziasse alle 6. Il posto era già gremito oltre la capacità della struttura, per cui avevano dovuto tornare indietro. È saltato fuori che dalle 2 c’erano così tante persone che avevano dovuto aprire prima. Le donne avevano detto che la folla era composta da persone di tutte le età e di tutte le razze”>>[Il fallimento della democrazia: come gli oligarchi vogliono prendersi le elezioni di Paul Craig Roberts. Link CDC: http://comedonchisciotte.org/il-fallimento-della-democrazia-come-gli-oligarchi-vogliono-prendersi-le-elezioni/ oppure consultare il Link originale: http://www.informationclearinghouse.info/article45756.htm]
Arrivati al due di novembre, si ha l’impressione che non sia più così. In poco tempo lo scenario è mutato e nonostante i possibili brogli elettorali e le “fatidiche” macchinette, che pare siano gestite da una società di Soros, ed è possibile che neppure brogli diffusi possano evitare una vittoria di Trump nelle urne. Ripeto che sicuramente ci sono sondaggi, per ovvi motivi non divulgati, che già da settimane, o da mesi, incoronano Donald Trump presidente federale. In questi sondaggi il vantaggio di Trump può essere diventato così grande da renderne inevitabile la vittoria, nonostante brogli, macchinette, elettori repubblicani registrati come democratici, media ostili e sempre disposti a infamare il candidato “antipatico” alle élite finanziarie.
Anch’io, fino a pochi giorni fa, potevo pensarla come Craig Roberts, ma dopo la nuova indagine sulla Killton ho dovuto riflettere e modificare le mie conclusioni. Come se non bastasse, c’è uno scandaletto che colpisce i Klinton – la mantide e il suo consorte-maniaco sessuale-ex presidente – e che riguarda un immobile, del valore di poco meno di due milioni di dollari, acquistato in agosto nei pressi della Casa Bianca e ristrutturato senza i regolari permessi. Inoltre, si è diffusa una notizia – da verificare – secondo la quale la coppia diabolica in questione avrebbe trasferito 1,8 miliardi di dollari alla Banca Centrale del Qatar (il patrimonio personale, ma soprattutto quello della fondazione omonima), il che lascerebbe presumere una possibile fuga all’estero … [Vedi link http://www.maurizioblondet.it/restano-dieci-paesi-destabilizzare-parola-neocon/ capitoletto finale “Hillary prepara la fuga?”]
In conclusione, non credo che ciò che sta accadendo alla fine della campagna elettorale americana sia il riflesso di uno scontro senza quartiere fra elitisti conservatori, che appoggerebbero la Killton, e elitisti progressisti, che potrebbero aver giocato lo scherzetto dell’emailgate fase 2 a Killary, manovrando i vertici Fbi. Credo, piuttosto, che repentinamente le élite finanziarie, coese almeno nel mantenere a tutti i costi il potere reale sulle risorse e sulla popolazione, assicurandosi il monopolio della politica “democratica”, siano passate a pochi giorni dal voto presidenziale Usa a una specie di “piano B”, buttando a mare la Killton e accettando una possibile vittoria di Donald Trump, a loro inviso, sapendo che subito dopo le elezioni, nonostante il novello presidente, avrebbero potuto continuare a perseguire i loro obbiettivi. Obbiettivi che sono sempre gli stessi, da alcuni anni a questa parte, cioè sottomettere il mondo interno e, prima di tutto, definitivamente l’Europa, e ridimensionare la rinata potenza russa, facendo cadere Putin e il suo gruppo di potere a costo della guerra!