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Qualche riflessione su Gorbačëv e la fine dell'Urss

di Gennaro Scala - 01/09/2022

Qualche riflessione su Gorbačëv e la fine dell'Urss

Fonte: Gennaro Scala

Il crollo dell'Unione Sovietica dovuta tutta all'idiozia di Gorbačëv, come sembrerebbe capire dai “festeggiamenti” di qualcuno alla notizia della sua morte, denota la regressione infantile, che comporta pure un notevole imbarbarimento, in cui è caduto chi pur dice di richiamarsi a Marx, il quale è noto, tra le altre cose, per aver promosso l'analisi strutturale. Bisognerebbe interrogarsi come un singolo abbia potuto mandare a pu...ne un intero sistema che fino a qualche anno prima si contendeva l'egemonia con gli Usa, e bisognerebbe interrogarsi come mai uno come Gorbačëv sia giunto a capo dell'Unione Sovietica.
Quali furono le cause del crollo dell'Unione Sovietica è questione troppo complessa per poterla affrontare adeguatamente in un messaggio su fb, ne ho tratto indirettamente nel mio libro “Per un nuovo socialismo”. Qui preme sollevare una questione: il globalismo. Marx volle dare al comunismo una prospettiva globalista. Fin da un importante articolo, molto trascurato dai “marxologi”, l'ultimo suo scritto pubblicato sulla Reinische Zeitung negli ultimi giorni del 1848, prima del suo esilio in Inghilterra, dove indica nell'Inghilterra  stessa la principale nemica della rivoluzione, ma allo stesso tempo afferma che data la sua potenza globale soltanto un movimento che avesse allo stesso tempo portata globale avrebbe potuto sconfiggerla. Fu per questa impostazione globalista che il comunismo sovietico potè essere una sfida globale all'egemonia globale statunitense succeduta a quella inglese (per i dettagli vedi il mio libro succitato).
Nella sfida globale all'egemonia statunitense l'Unione Sovietica perse per vari motivi. Innanzitutto, pur essendo un globalismo quello sovietico non era un vero e proprio imperialismo, cioè con le connotazioni economiche del termine, capace di drenare dai paesi sottoposti verso il centro risorse da utilizzare nella competizione con gli Usa.
Per motivi inerenti alle condizioni eccezionali in cui sorse lo Stato sovietico, e per le sfide immani che dovette affrontare alla sua nascita e successivamente con l'attacco nazista, esso non supero mai l'accentramento del potere statale  per cui non si arrivò mai ad una formazione statale stabile, in quanto lo Stato sovietico fu gestito sempre secondo i criteri dello stato d'eccezione. Ciò fu dovuto anche alla mancanza nell'ambito del marxismo di una effettiva teoria dello Stato. Domenico Losurdo ha sottolineato entrambe le questioni.
La sfida con gli Usa non fu la sfida tra due sistemi di vita diversi. Che il lavoratore sia impiegato di un'impresa privata o che sia impiegato dello Stato abbiamo la stessa alienazione dalle proprie condizioni di vita, mentre il comunismo di Marx aspirava alla liberazione del lavoratore che consisteva nel controllo su tali condizioni di vita che si esplicano prioritariamente attraverso il lavoro. Con la scusa che si trattasse di un paese socialista in Unione Sovietica erano vietati persino i sindacati (mentre Lenin aveva affermato che i sindacati dovevano permanere per “difendere i lavoratori dal loro stesso Stato”). Per cui erano più socialiste alcune nazioni europee con una forte presenza dei sindacati. Per questi motivi i sovietici subivano l'egemonia del “consumismo” occidentale. Solo che mentre un ingegnere occidentale poteva comprare la Mercedes, la massima aspirazione di un ingegnere sovietico poteva essere la Trabant. Alcuni filosofi come Lukács e la sua allieva Agnes Heller scrissero che piuttosto competere sui consumi il sistema avrebbe dovuto offrire la possibilità di una “vita sensata”, come estensione al mondo attuale della “vita buona” aristotelica (tema che resta molto attuale), ma ciò avrebbe significativo permettere una partecipazione politica che il sistema sovietico non poteva permettere. Nell'Unione Sovietica venne formandosi una classe media, necessaria sia nell'ambito produttivo, che nell'ambito del complesso militare, dell'istruzione, della burocrazia statale ecc. ma compressa nei consumi e nello stile di vita, che alla fine guardava  allo stile di vita occidentale. Fu questa la base di Gorbačëv nel partito comunista che finì per liquidare lo Stato. Questa è la tesi di Costanzo Preve.
La prima grossa crepa del globalismo sovietico si verificò con la Cina, la quale respinse la dottrina Breznev di intervento nei paesi socialisti che non avessero seguito le direttive sovietiche, fino ad una quasi guerra ai confini con la Russia nel 1969. Rottura che successivamente portò alla normalizzazione dei rapporti tra Cina e Usa con la visita di Nixon del 1972, che pose le basi della colloborazione economica e dell'esportazione di capitali con gli Usa pensavano di sottomettere la Cina, ma che dato il controllo conservato dallo Stato cinese sull'economia ha portato solo alla definitiva industrializzazione della Cina. In un certo senso, il gorbaciovismo era interno al comunismo, ma di questo ne prendeva solo il lato “buono” universalistico, la pace tra i popoli, la convivenza ecc., ma dimenticava la questione dell'imperialismo, credendo alle false promesse occidentali di distensione e collaborazione. Gli Usa ne approfittarono per la demolizione del sistema di alleanze sovietico, mirando alla demolizione della stessa Russia. La stessa presente guerra in Ucraina è frutto di tale politica americana.
La nascita del mondo multipolare si presenta inizialmente come un globalismo alternativo. Ma tale globalismo era destinato alla sconfitta, come lo è il globalismo liberale, perché in contraddizione con le dinamiche fondamentali del nostro mondo. Probabilmente ,con una classe politica meno disorientata e con meno illusioni rispetto a quella gorbacioviana, tale necessario passaggio sarebbe stato meno traumatico per la Russia.
Quella particolare declinazione globalista del socialismo che fu il comunismo ormai appartiene definitivamente al passato, se ci sarà un socialismo del futuro questo sarà un socialismo che saprà pensarsi all'interno del mondo multipolare di domani.