Quale Europa dopo maggio. Cofederale?
di Franco Cardini - 20/02/2019
Fonte: electoradio
Se persino il sultano di Arcore si è accorto che l’Unione europea va completamente riformata, significa che il modello degli euroburocrati al servizio delle lobby, delle multinazionali e degli speculatori è davvero arrivato a fine corsa.
Con buona pace di Tajani e di chi, come lui, ha sguazzato in queste acque malsane.
Difficile ipotizzare che a maggio il voto degli europei possa mandare a casa i colpevoli della crisi del sogno alla base della creazione di un’Unione politica, sociale, culturale. I sondaggi pubblicati dalla stessa Ue confermano un boom della Lega, una buona tenuta dei 5 Stelle, un calo di Forza Botulino e del Pd.
Ma non c’è solo l’Italia. Così, nel complesso, i conservatori si indeboliranno sensibilmente per l’uscita di scena degli inglesi, i socialisti subiranno un tracollo perché nessuno li sopporta più, i popolari caleranno ma di poco. Popolari e socialisti non avrebbero più la maggioranza dell’assemblea ma si dà per certo che i liberali si aggregherebbero pur di bloccare i populisti comunque in crescita.
Una prospettiva, dunque, molto lontana dai sogni, o dalle illusioni, di un vero cambiamento. Andranno a casa i servitori spremuti dalle lobby che imporranno personaggi nuovi ma sempre al proprio servizio. Gli oligarchi sempre e comunque contro i popoli europei.
Esistono alternative? Anche lo storico Franco Cardini, per nulla vicino al populismo leghista, ritiene che sia indispensabile un cambiamento radicale per salvare l’Europa.
“È necessario in Europa – afferma – un sovranismo globale, che si eserciti soprattutto e anzitutto nell’àmbito dell’etica e della politica imponendo agli europei di riprendere in mano le redini del loro destino. Per questo sono forse necessari partiti che si strutturino su una base europea battendo le difficoltà localistiche e linguistiche e mirando a una costituzione confederale – preferibile alla federale al fine di garantire maggiormente lo sviluppo delle preziose diversità culturali dell’Arcipelago Europa – appoggiata a un parlamento bicamerale in cui la Camera Bassa sia la voce proporzionale delle varie comunità etno-storico-culturali scomponendo e ricomponendo la geografia continentale sconvolta negli ultimi due secoli circa dalle pretese dei fautori dello “stato nazionale” mentre la Camera Alta sia garante della continuità rispetto al cammino storico-politico degli stati nazionali quali si sono andati configurando nel secolo XIX e che non può venire sconvolto e azzerato”.
Dunque una nuova realtà politica continentale che possa dar voce ai popoli che compongono i vari Stati, ma senza distruggere ciò che già esiste all’interno. Ma con un indispensabile cambiamento anche sul fronte esterno.
“È necessario – prosegue Cardini – che l’Europa miri a una sua effettiva unità politica riprendendo il cammino di libertà e d’indipendenza dai blocchi che ormai non sono più soltanto quelli politici. Per affrancarci dal potere dei “signori sconosciuti” (ma non troppo) che ci dominano con le loro lobbies è necessario affrancarci dalla sudditanza rispetto agli Stati Uniti d’America: e, dal momento che non è detto per nulla che Mister Trump ci liberi dalla sua presenza nella NATO, i legami della quale con il mondo statunitense restano stretti e molteplici, liberarci da una pastoia politico-militare divenuta a più livelli insostenibile per i costi che comporta e i rischi che rappresenta è divenuto vitale. La nuova Europa non deve ereditare nemici già precostituiti: dev’esse libera di trattare con tutti, anche con gli stati della Schangai Cooperation Organization (SCO) che vede unite Russia, Cina, India e altri partners e che, attraverso la One Road, One Belt, la “Nuova Via della Seta”, si appresta a strettamente collegare mondo estasiatico e mondo mediterraneo”.
Difficile, però, che gli oligarchi che malgovernano l’Europa accettino questi cambiamenti che andrebbero in direzione di una maggior libertà dalle pastoie imposte dalle multinazionali e dagli speculatori.
Augusto Grandi