Quel blasfemo di Ezra Pound (sulla fiscalità monetaria)
di Fabio Ferracci - 06/11/2016
Fonte: Il Talebano
Per non far pagare le tasse ai cittadini basta tassare la moneta al momento stesso della sua emissione. (Ezra Pound)
Può davvero esistere un sistema di fiscalità alternativo, che non necessiti di applicare alcuna pressione fiscale a danno del cittadino? Può davvero reggere un sistema economico che non richieda IVA, IMU,TARES e gabelle varie? Il poeta, scrittore, economista e candidato al premio nobel nel 1959 – Ezra Pound – aveva già trovato negli anni quaranta una soluzione. L’idea era di tassare non i cittadini produttori, sul cui lavoro si regge la prosperità della Nazione, ma il denaro stesso, ponendo ogni mese una marca da bollo pari ad un centesimo del valore nominale delle banconote ed ottenendo così i seguenti effetti:
- lo Stato, senza alcuna spesa di riscossione e senza alcuna possibilità di evasione fiscale, avrebbe avuto un reddito pari al 12% annuale della massa monetaria;
- le banche sarebbero state ridotte a meri intermediari finanziari, non potendo rinchiudere il denaro nei propri forzieri, pena perdere tutti i propri averi in 100 mesi;
- lo Stato avrebbe riacquisto sovranità monetaria, garantendo un’adeguata emissione.
Questa teoria non ebbe mai modo di realizzarsi, cadendo nell’oblìo, dimenticata da tutti ma mai smentita. Tuttavia, sulla scia di queste intuizioni, più tardi l’ AIFIMO (associazione per la fiscalità monetaria) presentò in Parlamento una proposta di legge ad iniziativa popolare, a norma dell’art. 71 della Costituzione della repubblica italiana e degli art. 7 e 48 della Legge 25 Maggio 1970 n. 352, sulla fiscalità monetaria, aggiungendo inoltre l’erogazione di un reddito di cittadinanza come elemento sistemico complementare. La proposta non fu mai presa in considerazione, neppure quando riproposta nel 2007 dall’onorevole Teodoro Bontempo.
Il meccanismo della fiscalità monetaria richiede un costante controllo della moneta per quanto riguarda il suo valore reale legato al processo economico, il solo che consenta la manovra fiscale su di esso per il reddito di cittadinanza e le esigenze dello Stato. Spostando il prelievo fiscale dai redditi alla Base Monetaria, non incide più sui costi di produzione né sui prezzi, eliminando quindi la causa prima dell’inflazione e dei suoi effetti nefasti.
Dal momento che l’inflazione, con l’avvento della fiscalità monetaria, non esiste più, i prezzi tenderanno sempre al ribasso e quindi il denaro tenderà ad aumentare il suo potere d’acquisto, ma in misura variabile a seconda dell’andamento del mercato. Per questo motivo occorre datare il denaro e procedere annualmente alla relativa decurtazione del potere d’acquisto con un’emissione di denaro in contropartita. L’effetto immediato della fiscalità monetaria è quindi quello di portare il Mercato alla sua naturale riduzione dei prezzi, con il conseguente aumento del potere d’acquisto del denaro.
Esistono sistemi economici e fiscali diversi da quelli attuali: la moneta stessa è solo una convenzione data dalla sua accettazione, senza la quale essa non ha alcun valore… allora sorge spontanea la domanda: ma se un insieme di convezioni non funzionano, non si possono modificare? Ovviamente, sì.