Quell'ora e mezzo al telefono
di Pierluigi Fagan - 04/03/2025
Fonte: Pierluigi Fagan
Rispetto al conflitto russo-ucraino, versione ufficiale vuole che la svolta sia avvenuta in un’ora e mezzo di telefonata tra Trump e Putin.
Puoi trattare un argomento così complesso al telefono per così poco tempo (con traduzioni da una parte e dall’altra) solo a due condizioni: 1) semplificare l’argomento; 2) preparare e far seguire la telefonata col timbro dei due decisori ultimi da intensi colloqui tra staff. Il secondo punto sappiamo che è avvenuto e quanto a continuazione dei colloqui continuerà. Quanto al primo punto: qual è il punto dell’apparente accordo?
In questi tre anni ho scritto più volte che l’esito finale del conflitto non avrebbe mai potuto essere la “pace” completa con tanto di trattato e strette di mano. Troppi attori coinvolti, troppo sangue versato, troppo complessa la matassa delle rivendicazioni da una parte e dall’altra, troppa paura politica di “perdere la faccia” dall’una e dall’altra parte.
Se pure si volesse fare un volo pindarico di sogno pacifista, un esito del genere (per me impossibile) richiederebbe mesi e mesi o forse anche più di trattative. Il che non è in accordo né con la volontà di Trump, né con la logica poiché è chiaro che i russi mai sospenderebbero l’attività militare durante tali trattative, né lo farebbero gli ucraini, né lo farebbero tutti coloro che hanno interessi di vario genere nell’alimentare il conflitto illudendosi di poter strappare ulteriori posizioni vantaggiose. Insomma, una trattativa lunga “a cuore aperto” -ancorché dall'esito finale positivo impossibile- complicherebbe solo le cose invece di risolverle.
In questi anni ho quindi, sin dall’inizio, sostenuto che l’unica soluzione possibile sarebbe il “conflitto congelato”, una pace di fatto ma non di diritto. Vi sono diversi esempi in giro per il mondo, quello tra le due Coree è il più noto.
Suppongo sia stata questa l’idea che Trump ed il suo staff diplomatico ha sottoposto a Putin e ai russi, prima, dopo e durante quella telefonata. Intorno al punto, Trump avrà promesso una serie di cose a supporto fattivo della proposta, Putin avrà presentato le sue “richieste minime” per provare a perseguirla. Vediamo di fare ipotesi su quali.
Trump avrà proposto o avrà accettato proposte di Putin riguardo il totale disimpegno diretto militare sul campo, il contatto tra le due potenze atomiche va evitato in tutti i modi, lo sanno gli uni e gli altri.
Sembra che vi sia anche un accordo per un ritiro di materiale strategico e personale militare americano negli stati europei entrati nella NATO dagli anni ’90 in poi.
Allentamento sanzioni e giudiziosa e cauta ripresa di alcune relazioni commerciali riguardo l’estrazione delle energie fossili (anche in Siberia e Artico), ma anche presenza di interessi solo economici degli americani nella stessa Ucraina a dire che, se gli USA smobilitano militarmente non smobilitano come presenza dissuasiva per nuove avventure belliche.
Forza di interposizione ONU ovvero non NATO di modo da coinvolgere attori (Cina, India, Turchia, Brasile, Giappone etc.) che nessuno dei due contendenti (russi e ucraini) avranno interesse a turbare con avventure di rottura della pace di fatto.
Territori acquisiti dai russi sul campo ormai andati, benestare all’entrata dell’Ucraina in UE, divieto tassativo anche solo a pronunciare l’idea di una Ucraina nella NATO.
Nuove elezioni in Ucraina per eliminare l’intera banda di interessi che ruotano intorno a Zelensky. Questo punto è ritenuto propedeutico a tutti gli altri.
Questo e molto probabilmente altro di contorno per creare una nuova matassa di interessi se non sempre comuni almeno non concorrenti (ad esempio interessi economici) e tenuto conto che in teoria, entrambi sanno che, se l’altro fa il furbo la rumba ci mette niente a riiniziare e questa volta con rischi seri di arrivare lì dove nessuno vuole arrivare.
L’Europa non è ritenuta un problema da entrambi.
Se gli europei vogliono usare “la minaccia russa” per salvare la faccia per ciò che hanno detto e fatto in questi tre anni o più che altro per giustificare alle proprie popolazioni l’incremento dei contributi NATO e spesa militare per Trump va bene purché l’enorme volume di chiacchiere d’accompagno (gli europei vivono di chiacchiere e di realtà sostituita) rimanga entro limiti che Washington saprà come regolare con premi e punizioni (dazi e altro).
Stante un sostanziale ritiro operativo dal campo, per Putin gli europei non sono ritenuti una minaccia militare poiché non lo sono di fatto per una serie di ragioni autoevidenti. Tanto l’Europa, più che altro, dovrà riparare l’Ucraina il che sarà un bel problema dal punto di vista economico, uno in più, oltre a dazi e investimenti militari anche se interverrà anche la cooperazione internazionale.
Tutto ciò si può fare in qualche mese, due o tre, inizio estate diciamo. A quel punto si sospenderanno le ostilità sul campo congelando le posizioni (posizioni che i russi avranno modo di, giudiziosamente, migliorare un minimo secondo accordi presi con gli americani) di modo da poter dire di aver raggiunto se non tutti, i principali punti della loro “operazione militare speciale”.
Il resto sarà pace armata da una parte, costruzione di un nuovo assetto di relazione USA-Russia in senso geopolitico più ampio, dall’altra. Tanto più dell’una tanto meno dell’altra, Trump dovrebbe durare almeno quattro anni e gli accordi principali vanno fatti comunque subito per evitare che alle prossime mid-term rischi di perdere uno e entrambi i rami del parlamento.
Per il momento, questa road map è sufficiente, il resto si giocherà nel tempo. Inizierà con una tregua bilaterale momentanea, estesa all'infinito mentre si apparecchierà un tavolo per la pace che non andrà da nessun parte. Il furbo Macron ha provato a buttarla lì adesso, ma fino a che gli ucraini non si saranno dati un nuovo governo, non si può fare.
Una pace reale da trattato è impossibile poiché ratificherebbe chi ha vinto e chi ha perso, cosa che si può accettare di fatto ma non di diritto, né da una parte, né dall’altra.
Il conflitto congelato regge da più di settanta anni tra le due Coree, in Sahara occidentale, Kosovo, Cipro (Grecia vs Turchia), Kashmir, Ossezia e Abkhazia, Nagorno Karabakh, Transnistria.
Tutto il resto è talk show e brusio tra gli spettatori.