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Rearm Europe

di Pierluigi Fagan - 06/03/2025

Rearm Europe

Fonte: Pierluigi Fagan

Premessa: io non sono un pacifista. O meglio, lo sarei sul piano ideale, come condizione a cui tendere ma poiché sono realista (descrittivo) sono consapevole che la guerra fa parte del modo con cui alcune comunità umane organizzano la loro reciproca convivenza in spazi limitati, sicuramente da cinquemila anni, in alcuni casi anche da un po’ prima ma non tanto prima.
L’unica “prova” che abbiamo di un massacro organizzato tra gruppi umani nella storia profonda è di 11.000 anni fa, prima non ce ne sono e quindi l’assunzione che la guerra ovvero la violenza organizzata tra gruppi umani è consustanziale la nostra “natura” è falsa. Per altro, non si capisce cosa si intenda con “natura” quando si parla di gruppi umani, sistemi adattativi che hanno per forza mille modi per organizzarsi e vivere visto che abitano territori diversi, in tempi diversi. Lunga tutta la vasta e variegata storia umana del mondo, si rinvengono luoghi e lunghi tempi in cui non c’è stata alcuna guerra.
Fa eccezione un luogo: l’Europa. Senza alcuna apprezzabile eccezione, lo spazio europeo è da sempre sede di conflitto armato dal tempo dei Greci.
I popoli di questa area storica e geografica, dopo una lunga stagione di colonialismo e imperialismo in cui sono andati a saccheggiare e coartare quasi tutto il mondo, non negandosi il piacere di farsi guerra tra loro con estensioni variabili (dei Cent’Anni, dei Trent’anni, dei Sette anni) e ragioni plurali (religiose, civili, di indipendenza), nel solo ultimo secolo, hanno imbastito un bel massacro generalizzato. Una Prima guerra mondiale (35 milioni di morti), una Seconda guerra mondiale (65 milioni di morti), una Guerra fredda, una guerra jugoslava, varie guerre in giro qui e lì (dal Medio Oriente alle Falklands). Evitando il sanguinoso capitolo delle guerre degli europei oltremare ovvero gli “americani” o, meglio, “statunitensi”.
La storia, diceva Hegel, ci appare a tutta prima come un immenso mattatoio, in cui vengono incessantemente condotti al sacrificio individui, popoli, Stati e civiltà. Nulla sembra sottrarsi a questo destino di morte. Ma anche un superficiale esercizio di storia comparata, rileverà che la densità e intensità bellica europea non ha pari nel resto del mondo, ad esempio in Asia che è uno spazio di civiltà almeno altrettanto antico ed anche molto più popoloso. A parte le guerre esportate dall’Occidente (oltre alle “mondiali”, Coree, Vietnam etc.).
Ogni volta c’è un apparente “ottimo motivo”. La paura di un nemico immaginario, un ideale, una ragione intrascendibile, un “ha iniziato prima lui io mi stavo solo difendendo”. Ogni volta si è passati dal ritenere una guerra un male da fuggire e dopo poco tempo in cui mille voci si sormontano diventando sinistro coro inarrestabile, ai più è apparso ovvio riprendere le armi e andare ad ammazzarsi.
Negli intervalli tra un massacro e l’altro, si scrivono libri e si girano film che mostrano l’insensatezza della guerra, il dolore straziante, l’abisso di paura, il rimorso, il ripensamento “ma come è possibile che siamo finiti a fare questo casino?”.  Ogni volta si inizia quasi per caso e si finisce a fare mattatoio. Se avessimo a che fare con un individuo è chiaro che al soggetto verrebbe diagnosticata una patologia grave e verrebbe internato.
Dalle centinaia di libri che ho comprato e debbo ancora leggere, ieri ho ripreso in mano il famoso “I sonnambuli. Come l’Europa arrivò alla Grande Guerra” di C. Clark (Laterza), un grande classico tra i classici. In Introduzione, Clark confessa l’enorme difficoltà dello storico alle prese con decine e centinaia di volumi con i documenti più o meno ufficiali prodotti ex post dalle varie potenze (vincitori e vinti), le memorie smemorate e selettive dei grandi attori (leader, generali, funzionari) e ben 25.000 (!) libri di storici e analisti sul fatto, le sue cause apparenti, le sue cause reali sottostanti, dove “reali” sono tali definite variabilmente da studioso a studioso.
E dire che a farla facile, bastava dire che c’era un aggressore e un aggredito, come sempre del resto. Chissà perché ci ostiniamo a tenere aperti tribunali, a pagare giudici, funzionari, procuratori, periti, avvocati, esperti vari convocati a processo per istruire un giudizio penale anche quando oltre alla vittima c’è anche il carnefice. Se c’è la vittima e il carnefice perché non mettiamo un bell’algoritmo spara-sentenze che ratifica l’ovvio? Perché andiamo a cercare cause, motivazioni, radici, dinamiche del conflitto il cui esito è lampante? Chissà perché scriviamo 25.000 libri per capire come siamo finiti a fare una guerra “mondiale”, noi patria di Platone e Aristotele, del diritto, del Cristianesimo, di Cartesio, Kant, Hegel, Einstein ed altre vette di massima civilizzazione?
Mah, chissà chi lo sa?
Dal mio eremo sempre più distaccato dal mondo, invecchiando e combattendo sempre più con problemi di salute, osservo dietro una cataratta di perplessità, l’ennesimo crescere emotivo di voci di gente che aggiunge virgole ad un discorso pubblico che punta all’ineluttabilità, l’ennesima ineluttabilità, per cui dobbiamo riarmarci contro le evidenti insidie del mondo. Non sarei contrario in via di principio, ripeto, non sono un “pacifista senza se e senza ma” ci sono i se e i ma. Quello che non capisco è come si possa essere così immemori di una coazione a ripetere ormai millenaria senza che nessuno si domandi: come siamo finiti così per l’ennesima volta? Cosa non abbiamo fatto -prima-, cosa non abbiamo pensato -prima-?
Come può passare in tre anni un cosiddetto “statista” a esaltarsi per uno spazio comune da Lisbona a Vladivostok (Macron poco prima dell’inizio della guerra russo-ucraina intervista a Le Grand Continent rivista geopolitica francese) all’offrire il proprio “ombrello atomico” contro l’evidente pulsione invasiva dei russi che dopo tre anni controllano nulla più del territorio ucraino preso nel primo mese di guerra senza riuscire ad estenderlo. Come si fa a prendere sul serio gente così?
Così per l’ennesima volta, sonnambuli oggi pure col deambulatore visto che siamo sempre più anziani e non abbiamo neanche sufficienti figli da mandare al massacro in nome dell’ideale, della Patria, del Bene, del Buono e del Bello, di qualche nostro Dio o Ragione di civiltà, della “democrazia e libertà”, inventiamo un progetto “comunitario” che si intitola “Rearm Europe”.
Fatto da gente per la quale tre anni fa il Problema era in Green Deal per salvare i cuccioli di orso un precario equilibrio su una lastra di ghiaccio che hanno perso i genitori morti per fame dovuta ai cambiamenti climatici. Fatto da gente che due anni fa dragava sostanze pubbliche da investire per il futuro delle “Next Generation” ovvero i nostri figli. Gli stessi che oggi si svegliano e ci dicono che dobbiamo distogliere fondi di welfare per armarci anche se, mannaggia, non abbiamo abbastanza giovani da mandare al fronte per difende la nostra serena vecchiaia.  
Sarebbe bello poter dire "io non c'ero", ma onestamente questa volta non possiamo.