Rifletto spesso sugli occhiali distorsivi con cui guardiamo il mondo
di Gabriele Germani - 28/12/2023
Fonte: Gabriele Germani
Rifletto spesso sugli occhiali distorsivi con cui guardiamo il mondo.
A partire dall'800, ad esempio, è diventato molto in voga attaccare gli imperi come terribili mostri sopra-nazionali che distruggono le vere identità delle popolazioni, la libertà.
Tuttavia, la maggior parte della popolazione mondiale vissuta fino ad ora ha vissuto in imperi o in vasti Stati plurinazionali (specifico "vasti", perché di base ogni Stato è plurinazionale - le identità tendono a sfumare già nel giro di pochi chilometri; io e un marchigiano non necessariamente ci sentiamo italiani allo stesso modo) e anzi vivere in questi era tendenzialmente considerato più elettrizzante, specie per la vita artistica e intellettuale.
Gli imperi erano tradizionalmente più tolleranti (per ragioni di forza), cosmopoliti (per definizione), talvolta plureligiosi, sempre poliglotti, a volte in ascesa, altre volte con i fasti della decadenza.
Il mito della nazione e quindi del nazionalismo, si diffonde con la Riforma protestante ("cuius regio, eius religio" primo sintomo). Gli imperi finiscono sotto attacco della stampa (libera, ma finché questa libertà fa comodo alle autorità mercantili e di notabili) dei Paesi Bassi, poi dell'Inghilterra che trasmuta subito la propaganda nel momento in cui essa stessa diventa impero.
In quel caso a contare non è la venatura imperiale (nuovamente vissuta come positiva), quanto quella liberal-democratica. Nasce lì la retorica coloniale del "giardino in mezzo alla giungla": non si urla, siamo inglesi! In verità, quello inglese si denota come "imperialismo" e non come "imperiale". Gli aspetti positivi dell'impero sono anzi criticati per fare spazio a quelli deteriori (razzismo diffuso e organizzato).
Va qui stabilito un primo punto: gli Stati europei portarono gli imperi lungo i mari e organizzarono società profondamente razziste e diseguali, gli Imperi euroasitici (anche quando diventarono enormi) lavorarono su regioni confinanti e quindi sulla possibilità di integrazione, si crearono imperi ""senza imperialismo"".
Qualcuno (in Asia) ha attribuito ai Mongoli l'invenzione dell'imperialismo, ma i due fenomeni furono completamente diversi. Per generazioni, le principesse mongole contribuirono alla formazione della nobiltà russa e i geni dei guerrieri mongoli contribuiscono in percentuali non trascurabili alla genetica euroasiatica totale; al contrario, gli inglesi e i francesi furono meticolosi nell'evitare il mescolamento (dettaglio non comune a Spagna e Portogallo, imperi pre-moderni per certi versi e soprattutto non riformati).
Parliamo spesso di Russia e di tolleranza interna e non valutiamo mai questo aspetto: estensione territoriale, varietà antropologico, complessità storica, religiosa e politica.
Molto presi dalla NOSTRA idea di tolleranza (focalizzata unicamente sulle libertà individuali), ignoriamo del tutto la capacità mediativa e la pluralità altrui.