Roberto Saviano è il peggiore intellettuale italiano di sempre?
di Adriano Scianca - 05/09/2021
Fonte: Il Primato Nazionale
Roberto Saviano è il peggiore intellettuale italiano di sempre? È sempre difficile emettere sentenze così definitive, ma forse lo scrittore partenopeo costituisce un’eccezione a riguardo. Sorvolando sugli irricevibili paragoni con l’intellighenzia pre-1945 (non diciamo i Marinetti, gli Ungaretti o i Pirandello, ma anche il giornalista medio italiano dell’epoca), l’autore di Gomorra fa una ben magra figura persino a confronto con il culturame di regime della Repubblica, che nelle sue espressioni marxista, azionista, liberale, cattolica, ha comunque prodotto teste pensanti di una certa levatura. Dove non c’era coraggio, c’era intelligenza. Dove non c’era intelligenza, c’era cultura. Dove non c’era cultura, c’era ironia. In Saviano non c’è niente.
“Il govane Holding”, lo ha efficacemente definito Gian Paolo Serino, cogliendone forse l’unico vero talento, quello per l’autopromozione. Roberto Saviano è un dispositivo che si autorigenera. Saviano non dice mai nulla che non ti aspetteresti. Nulla. Potrebbe essere un algoritmo e tu non noteresti la differenza. Ma che senso ha un intellettuale che dice solo cose che già tutti si aspettano da lui? Nessuno. Appunto. Una cosa così non può stare in piedi a lungo, e infatti nessuno avrebbe più sentito parlare da un pezzo di Saviano se Repubblica non avesse deciso di investire su di lui come nuovo papa laico della cultura progressista, dopo che Scalfari ha cominciato a sbarellare. Ma l’operazione sembra accanimento terapeutico, si sta tenendo in vita qualcosa che è già morto. (Il successore designato doveva essere quel Lirio Abbate che, al pari del collega campano, vanta uno sguardo accigliato e presunte minacce dalla mafia, in questo caso capitale, ma manca di pelata testosteronica e non fa avvampare le signore del ceto medio riflessivo, quindi non se ne farà niente).
Black Brain
C’è stato il successo di Gomorra, d’accordo. Successo contestato e su cui più volte sono stati interrogati i giudici, successo costruito a tavolino da una gigantesca operazione commerciale, successo volato sulle ali del martirologio del suo autore, ma comunque successo. Poi anni di nulla, se non qualche faziata televisiva. Poi Zero zero zero, che nessuno cita e nessuno ha letto, anche se qualcuno lo ha comprato per forza di inerzia. Poi, principalmente, segnali di fumo lanciati dalla ridotta di Repubblica e dalla riserva dei social. Certo, l’uomo strappa ancora un po’ di like della generazione Erasmus quando tesse l’elogio del lavapiatti italiano a Londra, ma anche a sinistra si fa sempre più largo una importante e definitiva verità: “Sì, ok, ora però Saviano ha rotto il cazzo”. In molti glielo hanno detto chiaro e tondo quando lo scrittore ha provato a rivendere i successi olimpici di Bolt come una rivincita sullo schiavismo: un tweet demenziale con cui Saviano si è definitivamente eletto a nuovo Folagra, ma senza l’affascinante e complessa sovrastruttura della filosofia marxista. Saviano è il Folagra della morale: non ha filosofia, ha solo complessi di colpa. E anche se la morale gode sempre di grande credito, a sinistra, a tutto c’è un limite.
In occasione del Fertility day, Saviano è riuscito nell’impresa di fare un articolo in cui citare le coppie gay, la liberalizzazione delle droghe e, non lo immaginereste mai, la camorra e le paranze (qualcuno gli spieghi che anche la trovata di sdoganare letterariamente il gergo malavitoso comincia a stancare dopo le prime 500 volte). Poteva essere un articolo su qualsiasi altra cosa, e Saviano avrebbe parlato di coppie gay, liberalizzazione delle droghe, camorra e paranze. Mancano gli immigrati, ma per recuperare già ieri è spuntato un post su “48 migranti sudanesi illegalmente rimpatriati, delle cui sorti non si interessa quasi nessuno”. Ma infatti, ridateceli questi 48 migranti sudanesi. E prendetevi Saviano.
Adriano Scianca