Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Russia: contro la propaganda gender

Russia: contro la propaganda gender

di Antonio Catalano - 23/10/2022

Russia: contro la propaganda gender

Fonte: Antonio Catalano

La guerra tra Russia e mondo occidentale si gioca non solo sul piano delle armi ma anche su quello dei “valori”. Per quanto sia determinante il piano della forza – economica e militare – se questa non si accompagna alla capacità di imporre stili di vita esso diventa un guscio vuoto che prima o poi si rompe. Altrimenti non ci spiegheremmo l’enorme investimento fatto dagli americani all’indomani della fine dell’ultima guerra mondiale nel campo del cinema. Con le centinaia di film prodotti a Hollywood lamerica esportava il suo “way of life”, ovvero il suo stile di vita, che doveva indurre le popolazioni soggette a tale esportazione a imitare (a ribasso naturalmente) quei comportamenti, associati a una vita libera e spensierata e quindi felice (l’obbligo del sorriso: “cheese!”). Perché senza l’assunzione di quei comportamenti, senza l’adozione di quello stile di vita col cavolo che si sarebbero potuto imporre quei consumi poi diventati normali (dalla coca cola passando per Halloween per poi arrivare all’utero in affitto). E quindi con gran beneficio del mercato, ma non solo, anche (e soprattutto?) con gran beneficio del proprio dominio, che non può esservi se il piano economico non è sostenuto da quello “culturale”.
Tra i consumi oggi ritenuti funzionali all’esercizio del dominio a stelle e strisce vi sono quelli riguardanti la sfera sessuale. Non è un caso che una nazione che voglia entrare nel consesso dei paesi “liberi, democrati e progressisti” debba sottoporsi a un rito di passaggio ben preciso, una sorta di test che ne accerti la “maturità”, un test di verifica della “lealtà” del governo di turno: il gay pride. Poi tutto il resto. Tutto il resto è l’accettazione graduale dei passaggi successivi: superamento della divisione binaria maschio/femmina, no madre né padre, autocertificazione dell’identità sessuale, propaganda gender nelle scuole a partire dagli asili, utero in affitto…
In Russia ci hanno provato in tutti i modi – Femen, Pussy Riot… – ma niente, non c’è stato verso, quei trogloditi che seguono Kirill non hanno ancora superato il “test-lealtà”, c’è ancora molto da lavorare, chissà se attraverso Zelensky non si riuscirà a ottenere qualcosa. Sta di fatto che la Russia, invece che aprirsi a queste istanze “liberatrici”, affermi con ostinazione la propria indisponibilità ad accettare l’ingresso nel club occidentale. Addirittura il 19 ottobre scorso è stato presentato alla Duma un disegno di legge che propone una multa salata e l’espulsione dal Paese per chi propaganda valori non tradizionali verso bambini e adulti, che vieta la propaganda di relazioni non tradizionali in media, internet, pubblicità, libri e film. Progetto di legge – sponsorizzato da 390 legislatori – in cui si vietano quindi relazioni non tradizionali, poi pedofilia e visualizzazione di informazioni relative al tema Lgbt, nonché informazioni che incoraggiano la transizione di genere tra gli adolescenti su internet, nei media, nei libri, nelle piattaforme audio e visive, nei film e nelle pubblicità.
Per noi che da tempo abbiamo superato il “test-lealtà” – in cui, per stare all’attualità, nelle scuole in nome dell’accoglienza e dell’inclusività sta marciando a passo d’oca la carriera “alias” (ognuno può identificarsi con il genere che vuole) – questo disegno di legge può sembrare eccessivo; ma evidentemente in Russia c’è forte la percezione che senza questa determinazione si vada incontro a un processo di disgregazione e frammentazione difficilmente arrestabile una volta avviato. Qui in molti grideranno all’omofobia putiniana, ignorando che lo stesso presidente tempo fa precisava che ognuno è libero di vivere privatamente la sessualità come desidera, ma ciò che non si può accettare è che si faccia propaganda gender. Tutt’altra cosa, infatti.
Quando si comincerà a far capire ai più che i diritti non c’entrano nulla con il gender, che il gender è una ideologia, per giunta una ideologia di quelle che tendono a spappolare le comunità umane, allora forse inizierà un vero percorso di ritorno alla “normalità”, fuori da questa follia che abbiamo importato dal mondo anglosassone “woke”.
[Foto: Virginia, Usa, genitori contro la politica gender nella scuola]