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Russofobia e guerra mediatica

di Luigi Tedeschi - 15/03/2022

Russofobia e guerra mediatica

Fonte: Italicum

Putin, quale leader della Russia “stato canaglia”, è il nuovo nemico assoluto! E’ l’ultimo di una lunga serie, secondo la prassi di origine veterotestamentaria consolidatasi negli USA della “reductio ad Hitlerum”. Inoltre, Putin è ovviamente pazzo, alla pari di tutti i leader che si sono contrapposti agli USA, non accettando il ruolo di sudditi nel “nuovo ordine mondiale”. La demonizzazione e la condanna biblica del nemico, vanno di pari passo con la pazzia del criminale di turno, sempre riscontrata da studi di dubbio valore scientifico, ma che comunque producono gli effetti mediatici desiderati dagli americani.
La narrazione mediatica ci impone immagini e contenuti univoci e conformi alle strategie propagandistiche dell’Occidente e della Nato, comprese le innumerevoli fakes news sulla guerra ucraina, che vengono spesso contraddette dai fatti, ma solo dopo aver generato il programmatico effetto terrorizzante nelle masse.
Dal punto di vista geopolitico, l’Occidente post – moderno ha rivitalizzato un relitto storico: la russofobia, quale nefasta eredità dell’impero britannico.
Putin, con l’invasione dell’Ucraina, si è reso responsabile di crimini di guerra e pertanto dovrà essere processato dal Tribunale dell’Aia, come lo furono Saddam, Milosevic ed altri. Occorre tuttavia rilevare che anni fa Henry Kissinger fu accusato di essere responsabile di ben 70 colpi di stato nel mondo, compiuti direttamente o indirettamente  dagli americani, con un numero incalcolabile di vittime. Ma Kissinger non fu mai processato, in quanto non imputabile, poiché gli Usa non hanno mai aderito alla Corte penale internazionale per crimini internazionali dell’Aia. Pertanto, i criminali di guerra americani sono sempre giuridicamente innocenti, in quanto ex legibus soluti.   
Putin è un leader antistorico in quanto erede della tradizione imperiale russa dei secoli passati. Invece l’imperialismo americano con le sue ricorrenti operazioni di guerra preventiva e peacekeeping è purtroppo attuale e nel corso della storia presente e futura.
Putin è un leader ormai isolato internazionalmente e prossimo alla defenestrazione. In sede ONU ben 35 paesi si sono astenuti riguardo alla risoluzione di condanna della Russia, oltre a 5 che hanno espresso voto contrario. Il fronte degli astenuti e dei contrari rappresenta, oltre che la metà della popolazione mondiale, un insieme di paesi che detengono larga parte delle materie prime del mondo.
Putin è un leader impopolare anche in Russia e sua rimozione sembra ormai imminente. Si diffondono continuamente sui media immagini di manifestazioni di oppositori interni sottoposti a dura repressione da parte di un regime ritenuto guerrafondaio e totalitario. La Russia è attualmente un paese in guerra e come tale è in stato di emergenza (ma anche in Italia, non si governa forse a colpi di emergenza?). Quindi in Russia sono state adottate misure restrittive delle libertà politiche. Ma un termine di confronto si rende necessario. Qualora, dopo gli attentati dell’11 settembre, si fossero riversate nelle piazze delle città americane masse di oppositori a Bush, non oso immaginare a quali misure repressive sarebbero stati sottoposti i manifestanti.
Il dissenso russo di matrice liberale e filoccidentale viene amplificato dai media, ma esso, come le ultime elezioni hanno confermato, è assai minoritario. Così come in altri paesi che si sono contrapposti al dominio globale americano (ad esempio Iran e Venezuela), le classi dominanti, che sono inserite nel sistema dell’economia globale, sono filoamericane e di cultura liberal. Mentre i popoli restano legati ai propri valori identitari e costituiscono un serbatoio di consenso maggioritario per i loro leaders. Il popolo russo, che non ha mai conosciuto il benessere, non ha molto da perdere con le sanzioni, al contrario delle élites, i cui privilegi potrebbero venir meno.
La blitzkrieg di Putin è fallita. La sua strategia militare si è rivelata disastrosa, in quanto le forze armate russe sono dotate di armamenti obsoleti e il loro coordinamento sul territorio si è dimostrato inefficiente. Secondo la vulgata mediatica di fonte ucraina, le perdite russe ammonterebbero a 12.000 uomini. E soprattutto, l’errore più grave commesso da Putin consisterebbe nell’aver sottovalutato la resistenza patriottica ucraina. Errori strategici da parte russa saranno stati senz’altro commessi. Ma occorre anche precisare che le forze ucraine dal 2014 sono state largamente addestrate e dotate di moderni armamenti da parte della Nato. In realtà dal 2014 in poi la guerra non si è mai interrotta, anche se condotta a bassa intensità e a farne le spese sono state le popolazioni russe del Donbass, divenute bersaglio di azioni belliche messe in atto da reparti di truppe irregolari, tra cui spiccano i miliziani della Brigata Azov, di matrice neonazista, ora inseriti però, come truppe speciali, nell’esercito ucraino. Non è comunque emersa alcuna condanna da parte occidentale, circa l’impiego di truppe che si richiamano apertamente al nazismo. Non viene nemmeno menzionata la presenza di reparti neonazisti, eredi ideali cioè di quelle truppe tedesche che invasero l’Ucraina e furono respinte dai russi (ed anche dagli ucraini), al prezzo di tre milioni di morti.
Oltre due milioni di ucraini sono fuggiti verso l’Europa, che si sta prodigando per la accoglienza di questa massa di rifugiati. Europa che quotidianamente dà il massimo risalto mediatico alla sua politica umanitaria, fa grandi manifestazioni per la pace, ma dolosamente tace riguardo alle sue responsabilità sulla deflagrazione di un conflitto tra popoli europei che poteva essere evitato, svolgendo un’azione mediatrice indipendente dalla Nato. Nessuna notizia invece sulla sorte di 220.000 profughi russi dalle regioni orientali dell’Ucraina.
E’ stato inoltre sottoposto alla gogna mediatica il patriarca di Mosca Kirill, schieratosi a difesa dei valori identitari della tradizione cristiana – ortodossa della Russia contro l’espansionismo occidentale. Così si esprime in merito alle cause del conflitto russo – ucraino: "la russofobia si sta diffondendo nel mondo occidentale a un ritmo senza precedenti"… "Questo conflitto non è iniziato oggi. Sono fermamente convinto che i suoi iniziatori non siano i popoli di Russia e Ucraina, che provengono dal fonte battesimale di Kiev, sono uniti in una fede comune, hanno santi e preghiere comuni e condividono uno stesso destino storico. Le origini del confronto risiedono nei rapporti tra Occidente e Russia". Inoltre il patriarca Kirill afferma che questa guerra è esplosa dopo che “per otto anni ci sono stati tentativi di distruggere ciò che esiste nel Donbass“, … “dove c’è un rifiuto fondamentale dei cosiddetti valori che oggi vengono offerti da chi rivendica il potere mondiale”. Secondo Kirill questo conflitto rappresenta lo scontro tra la preservazione dei valori cristiani, che sono parte integrante delle radici identitarie della Russia, contro l’invasione corruttrice dei valori dell’Occidente. Quali sono infatti i valori dell’Occidente in virtù dei quali rivendica il proprio primato morale nel mondo? L’individualismo assoluto, il materialismo consumista, il neoliberismo economico degli adoratori di Mammona, il nichilismo spirituale, il mito tecnologico transumanista, l’ideologia gender, il postmodernismo dilagante. Al riguardo così si esprime Alexandr Dugin “L'umanità europea ha scelto di uccidere Dio: questa è la scelta della modernità, con l'annichilimento della sacralità, della chiesa, della trascendenza, di tutti quegli aspetti divini, di tutti quei valori verticali, eroici o sacerdotali. Ma questa scelta di uccidere Dio era stata già fatta, precisamente, la morte di Dio è alla base fondamentale della modernità, ma oggi c'è un'altra scelta: uccidere l'uomo”.
Alla posizione di sostegno alla Russia di Kirill, ha fatto riscontro la condanna della Chiesa Cattolica. Ma la Chiesa di Roma si è ben guardata da molti anni dal proferire simili condanne nei confronti dei valori del materialismo individualista dominante nella società occidentale. Si è espressa a volte con toni tiepidi, ma più spesso ha taciuto. Anzi, varie correnti del cattolicesimo (vedi il clero tedesco), si sono omologate ad essi.
L’americanismo occidentale è una infezione dell’anima che ha corroso la spiritualità e l’identità dei popoli fino alle loro radici. L’Europa quindi nell’identificarsi con l’Occidente ha distrutto ormai se stessa.
L’obiettivo finale dell’Occidente, sin dalla scomparsa dell’Unione Sovietica, è quello di destabilizzare la Russia. L’arma economica delle sanzioni dovrebbe provocare il default della Russia, almeno secondo le aspettative occidentali. L’implosione economica russa dovrebbe innescare una spirale di crisi che provocherebbe il rovesciamento di Putin ad opera dei militari o degli oligarchi. Questi ultimi, privati dei loro patrimoni soggetti a sequestro in Occidente, potrebbero essere indotti a rimuovere Putin mediante un colpo di stato. Gli oligarchi russi, quale elite economica che ha accumulato ingenti ricchezze con le privatizzazioni susseguitesi al crollo dell’URSS, furono poi ridimensionati nella loro influenza politica da Putin. Gli oligarchi peraltro sono presenti anche in Ucraina ed hanno largamente influenzato la svolta filoccidentale del loro paese. Lo stesso Zelenski possiede ingenti patrimoni anche in Italia.
Ma in Occidente non esistono oligarchi? Cosa sono Bill Gates, George Soros, Jeff Bezos, Warren Buffett e tanti altri, se non oligarchi? Data la russofobia imperante, quelli russi vengono additati al pubblico disprezzo, quali sostenitori di Putin, mentre quelli americani vengono esaltati dai media quali filantropi globali, missionari della liberaldemocrazia nel mondo, nonostante abbiano ripetutamente finanziato guerre, rivoluzioni colorate, colpi di stato in tutto il mondo.
Inoltre occorre rilevare che mentre è il regime di Putin a controllare gli oligarchi, in Occidente sono gli oligarchi stessi ad imporre le decisioni politiche fondamentali degli USA, della Nato e degli alleati atlantici. Putin è un autocrate, ma quale democrazia vige in Occidente, dal momento che a governare sono le élites e le lobby, senza alcun riferimento al consenso popolare dei governati? Non sono dunque le oligarchie finanziarie a legittimare il primato morale e politico dell’Occidente su scala globale?
Qualunque sarà l’esito di questo conflitto, non sarà certo una eventuale sconfitta della Russia a salvare l’Occidente dalla propria decomposizione interna, che si rende sempre più evidente. Il corso della storia si evolve e un nuovo mondo multipolare si afferma. E’ oggi l’Occidente con la sua secolare russofobia a rappresentare un relitto ottocentesco della storia, non certo la Russia di Putin.