Se Bergoglio fa l’avvocato degli omosessuali
di Marcello Veneziani - 24/10/2020
Fonte: Marcello Veneziani
Allora, Bergoglio benedice le coppie omosessuali? Così hanno capito quasi tutti, cuori semplici e menti raffinate. E sono patetici i tentativi, gli sforzi di taluni prelati di ridurre la portata delle affermazioni papali e ricondurle alla dottrina e alle cose già dette. Certo, sono battute di un’intervista, di qualche anno fa, sono frasi dette e non scritte o pronunciate in una sede solenne, in un documento papale, sono citate fuori contesto. Ma vogliamo forse negare che il Papa abbia chiesto “una copertura legale” alle unioni omosessuali, “dobbiamo creare una legge sulle unioni civili e omosessuali” e che gli omosessuali non solo “hanno diritto di essere in famiglia”, ma “hanno diritto a una famiglia”? Innanzitutto distinguiamo due piani, quello civile e giuridico e quello religioso e pastorale.
Sul primo, l’obiezione viene spontanea ma non l’ha fatta quasi nessuno. Ma non è un’ingerenza politica che il papa solleciti ai governi e ai parlamenti una legge sulle unioni civili e omosessuali, senza peraltro accorgersi che già c’è da queste parti? Tutti quei progressisti, laici e fieri difensori della sfera civile, statale, laica, non hanno nulla da dire di fronte a questa invasione di campo di Bergoglio? Se difende il diritto alla vita rispetto all’aborto, la famiglia rispetto alle leggi che la destrutturano, è considerato uno scandalo, una prevaricazione; se invece non si limita a una petizione di principio nel nome della vita o della famiglia ma addirittura entra sul piano legislativo e chiede una legge, anzi una copertura legale per gli omosessuali, va tutto bene. Anzi elogi da tv e giornaloni. Dov’è finita l’autonomia dello Stato, del Parlamento dalla vita civile? Bergoglio avvocato matrimonialista degli omosessuali…
Ma il discorso più ampio e più tragico da farsi è sul piano religioso. Parto dalle fonti e arrivo al presente. Dunque, il catechismo all’art. 2357 recita: “Gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati. Sono contrari alla legge naturale. Precludono all’atto sessuale il dono della vita”. Parole nette che non si possono equivocare: ma vorrei sottolineare che la condanna riguarda gli atti omosessuali non gli omosessuali. Si distingue l’agire di una persona dal suo essere, la sua dignità; l’amore che si deve alla persona resta. Un conto è condannare l’errore, un altro colui che lo compie. Lo diceva già Giovanni XXIII a proposito dei comunisti: distinguere l’errore dagli erranti.
Il predecessore di Bergoglio, Ratzinger, quando era ancora alla Congregazione per la dottrina della fede, con Papa Giovanni Paolo II, precisò nel 2003: “La Chiesa insegna che il rispetto verso le persone omosessuali non può portare in nessun modo all’approvazione dei comportamenti omosessuali oppure al riconoscimento legale delle unioni omosessuali. Il bene comune esige che le leggi riconoscano, favoriscano e proteggano l’unione matrimoniale come base della famiglia, cellula primaria della società. Riconoscere legalmente le unioni omosessuali oppure equipararle al matrimonio, significherebbe non soltanto approvare un comportamento deviante, con le conseguenze di renderlo un modello nella società attuale, ma anche offuscare valori fondamentali che appartengono al patrimonio comune dell’umanità”. Chiarissimo.
Non era ancora fuori dalla dottrina e dai suoi predecessori Bergoglio quando in Amoris Laetitia scrisse che “ogni persona va rispettata indipendentemente dal proprio orientamento sessuale”. Giusto. Ma qui si va oltre, alla richiesta di una copertura legale per i gay e all’auspicio che si possano costruire una famiglia. E coi figli come la mettiamo, assecondiamo gli uteri in affitto, accettiamo le adozioni per le coppie gay? A questo Bergoglio non ci è ancora arrivato… E se dobbiamo credere alla testimonianza di un attivista gay, Juan Carlos Cruz su la Repubblica, Bergoglio gli avrebbe detto “È Dio che ti ha fatto gay”, dimenticando che esiste il libero arbitrio, altrimenti saremmo solo dei burattini del Signore, automi privi di volontà e discernimento.
Sforziamoci di vedere le buone intenzioni di Bergoglio (scusate ma non riesco proprio a chiamarlo Papa): vuole andare incontro al proprio tempo, vuole valorizzare una categoria protetta, manifestare accoglienza anche per loro, farsi benvolere dai media e dalle fabbriche del politically correct per agevolare la sua mission (trattengo la e per prudenza religiosa). Ci riesce? Non vedo tracce di un risveglio religioso, di un’inversione di tendenza, di una nuova attenzione verso una Chiesa così rinnovata e verso la fede cristiana. Anzi. A voler dare un giudizio storico sul suo lavoro in Vaticano, Bergoglio sta fondando una nuova religione umanitaria, un nuovo cristianesimo che si rifà alle origini (come per altri versi hanno fatto nei secoli tante sette, fra scismi ed eresie, tante chiese cobas, cristiani di base, fino ai testimoni di Geova). La novità è che stavolta a promuoverla sia un papa.
Invece cosa dovrebbe fare, come dovrebbe aggiornare il catechismo ai nostri tempi senza uscire dal suo ruolo pastorale? A mio umile giudizio dovrebbe dire tre cose, una più facile, una più aspra e una difficile. La più facile è: “Ti rispetto a prescindere dalle tue scelte sessuali. Sei un figlio di Dio e questo mi basta per amarti”. La più aspra è: “Se ci riesci, rinuncia a praticare atti omosessuali perché sono disordinati, secondo la dottrina e la legge naturale”. Ma questo può valere anche per molti atti eterosessuali. Quella difficile è: “Se non ci riesci, vivi però la tua scelta il più possibile con spirito cristiano, avvicinati alla Chiesa, rispetta la famiglia naturale, i figli, i bambini, non esibire le tue scelte sessuali, vivile nella tua sfera privata”. Un discorso così, né compiacente né intimidatorio, non lo fa nessuno; ma un Papa, un Sacerdote, un Padre dovrebbe farlo. Però stiamo parlando di Bergoglio.