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Se gli Stati Uniti si togliessero di torno per un po' sarebbe un bene per il mondo intero

di Massimo Fini - 02/11/2016

Se gli Stati Uniti si togliessero di torno per un po' sarebbe un bene per il mondo intero

Fonte: intelligonews

Ad una settimana dalle elezioni americane, che vedranno contrapporsi per la poltrona alla Casa Bianca il magnate Donald Trump e l'ex segretario di Stato Hillary Clinton. In questi giorni un elemento sta scuotendo gli equilibri che parevano ormai acquisiti nella campagna elettorale, ovvero la riapertura da parte dell'Fbi dell'indagine sul cosiddetto emailgate a carico di Hillary e oggi la pubblicazione di alcune carte relative ad una vecchia indagine su Bill. Cosa sta accadendo negli Stati Uniti? Ci saranno altri colpi di scena? IntelligoNews lo ha chiesto al giornalista, scrittore e analista politico Massimo Fini. 

Dopo la riapertura del caso emailgate e oggi la pubblicazione di carte di una vecchia indagine sul marito Bill, in molti titolano Fbi contro Hillary. La domanda che però ci si pone è cosa stia realmente accadendo negli Stati Uniti.

“Succede che, peggio di quanto accade in Italia, la campagna elettorale non si fa sui programmi ma su reciproche accuse. Quali siano le forze che agiscono dietro ai due candidati, onestamente, è difficile sapere a meno che non si sia molto dentro al cerchio di potere americano”. 

Secondo Lei l'effetto combinato di questi fattori potrebbe portare Trump alla vittoria? 

“Trump può vincere comunque, partendo dal presupposto che raggruppa una parte notevole dell'elettorato americano mentre Hillary gode in linea di massima del favore dei giornali ma non convince, con quest'aria da 'madonnina infilzata'. Lui appare più franco e diretto e evidentemente ottiene una maggiore efficacia in questo suo modo d'essere”. 

Quali rapporti verrebbero a crearsi, secondo Lei, con Putin e la Russia in caso di vittoria dell'uno o dell'altra? 

“Certamente con Trump i rapporti sarebbero migliori, visto che la Clinton rispolvererebbe la solita linea secondo la quale la Russia è il nemico numero uno. Per noi europei, questo mi pare chiaro, sarebbe più vantaggioso se vincesse Trump, in quanto noi abbiamo molto più interesse ad essere vicini alla Russia che non all'America per ragioni di vicinanza geografica, energetiche ed economiche e se vogliamo anche culturali. Puskin, Gogol e Checov sono autori europei. Certo non disprezzo la filiera degli autori americani ma siamo ad un livello molto più basso”. 

In questi ultimi giorni dobbiamo attenderci altri colpi di scena? 


“Non credo, ormai siamo troppo a ridosso del voto e anche se accadesse qualcosa non avrebbe efficacia sulle elezioni. Mi faccia però dire che colpisce, più di tutto, il basso livello dei due candidati e di quelli che li appoggiano. Se ne evince un'immagine davvero deprimente degli Stati Uniti.” 

Qualora vincesse Trump si può pensare che l'idea di un conflitto in Medioriente possa perdere quota. Ci sono però, a suo parere, delle possibilità criticità da una sua vittoria per gli equilibri globali? 

“Vede, io non so e non credo sia dato sapere ora se Trump, in caso di vittoria, seguirà la storica linea isolazionista dei repubblicani, da cui si deve escludere la parentesi Bush naturalmente; qualora la seguisse e gli Stati Uniti si togliessero di torno per un po' sarebbe un bene per il mondo intero”

a cura di Stefano Ursi