Se la Kommissione innesca l’orribile arma segreta italiana. L’Otto Settembre
di Maurizio Blondet - 16/05/2018
Fonte: Maurizio Blondet
Un finlandese, un lettone e un greco ci hanno ingiunto di obbedire all’Europa. Katainen ci ha detto che l’Europa non cambia il Patto di Stabilità. Dombrovskis, che il nuovo governo continui a ridurre il debito ed anche il deficit (che riduciamo da 20 anni). Avramopoulos vuole che non cambiamo la politica sui migranti.
Insomma continuano a pretendere che obbediamo alle misure, basate su una teoria sbagliata del debito pubblico, che ci hanno portato alla rovina.
A loro bisognava mostrare questa tabella: la curva di povertà a cui ci ha ridotto la UE, con la complicità dei nostri politici.
La divergenza della miseria. Il punto di rottura è vicino.
Siccome sono profondamente stranieri, ed ignoranti della storia europea, a maggior ragione della italiana, non sanno quello che provocano obbligandoci a tener fede, costi quel che costi, agli arbitrari diktat europei. Non sanno che abbiamo una orribile arma segreta, autodistruttiva ma distruttiva degli “alleati”, quando ci si obbliga a faccia al muro. L’Otto Settembre. O se volete, Caporetto. La rottura del fronte, della linea, la resa in milioni, il tutti a casa o in prigionia.
Il meccanismo è semplice e ricorrente: i nostri politici e governi (imprevidenti, pressapochisti e incapaci) impegnano il popolo italiano in obblighi ardui e impegnativi, ferree alleanze, irrealistiche gabbie internazionali, senza darci i mezzi per tener duro, e ignorando ogni volta che la nostra fibra morale, la nostra cultura, la nostra stessa posticcia e fragile unità nazionale non sono in grado di reggere. Il popolo, passivo, regge e regge, finché non ce la fa, e allora si spezza; divincola, fugge, abbraccia il nemico che lo prende prigioniero (lo raccontò Rommel, quando da capitano ruppe a Caporetto). E’ vergognoso, ma è l’istinto animale e vitale, di una plebe senza intelligenza, ma con il buon senso di non farsi ammazzare fino all’ultimo uomo. Per Badoglio, poi….
Quando i politici ci hanno fatto entrare nell’euro, dovevano avvertirci: da oggi dovete diventare tedeschi. Ossia: i sindacati si devono accordare con Confindustria per non avanzare aumenti di salario, anzi accettare riduzioni: disciplina, si tratta di diventare competitivi rispetto agli alleati. La casta pubblica deve diventare onesta, sparagnina, patriottica, insomma efficiente. Perché la moneta è il ritratto del popolo, della sua psicologia e dei suoi vizi e virtù – la lira le esprimeva e la lasciava fiorire; l’euro, moneta tedesca, ci fa semplicemente asfissiare e morire.
Il momento del nuovo Otto Settembre è vicino, come mostra la tabella. I baltici che comandano a Bruxelles dovrebbero intravvedere quel che si avvicina, ed offrirci vie d’uscita. Ascoltare gli scricchiolii del fronte italiano, ascoltare le nostre proposte – nel loro steso interesse, l’interesse dell’Europa monetaria.
Invece: tenete duro! Riducete il debito! Patto di stabilità! Immigrati a milioni! Avete votato male, rimettete il governo che vi avevamo messo sulla testa prima!
Il risultato sarà l’Otto Settembre. Che, siccome siamo un paese grosso – non grande ma grosso – farà collassare noi, ma insieme, gli altri stati dell’eurozona. Perché se l’Italia deve uscire dall’euro “alla Caporetto” invece che in modo riflesso e concordato, la Germania e la Francia sono fritte.
Perché l’euro mica solo è dannoso per noi. Anche alla Francia si apre un abisso nel rapporto debito-pil rispetto alla Germania.
Francia: rapporto debito/Pil rispetto a Germania. E Macron sogna la “convergenza”.
Il sogno di Macron – di Attali e delle banche internazionali che l’hanno eletto – di spingere Berlino ad accettare “convergenze e trasferimenti”, è un puro sogno: nessun cancelliere riuscirà mai a convincere i tedeschi a riempire quella voragine coi propri surplus. Anche qui, il problema non è politico; come il nostro 8 Settembre, è “culturale”, profondamente insito nelle carni.
Quel surplus tedesco sulle esportazioni, del resto, prossimamente si ridurrà (basta che Trump metta dazi sulle BMW): Berlino avrà la scusa di aver meno mezzi di prima per convergenze e trasferimenti.
Del resto, l’amico Mazzalai pensa che la Caporetto, il vero crack, possa cominciare dalla Germania. Dalla Deutsche Bank da cui i tedeschi cercano di distrarre puntando il dito sul debito pubblico italiano. Ma le azioni Deutsche hanno perso il 34% nell’ultimo anno. “Il nuovo amministratore delegato Christian Sewing sta attuando una revisione radicale della banca d’investimento in difficoltà per concentrarsi maggiormente sui clienti europei, allontanandosi dalle ambizioni di essere una delle migliori società globali. Il più grande istituto di credito tedesco ridurrà la sua presenza negli Stati Uniti, ridurrà il business della finanza aziendale negli Stati Uniti e in Asia e rivedrà il suo business azionario globale. Le misure porteranno a una “significativa riduzione” della forza lavoro quest’anno”.
Pende una crisi epocale, cui i nostri governanti (non eletti, ma anche quelli votati e bocciati) rispondono con una menzogna: c’è la crescita mondiale, l’Italia è la sola che non la aggancia, perché non fa le riforme.
La “crescita” è tornata grazie stimolanti assolutamente eccezionali, la pompa delle banche centrali anzitutto, di misura forse mai vista nella storia, che hanno ottenuto una crescita mediocrissima. “Nello stato attuale del sistema, il rendimento degli strumenti di cui si dispone per drogare l’attività è molto debole. Detto altrimenti, i costi sono colossali per dei risultati minimi” (Bruno Bertez).
Acquistare azioni proprie indebitandosi
I famosi “mercati” finanziari, quelli cui dovremmo lasciar giudicare la nostra solvibilità come Stato, le imprese miliardarie americane, stanno facendo cosa dei prestiti a tasso zero della banca centrale? Ci comprano azioni proprie. Insomma non hanno alcuna idea su come investirli produttivamente, vista la stagnazione della domanda che il capitalismo stesso ha provocato (deflazionando i salari); comprando azioni proprie, essi ne aumentano il “valore” in Borsa. Inoltre, si pagano dividendi milionari, i capitalisti: con denaro preso a prestito dalla banca centrale.
“I buyback salgono, rafforzando il mercato”. Una volta, era vietato.
Attenzione: ciò è perfettamente funzionale, nella logica del capitalismo, che non è un istituto di beneficenza. Comprando azioni proprie (buyback), il capitale –che si trova di fronte alla rarità dei profitti d’impresa e a un eccesso di capitale che cerca un profitto – il capitalista compra azioni proprie, eutanasizza così capitale, ne diminuisce la massa, dunque aumenta il tasso di profittabilità. Agisce secondo la teoria finanziaria che rende “razionale” il capitalismo.
Ovviamente ciò somiglia al caso sperimentale delle api operaie che, tenute artificialmente senza la possibilità di nutrire le larve nell’alveare, staccano la parte dietro della larva e la offrono alla parte davanti. L’ape agisce “correttamente”, come il capitalista (fra l’altro spiega perché i capitalisti si abboffano di titoli del Tesoro italiani a basso tasso, con gran stupore dei media che vogliono la nostra punizione: sono così affamati di rendimento!). E’ il sistema che è ormai diventato patologico – Di chi la colpa?
Basterà ricordare che in Usa esistevano leggi che vietavano il buyback, l’acquisto di azioni proprie. Dunque sono stati i politici, i governi, che si sono fati comprare e non hanno più esercitato il contropotere, la sorveglianza democratica sul capitale. Sono stati i sindacati ad esser venuti meno alla loro funzione, che è di opporsi al capitale per migliorare i redditi e la sicurezza dei lavoratori. Banche centrali e media, corpi intermedi e magistrati, tutti gli organi di contropotere hanno smesso di funzionare e lavorano per il capitale. Fino a questo estremo patologico e letale per gli esseri umani.
E adesso che emergono “populisti” critici del sistema patologico e che vogliono cambiarlo, tutti a gridare: sono arrivati i barbari! Riducete il debito pubblico! Patto di Stabilità! Non sforate! Siete insolventi! i mercati vi puniranno! Non si cancella il debito!
Insomma avvicinano, ci spingono all’Otto settembre. Dimenticando che dopo, viene Piazzale Loreto.