Se potete, perdonatemi!
di Stefano Montanari - 25/01/2022
Fonte: Sfero
I vecchi si alzano presto, e io non faccio eccezione.
Sabato di una mattina di gennaio. La nebbia si dirada un po’ pigramente per lasciare posto a una parvenza di sole. Sul piazzale di fianco a casa un ragazzo, tutto solo, cammina con il viso nascosto dalla mascherina d’ordinanza, quella obbligatoria, quella vietata dall’art. 85 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza.
Il piccolo paese in cui abito da qualche anno dopo aver dovuto vendere casa mia era, un tempo, il luogo dove andavano a spegnere la loro vita i vecchi cittadini della media borghesia, quelli che avevano due soldi da parte e potevano permettersi di comprare una villetta a schiera.
Io vivo in affitto.
Da un paio d’anni qui non muoiono soltanto i vecchi: muore il paese. Le quattro pizzerie sono ridotte a due. La fioraia ha chiuso bottega, e così la vecchietta della frutta e verdura, l’edicolante, uno dei due macellai... I due ragazzi che avevano aperto il negozio di scarpe non sono andati oltre i tre mesi.
Per fortuna, non tutti soffrono. Qualcuno ha dato ascolto ai saggi consigli del signor dottore e si è vaccinato. Il caso ha voluto che sia morto, e ciò che resta nel paesino, in Italia, nel mondo non è più cosa che lo riguardi. “La grande consolatrice.”
Intorno a noi il mondo sta rapidamente uscendo dalla tragedia del più terribile morbo che abbia colpito il Pianeta nella sua storia di milioni di secoli. Un morbo unico, se non altro perché inesistente e, quindi, difficile da contrastare. Ma era inevitabile: lo scherzo non poteva durare più di tanto, e il rischio era di ritrovarsi più di qualcuno pronto a compiere azioni cui potrebbe essere poi difficile appiccicare una pezza. Qua e là, sempre meno raramente, le forze dell’ordine danno tracce di segnali preoccupanti, e senza l’obbedienza a certi ordini di quelli che Giuseppe Giusti etichettava come “strumenti ciechi d’occhiuta rapina, che lor non tocca e che forse non sanno” ci sarebbero difficoltà forse insormontabili. In fondo, anche loro sono esseri umani, moltissimi di loro con tanto di prole. Così, qua e là nel mondo, come i topi durante un naufragio, c’è chi abbandona la nave.
Ora, in questo gioco del domino, le tessere cadono, ognuna trascinando la vicina, e non è difficile pronosticare che non si tarderà a che non ce ne sia più nessuna diritta.
Ma no: qualcuna, eroicamente, resterà: le nostre, quelle italiane! Il nostro paese, quello che Lamartine chiamava il popolo dei morti, resterà l’ultimo a firmare la resa, una resa di fronte alla legge, alla morale e alla scienza. Un esempio? Un tribunale, il Tar del Lazio, ha dovuto ammettere che almeno una delle enormità espresse dal nostro signor ministro di quella che continuiamo a chiamare “salute” era davvero troppo grossa. La storiella della “Tachipirina e vigile attesa” aveva già suscitato l’ilarità di chi, a livello mondiale, ha nozioni di medicina, e più di tanto non potevamo esporci. A difesa del signor ministro possiamo tentare con un “in fondo, non poteva sapere…” ma qualcuno potrebbe obiettare che mica era obbligatorio mettere in poltrona quel signore. Non bastavano la signora Lorenzin e la dottoressa Grillo?
Vabbè: accompagniamo alla porta il personaggio, perdonandolo a fronte del suo impegno a ritirarsi per sempre a vita privata, godendo della non disprezzabile pensione che gli riconosceremo. E con lui accompagniamo quelli che non sono cartapesta da carro carnevalesco ma, per un attimo, sono stati travestiti da “scienziati” di stato.
E invece… E invece, in un più che goffo tentativo di salvare la faccia, il Consiglio di Stato (art. 100 e art. 103 della Costituzione) sospende la sentenza del Tar. La giustificazione tradisce un palese imbarazzo: in fondo, non si trattava di prescrizioni, ma di raccomandazioni. Insomma, se i signori medici si attenevano ai “consigli” del signor ministro erano affari loro, o, meglio, di chi a loro si affidava. Ma poiché al peggio non c’è limite, il Consiglio di Stato aggiunge che “Tachipirina e vigile attesa” sarebbero “le migliori pratiche” secondo la letteratura “scientifica.”
A questo punto, sarebbe interessante non solo leggere quella letteratura che non riesco a trovare, ma incontrare di persona gli “scienziati” che avrebbero sostenuto la pubblicità di una casa farmaceutica insieme con l’uso di un prodotto che ostacola la formazione di glutatione, il tripeptide naturale senza cui diventa difficile all’organismo lavorare in modo efficace per opporsi, tra l’altro, a una lista corposa di malattie.
Da addetto ai lavori, potrei scegliere se inorridire o farmi una risata. Da italiano, che faccio?
Per ora porgo umilmente, a nome del paese di cui sono involontariamente cittadino trasformato in suddito, le mie scuse quanto meno agli scienziati che a quel titolo hanno diritto. Ma le scuse più sanguinanti le porgo alla generazione che, per forza di cose, erediterà l’Italia. Ragazzi, io ci ho provato e ho pagato per questo. Non ce l’ho fatta. Se potete, perdonatemi.