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Seppellire i morti

di Giannozzo Pucci - 22/01/2021

Seppellire i morti

Fonte: Giannozzo Pucci

I morti si seppellivano perché siamo “polvere e polvere ritorneremo” e durante il processo di tornar polvere rendiamo al suolo e ai cicli naturali il carbonio rimasto nei nostri corpi, che si trasferirà alle innumerevoli forme vitali che compongono, mantengono e arricchiscono la fertilità della terra. Oggi continuiamo a devastare la terra anche dopo morti finendo nei loculi in cemento, chiusi alla natura, spesso vestiti di stoffe artificiali e pieni fino all'ultimo di chimica inquinante oppure bruciamo altro petrolio per finire nei fumi.
Dall’inizio dell’era industriale si è guardato ai materiali solo per la loro utilità ai fini delle nostre invenzioni, senza tener conto delle conseguenze sulla natura (es. il carbone, il petrolio ecc.) e della gestione finale (es. vetroresina, kevlar, PVC e tanti altri non riciclabili). La maggioranza dei materiali utilizzati dall’industria oggi non rientrano nei cicli naturali e non restituiscono carbonio alla fertilità della terra: per questo sia le discariche che l'incenerimento sono inquinanti nelle falde d’acqua, nell’aria e nella terra. Qualsiasi protesi tecnologica che non elimina le cause, limitandosi a giocare sugli effetti deve essere respinta.
Il limite: è il motore dell’economia e dei progressi delle conoscenze e della tecnica. Consentire solo l’uso di materiali  naturali e, in minore proporzione, riciclabili è l’unico modo per costringere gli stati, gli enti pubblici e i privati a investire nella ricerca a questo fine.
Lo studio della merceologia dei rifiuti deve portare, nel più breve tempo possibile, ad avere solo due varietà di resti:
1) i materiali naturali decomponibili che possono essere interrati senza danno anzi aumentando la riserva di carbonio nella terra;
2) i materiali non decomponibili (minerali ecc.) che devono essere totalmente riciclabili e a cui va allungata al massimo la vita prima di ogni riciclo.
Ciò comporta una rivoluzione che investe ogni aspetto della nostra società e del suo modo di vivere, con leggi sull’"obbligo della riparabilità" degli oggetti, incentivi per le attività di riparazione: il calzolaio, il sarto, il tecnico degli elettrodomestici, obbligatorietà del vuoto a rendere, coefficienti ambientali per le attività produttive, su cui calcolare ogni tassa. Solo se costretti si ripensano le filiere produttive e i materiali usati. Solo se costretti, in ogni regione potranno nascere distretti industriali che studiano, producono, recuperano e riciclano questi materiali.