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Si dirada la nebbia di guerra in Siria

di Enrico Tomaselli - 01/12/2024

Si dirada la nebbia di guerra in Siria

Fonte: Giubbe rosse

SI DIRADA LA NEBBIA DI GUERRA
Cominciano ad emergere la realtà su ciò che sta accadendo in Siria, mentre la tempesta mediatica scatenata dai vari supporter dell'offensiva terroristica perde il suo impulso iniziale.
Essenzialmente, questi sono i fatti.
L'esercito siriano (SAA), dopo la rotta sul fronte di Aleppo - dove truppe demotivate si sono ritirate senza praticamente combattere, sotto l'impeto dell'attacco jihadista - ha infine ripreso il controllo ed il coordinamento delle unità. La veloce avanzata delle forze dell'HTS è stata dapprima fermata alle porte di Hama, dove sono stati schierati i paracadutisti della 25a Divisione delle Forze Speciali, quindi è partito un contrattacco che ha portato alla riconquista di numerosi centri abitati più a nord del capoluogo (Kernaz, Halfaya, Morek, Al-Fatatira, Al-Tanjara, Maardes e Al-Ameeqah). Un tentativo di innescare una insurrezione a Daraa, nel sud, è stato prontamente stroncato. A Damasco, la 4a divisione, guidata da Maher el-Assad, fratello del presidente, ha ripulito la capitale da alcune cellule dormienti dei gruppi jihadisti. Nella stessa Aleppo, sembra che alcune strutture militari siano ancora sotto il controllo del SAA, mentre i miliziani dell'HTS si limitano per il momento ad aggirarle.
Quella che inizialmente era sembrata una entrata in campo, parallelamente all'offensiva jihadista, dell'SNA (la formazione più strettamente sotto controllo turco), sembra si stia rivelando piuttosto un tentativo di approfittare della situazione per liquidare la presenza curda nel nord. Le unità SNA, coordinate da droni turchi che stanno sorvolando il nord-est siriano, stanno infatti concentrando la propria azione contro la presenza delle SDF in direzione di Aleppo e, soprattutto, verso Tal Rifat.
A loro volta, le unità collegate alle forze curde (SDF, YPG, Qads) sembrano essersi mosse soprattutto in funzione difensiva rispetto all'SNA, mentre rispetto all'HTS sono state assai più cedevoli (ad Aleppo, si sono ritirate da alcuni punti strategici - tra cui l'aeroporto internazionale - senza opporre resistenza). Complessivamente, quindi, la ripresa dell'attività cinetica nel nord siriano sembra aver rimesso in movimento anche le forze curde ed anti-curde, ma non necessariamente in favore o contro una delle due parti in conflitto (HTS e SAA), quanto piuttosto per regolare vecchi e reciproci conti.
Più in generale, si può ragionevolmente affermare che, se l'esercito siriano non si fosse inizialmente sbandato (evidenziando peraltro problemi strutturali), molto difficilmente le unità dell'HTS avrebbero potuto spingersi così avanti. Al tempo stesso, questa mancanza di resistenza da parte siriana (molto probabilmente di gran lunga superiore alle aspettative) ha indotto le forze jihadiste a spingersi sempre più in avanti, allungando le linee logistiche ed esponendosi agli attacchi dell'aviazione russa e siriana. La quale, a sua volta sta operando a pieno regime, colpendo anche le retrovie jihadiste a Idlib e dintorni, e non disdegnando alcune incursioni in aiuto alle forze dell'SDF.
La debolezza strutturale dell'HTS, che dispone di essenzialmente di unità di fanteria molto mobili, ma senza una adeguata copertura di artiglieria, praticamente priva di forze corazzate, e soprattutto senza alcuna difesa anti-aerea, si è quindi evidenziata rapidamente. Se nei primi tre/quattro giorni il crollo delle forze siriane aveva determinato la caduta di Aleppo ed un dilagare dei tagliagole di Hay'at Tahrir al-Sham, sono bastate meno di 48 ore perché la situazione si ribaltasse (o quasi).
A quanto è dato sapere, sinora - a parte l'aviazione russa - gli interventi sul campo sono stati portati a termine quasi esclusivamente dal SAA, e non si ha notizia di scontri diretti tra IRGC iraniano ed Hezbollah con i jihadisti. Nonostante la debacle iniziale, davvero fuori misura, la stabilizzazione del fronte sembra procedere a sua volta più velocemente del previsto. Resta ovviamente da vedere come si svilupperà la situazione sul terreno nei prossimi giorni, soprattutto per quanto riguarda Aleppo. Se, com'è prevedibile, l'HTS vi si attesterà, potrebbero volerci settimane o mesi.
A questo punto la questione strategica fondamentale è capire se Russia ed Iran punteranno a cogliere l’occasione per spazzar via tutte le formazioni terroriste dal nord siriano (il che comporterà un confronto con la Turchia, ai limiti dello scontro), o se invece preferiranno cercare di ripristinare lo status quo precedente, senza impegnarsi più di tanto. I primi segnali, che vanno in direzione di un coinvolgimento di Ankara nel processo di stabilizzazione, sembrano andare (ahimé, aggiungo) verso la seconda ipotesi.
Sullo sfondo, la minaccia israeliana di intervenire, che potrebbe a sua volta innescare nuovi sviluppi e nuova escalation. Si tratta probabilmente più di fumo che di arrosto, e difficilmente Tel Aviv andrà oltre un intensificarsi dei suoi abituali raid aerei (il che comunque irriterebbe non poco la Russia). Un intervento di terra appare estremamente improbabile, sia perché l’IDF è stremato, sia perché la Siria è molto più vasta del Libano, sia perché in questo caso sarebbe l’invasione di un paese sovrano da cui non è partita alcuna azione ostile, sia perché significherebbe andare allo scontro diretto con le forze iraniane - cosa rispetto alla quale direi che a Tel Aviv sono assai prudenti.
Appare comunque evidente che il precario cessate-il-fuoco in Libano non ha affatto avvicinato la quiete in Medio Oriente.