Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Sincronicità

Sincronicità

di Guido Dalla Casa - 12/03/2025

Sincronicità

Fonte: Guido Dalla Casa

Il tempo e la fisica quantistica

Agli inizi della scienza moderna, tre-quattro secoli fa, la fisica nacque sostanzialmente come meccanica, soprattutto per opera di Newton. Il pensiero corrente della cultura occidentale è ancora oggi in gran parte ancorato alla visione del mondo che consegue dall’opera di Newton, sia per quanto riguarda i concetti di spazio e di tempo, sia perché viene attribuita ai fenomeni una natura essenzialmente meccanica. Tutto si poteva ricondurre al movimento di punti materiali nel tempo, che esisteva in modo assoluto e indipendente. Inoltre, alla base della scienza “ufficiale” (quella che viene divulgata) sta il dogma seguente: il mondo materiale esiste in modo del tutto indipendente dal mondo mentale-spirituale. In altre parole, la scienza è nata assumendo come premessa ovvia - quindi senza alcuna garanzia - una particolare visione filosofica, quella di Cartesio.
  Dal 1905, data di nascita convenzionale della relatività speciale, spazio e tempo hanno perso la loro esistenza indipendente ed assoluta, materia ed energia sono diventate la stessa cosa: il tempo non è più quello di Newton, è entrato nel gioco mescolandosi alle altre grandezze, c’è solo uno spaziotempo indivisibile. Materia ed energia sono state unificate, ma un dualismo restava ancora netto: c’era un mondo energetico-materiale oggettivo, esplorato da una mente umana separata. Forse il pensiero corrente ha accettato l’unificazione energia-materia, ma non è andato oltre. Sempre di entità fisiche si tratta. La mente è un’altra cosa: essa indaga dall’esterno il mondo fisico oggettivo. Il pensiero corrente è ancora su queste posizioni, in realtà “antiquate”, come vedremo.                 Torniamo ai primi trenta anni del ventesimo secolo (i cosiddetti “Trent’anni che sconvolsero la fisica”), quando Werner Heisenberg formulò il suo famoso “principio di indeterminazione” (1927), che inizialmente riguardava la posizione e la quantità di moto di una particella. Le due grandezze non sono determinabili entrambe: se vogliamo definirne esattamente una, l’altra è completamente indeterminata. Solo l’osservazione “sceglie” la grandezza da conoscere. Il principio si applica anche ad altre coppie di grandezze, fra cui la coppia energia-tempo: se fissiamo un istante esatto, cioè vogliamo che sia nulla l’indeterminazione del tempo, la “particella” presenta una massa-energia completamente indeterminata, il che significa che non è niente di definibile in alcun modo.
  Spazio, tempo, materia, energia e mente fanno ormai parte dello stesso gioco indivisibile. Come passo ulteriore, si troverà poi che in tutti i sistemi complessi si ha l’emergenza di fenomeni mentali. L’emergenza del fenomeno mentale nell’evoluzione di un sistema fa cadere il feticcio della riproducibilità dei fenomeni: sistemi complessi uguali, con tutte le premesse e le predisposizioni energetiche-materiali identiche, possono avere andamenti diversi, e quindi portare a risultati diversi.
Sincronicità
  Anche se molti “scettici” non vogliono ammetterlo, si riscontrano spesso fenomeni che avvengono contemporaneamente e sono collegati, anche a grande distanza, o uno in seguito all’altro, senza alcun legame di causa-effetto, almeno se si considera soltanto il mondo energetico-materiale.
  Un umano muore in un punto della Terra: nello stesso istante, a cinquemila chilometri di distanza, un orologio perfettamente funzionante e molto caro al suo cuore, si ferma. Le probabilità che una simile “coincidenza” sia dovuta al caso sono praticamente zero. A parte che non abbiamo la più pallida idea di cosa sia il caso: probabilmente è un’etichetta che mettiamo a tutto quello che non sappiamo.
Misteriosi eventi sincronici sembrano spuntare qua e là nella vita di ognuno di noi: improvvisamente un evento accade in perfetto sincronismo con un pensiero.
  Il fenomeno della “sincronicità” è da tempo studiato anche da alcuni fisici quantistici. Questi studi hanno forse avuto origine dallo scambio di idee tra il grande psicoanalista     Carl Gustav Jung e il fisico quantistico Wolfgang Pauli, premio Nobel per la Fisica. Si è trattato di studi con partenze diverse, che hanno aperto le porte alla possibilità di studiare il fenomeno della sincronicità in un quadro di unificazione, dove la materia e la mente sono unite in un’unica “realtà psicofisica”.
  E’ interessante notare che tale scambio di idee, avvenuto oltre cinquant’ anni orsono fra scienziati di formazione diversa, è praticamente sconosciuto. La collaborazione fra Jung e Pauli durò ben 25 anni, dal 1932 al 1957. Questo è solo un episodio che dimostra quanto siano forti le resistenze ad ogni cambiamento: la scienza ufficiale tenta di inquadrare ad ogni costo qualunque idea all’interno del paradigma meccanicista cartesiano-newtoniano, anche contro ogni evidenza. Il pensiero scientifico “ufficiale” (cioè quello divulgato in pratica) considera reale solo il mondo della materia-energia e  tutto il resto come il prodotto di fantasie oscurantiste. Invece Pauli aveva compreso che ci sono aspetti della materia che fanno pensare che alla base di tutto l’Universo ci sia una grande dimensione psichica.
  Molte ricerche attuali mostrano che in Natura tutto si muove in sintonia e spesso si verificano eventi simbolici e pieni di significato che ci ricordano che non siamo fatti di sola materia, ma soprattutto che l’universo ha la sua matrice in una coscienza universale, quella che già Jung aveva scoperto nella forma dell’inconscio collettivo, l’origine di tutte le sincronicità. L’Inconscio Collettivo di Jung oggi viene chiamato anche Inconscio Ecologico (soprattutto nel campo dell’Ecopsicologia), in quanto comprende la mente estesa a tutti gli esseri senzienti, alla Totalità, alla Terra stessa.
  In pratica, a parte il lavoro rivoluzionario di Wolfgang Pauli, David Bohm, Fritjof Capra e pochi altri, molti aspetti della fisica quantistica sono stati ignorati dalla maggioranza degli scienziati dell’establishment ufficiale (cioè la scienza diffusa ai non-addetti): il tema della sincronicità è rimasto un argomento tabù. Invece a livello “specialistico” si sono sviluppati molti filoni della Fisica e della Neurofisiologia che confermano gli eventi sincronici come reali, e anche piuttosto frequenti.
Gli scienziati “ortodossi” si curano delle “sane” leggi della materia e Jung si occupava delle “fantasie” dell’inconscio. Di solito non sanno neppure che Jung aveva intrattenuto quella lunga corrispondenza con Wolfgang Pauli.
  La scienza “ufficiale” cartesiana guarda con grande sospetto chi osa “mescolare” mente e materia. Si comporta come la Chiesa Cattolica al tempo di Galileo, anche se con una differenza: allora chi non si adeguava al paradigma ufficiale finiva al rogo, oggi finisce in fondo a un corridoio, senza finanziamenti e con uno stipendio molto misero. Forse qualcosa sta cambiando, ma molto lentamente.
Entanglement
  Vi sono alcune ipotesi che vengono considerate “evidenti” non solo dalla scienza classica, ma anche dalla fisica relativista; esse sono:
- che un esperimento sia esattamente ripetibile, almeno su un piano ideale, cioè che il risultato consegua in modo univoco dalle condizioni “oggettive” dell’esperimento;
- che esista una realtà materiale-energetica oggettiva, senza componenti mentali;
- che non vi possano essere influenze istantanee a distanza, cioè che nessun “segnale” possa superare la velocità della luce (relatività).
  Le teorie che si basano su queste ipotesi sono dette “teorie realistiche locali”. Tutta la scienza le considerava “acquisite”, almeno fino alla metà del secolo scorso.
  Oggi le tre ipotesi sono cadute. Con alcune interpretazioni della fisica quantistica e i successivi sofisticati esperimenti, malgrado la forte resistenza del mondo ufficiale, talvolta anche scientifico, non si sa più che senso dare alle tre ipotesi citate.
  Infatti, secondo alcune correnti del pensiero attuale:
- la ripetibilità viene meno, dato che l’aspetto mentale presente in ogni esperimento può modificarne il risultato; in altre parole, si manifestano “scelte”, che secondo i materialisti sono “frutto del caso”;
- non esiste alcuna realtà senza un aspetto mentale immanente;
- le particelle-onde che si separano da un unico punto restano indissolubilmente legate, dato che l’“osservazione” anche di una sola di esse influenza istantaneamente il comportamento delle altre, a qualunque distanza si trovino.
  Come esempio, accennerò a un esperimento ideale di informazione “istantanea”:
se in un processo microfisico, una particella-onda viene “colpita” e spezzata in due, le due “particelle” uscenti si allontanano e “hanno” certe caratteristiche che sono funzione una dell’altra. Ad esempio, se lo spin di una ha un determinato valore, lo spin dell’altra ne risulta definito. Ma lo spin, come qualunque altra caratteristica, ha un valore definito solo all’atto dell’osservazione, altrimenti è in uno stato indeterminato. Quindi, “osservando” una delle due particelle uscenti, viene istantaneamente determinato anche lo spin dell’altra, a qualunque distanza essa si trovi. Naturalmente la caratteristica della seconda particella viene stabilita anch’essa all’atto di un’osservazione, ma risulta sempre collegata all’osservazione della prima.
  Questo porta alla considerazione che nulla è separabile nell’Universo e qualunque processo ha influenza su qualunque altro, a qualsiasi distanza spaziotemporale si trovi, su un piano psicofisico, dato che l’aspetto mentale fa parte del fenomeno.
Abbiamo visto che le particelle-onde che hanno avuto qualche contatto restano indissolubilmente legate. A questo fenomeno si dà il nome di entanglement (letteralmente: intreccio, groviglio, legame indissolubile). Ciò significa che tutto è collegato a tutto, in modo istantaneo: “Tutto è Uno”.
  Per dare un’idea di alcune conseguenze della fisica attuale, è utile ricordare che qualche studio recente porta a considerazioni come la seguente. Esiste un livello di realtà in cui tutto è presente e da cui si può estrarre tutto: i legami di questo livello con la realtà ordinaria sono probabilmente soprattutto di tipo mentale-emotivo. A questo livello di realtà si è dato il nome di “Campo di Planck” in onore dell’iniziatore della fisica quantistica. Il tipo di coscienza del Campo di Planck potrebbe essere simile a quello del sogno, che corrisponde al dreamtime degli Aborigeni australiani.
  Da questa specie di Matrix prendono informazioni le termiti per fare il termitaio, il cane per sapere che sta arrivando il suo amico, le tartarughe marine per trovare la spiaggia dove sono nate, le larve delle anguille per dirigersi verso il fiume (che non hanno mai visto) da dove sono venuti i loro genitori, a 5000 Km di distanza (dal Mar dei Sargassi), e così via.
Telepatia
  Dov'è localizzata la mente? Ci hanno insegnato a credere che è dentro la nostra testa, che l'attività mentale non è altro che attività cerebrale. Alcune prove sperimentali (descritte magistralmente dal biologo inglese Rupert Sheldrake), suggeriscono che la mente si estende ben oltre il cervello, attraverso campi che ci collegano a tutto quanto ci sta attorno. Se la mente si protrae oltre il cervello e può connettersi ovunque, allora fenomeni come la telepatia diventano possibili.
  Spesso le persone che vogliono apparire “positive” (!) e “moderne” (!) affermano   che la telepatia non esiste, come per gli altri fenomeni cosiddetti “paranormali”, così chiamati per sminuirne la realtà: il tabù che impedisce di considerare seriamente la telepatia deriva dal modello di realtà della scienza ufficiale, cioè dalla teoria della mente-dentro-il-cervello, secondo la quale la telepatia ed altri fenomeni psichici, che implicano azioni a distanza, non possono assolutamente esistere.
Anche nel campo della psicologia transpersonale leggiamo:
L’esistenza delle esperienze transpersonali viola alcuni dei presupposti e principi più basilari della scienza meccanicistica. Esse implicano concetti apparentemente assurdi, quali la natura arbitraria e relativa di tutte le barriere fisiche, le connessioni dell’universo di natura non spaziale, la comunicazione tramite mezzi e canali ignoti, la memoria senza substrato materiale, la non linearità del tempo, o la coscienza associata a tutte le forme di vita (compresi gli organismi unicellulari e le piante) e persino alla materia inorganica.  
                                            (Stanislav Grof – Oltre il cervello – Ed. Cittadella, Assisi, 1988)
  Sheldrake ha raccolto migliaia di prove attraverso episodi di cani, gatti, pappagalli, cavalli ed altri animali che si sono dimostrati capaci di leggere la mente e le intenzioni dei loro amici-umani. Molti amici di cani si sono accorti che il cane sa benissimo quando lo porteranno a fare una passeggiata, anche se sono in un'altra stanza, senza essere visti o sentiti: basta semplicemente pensare di portarli a fare una passeggiata. Nessuno pensa che questo comportamento sia sorprendente se succede in un orario di routine, o se il cane vede la persona che si prepara ad uscire, o sente la parola “andiamo”. Deducono che sia un fenomeno telepatico quando succede senza tali indizi.
  Una delle affermazioni più comuni sui cani e sui gatti è che sanno quando i loro amici stanno tornando a casa, in alcuni casi anticipando il loro ritorno di tempi anche lunghi. Attraverso centinaia di esperimenti, Sheldrake si è dimostrato che i cani reagiscono alle intenzioni dei loro amici-umani di tornare a casa anche se sono distanti parecchi chilometri, quando ritornano ad orari casuali o viaggiano con veicoli insoliti.
  Molte persone ed animali domestici hanno reagito quando coloro ai quali erano emotivamente legati hanno avuto un incidente, o stavano morendo, anche se questo succedeva a molti chilometri di distanza.
  La telepatia è la sola ipotesi che possa rendere conto di tutti questi fatti.
Come abbiamo visto, nella fisica quantistica ci sono forti analogie: se due particelle sono state parte dello stesso sistema e vengono separate nello spazio, mantengono una misteriosa connessione. Quando Einstein si rese conto di questo, pensò che la teoria quantistica fosse sbagliata perché comportava quella “sconcertante azione a distanza”. Ma tutti i fatti e gli esperimenti successivi (disuguaglianza di Bell, esperienze di Aspect, ecc.) hanno sempre dato ragione alla fisica quantistica.
Un termitaio
  Esistono numerosi esperimenti rigorosi da cui risulta che, anche isolando e schermando al loro interno gruppi di termiti di un termitaio da tutti i campi conosciuti possibili, quegli insetti sono in grado di realizzare la struttura del termitaio con precisione ultramillimetrica, da ogni parte degli schermi. E’ come se esistesse un unico piano ben preciso, non supportato da nessun campo di alcuna natura. Inoltre ogni termite percepisce istantaneamente qualsiasi turbativa venga data al termitaio a qualunque distanza si trovi e al di là di qualsiasi tipo di schermatura. E ciò accade anche se le singole termiti provengono in origine da termitai diversi, purché, al momento dell’esperimento, il nuovo termitaio - come entità - sia già stato costituito.
L’ipotesi più logica è semplice: il termitaio ha (o è) una mente. In altri termini: le termiti di un termitaio sono emotivamente collegate da continui scambi telepatici istantanei. La scienza ufficiale cartesiana se la cava dando l’etichetta di misticismo alle spiegazioni che contraddicono le sue premesse dogmatiche.
Il termitaio è solo un esempio che si può applicare a tante altre entità, come una specie, una cultura, un ecosistema, una cellula, un albero, la Biosfera.
  Un ecosistema è un sistema complesso dotato di mente. Forse è per questo che essere immersi in una foresta naturale ci dà una notevole emozione: c’è uno scambio mentale-emotivo.
Conclusioni
  Il pensiero corrente ha accettato l’unificazione energia-materia anche perché ha visto scoppiare le bombe nucleari, ma fa fatica a concepire lo spaziotempo e si rifiuta ancora oggi di accettare la presenza della mente in tutti i fenomeni (mente estesa).
  Abbiamo iniziato parlando del tempo: è molto bello parlarne soprattutto perché non sappiamo bene di cosa stiamo parlando: Non abbiamo la più pallida idea di cosa sia.