Siria, Assad accusa: “A Idlib una messa in scena dell’Occidente”
di Filippo Bovo - 14/04/2017
Fonte: l'Opinione Pubblica
Nella sua prima intervista dopo l’attacco chimico il Presidente siriano Bashar al-Assad ha risposto alle domande dell’AFP (Agence France-Press) sui fatti di Khan Sheikun, provincia a nord della città di Idlib, dove il 5 aprile si è verificato l’attacco che ha causato 87 morti tra i civili.
“Noi – prosegue il presidente siriano – abbiamo chiesto di investigare su quanto accaduto. Una delle fonti di al-Qaeda sostiene che l’attacco sia avvenuto verso le 6 del mattino, mentre il nostro attacco in quella zona è avvenuto attorno a mezzogiorno”.
Incalzato dall’intervistatore su cosa sia realmente successo quel giorno Assad risponde che “la nostra impressione è che l’Occidente, soprattutto gli Stati Uniti, è complice dei terroristi e ha montato tutta questa storia per avere un pretesto per attaccare”. “Si tratta di un solo evento – prosegue il presidente siriano – l’attacco, le accuse, la propaganda su social e tv e l’attacco dopo poche ore dall’accaduto senza prove né indagini su quanto è successo”.
Inoltre Assad ha ribadito che il governo siriano ha rinunciato al suo arsenale chimico nel 2013 come da accordi ONU e che “non abbiamo mai ordinato e non c’è mai stato nessun attacco chimico nella storia della Siria”.
Secondo il presidente siriano quella di Idlib sarebbe “una messa in scena al 100%”. “Noi non sappiamo dove siano realmente morti quei bambini e chi ce li ha messi lì” spiega Assad. “È la storia nella sua interezza che non convince” ribadisce il presidente siriano al giornalista di AFP. “Abbiamo visto dei video dove gli elmetti bianchi soccorrevano i presunti feriti senza maschere e senza guanti, cosa impossibile se ci fosse stato il gas sarin. Per quel che ne sappiamo quelli di al Qaeda si sono rasati la barba e si sono fatti riprendere come grandi eroi umanitari”.
Poi spiega come il governo siriano non avrebbe avuto nessun vantaggio dall’attaccare Khan Sheikun in quel modo: “Noi non abbiamo nulla a Khan Sheikun, non abbiamo armi, non abbiamo basi elementi strategici da riconquistare, non è un posto strategico per l’esercito siriano. Se avessimo voluto usare le armi chimiche perché avremmo dovuto usarle lì?” domanda Assad, secondo il quale tutta questa storia nascerebbe dal fatto che i ribelli, o meglio i terroristi, sono in una situazione di difficoltà: “fino a dieci giorni fa al Qaeda aveva riconquistato posizioni a Homa e nei sobborghi di Damasco, perché non avremmo dovuto utilizzare le armi chimiche in quel caso?” domanda ancora Assad che prosegue ribadendo il suo punto di vista: “ora che i terroristi si trovano di nuovo in difficoltà, perdendo posizioni e con l’esercito siriano che avanza rapidamente noi avremmo dovuto attaccarli? E poi perché avremmo dovuto attaccare i civili e non loro?”.
L’intervista prosegue girando attorno agli stessi temi come la possibilità che Assad si faccia da parte, oppure discutendo su chi possa aver dato l’ordine dell’attacco chimico.
Ma c’è tempo anche per un passaggio su Trump: “siamo stati molto cauti nell’esprimerci su Trump già prima che diventasse presidente e successivamente ho sempre detto di vedere cosa sarebbe successo durante la sua presidenza, non ho mai voluto commentare le sue affermazioni” dichiara il capo di Stato siriano “ma ciò che è successo è la dimostrazione che non si tratta di un Presidente com’è in privato, ma di un intero apparato di Stato che è sempre lo stesso e non cambia”. “Un presidente – spiega Assad – deve essere il protagonista della scena, ma lì (negli Usa) se uno vuole essere un vero leader non può esserlo, è costretto a rimangiarsi le parole, mettere da parte il proprio orgoglio e fare dietrofront di 180 gradi”. E così anche Assad sposa la teoria del Deep State.
Sulla possibilità di un altro attacco da parte di Washington, Assad risponde che “può accadere in qualunque momento”. Secondo il presidente siriano è il Deep State mosso dagli interessi dei grandi complessi industriali militari e dalle compagnie finanziare a decidere la politica Usa: “può esserci un attacco non solo in Siria ma anche in altre parti del mondo” sostiene il presidente. Poi aggiunge Assad che “non è la prima volta che gli Stati Uniti attaccano direttamente la Siria, gli Usa sono coinvolti direttamente nel sostegno dell’ISIS, di al nusra e altri gruppi terroristici similari, ma anche durante la presidenza Obama, Washington ha attaccato una delle nostre basi militari per sostenere l’ISIS”.
Di una certa importanza anche il passaggio sui colloqui di Ginevra, per i quali Assad ha fatto trasparire un certo pessimismo. “Loro usano le trattative come un pretesto per i terroristi, ma gli Usa non hanno fatto niente di serio per fermare il terrorismo di isis e al qaeda e non credo che questa amministrazione sia seriamente intenzionata a cambiare le cose”
Sul bilancio di sei anni di guerra civile: “Se sono stanco? Non sono stanco per la situazione militare o politica, ma per la situazione umanitaria. Lo spargimento di sangue e i massacri sono l’unica cosa che ti fanno sentire stanco. Se passo notti insonni? Ho un rapporto diretto con le famiglie siriane, sono i loro problemi che mi fanno perdere qualche volta il sonno non certo le dichiarazioni dell’Occidente o la politica. Siamo tutti qui per difendere il nostro paese” conclude l’intervista il presidente siriano Bashar al-Assad.
Qui l’intervista integrale: