Slovacchia? Nello strano concetto di democrazia in vigore in Occidente, le elezioni sono belle solo quando vince il candidato "giusto"
di Daniele Dell'orco - 01/10/2023
Fonte: Daniele Dell'orco
Nello strano concetto di democrazia in vigore in Occidente, le elezioni sono belle solo quando vince il candidato "giusto".
Lo schema comunicativo, già visto in passato per l'elezione di Trump, la Brexit, la rielezione plebiscitaria di Orban e in parte anche in Italia con l'avvento di Giorgia Meloni, è tornato di moda visti i risultati elettorali della Slovacchia.
Con una inevitabile aggiunta in più.
Gli elettori che scelgono "male" o sono stupidi, o sono ignoranti, o sono traviati dalle fake news o, come a Bratislava, vittime della "propaganda russa" che sarà il grande Moloch che i "buoni" politici occidentali si candideranno a sconfiggere da oggi ai prossimi ottant'anni.
Il popolo, in ogni caso, ha scelto di rieleggere il leader del partito Smer-Sd, Robert Fico, noto per l’ostilità al nuovo invio di armi a Kiev.
Ciò si traduce, per convenzione, nell'accusa di essere "putiniano". Come accaduto a Orban che vince a furor di popolo le elezioni a 40 giorni dal 24 febbraio ma non è definito mai un filo-ungherese bensì un filo-russo. E come curiosamente non accade in Polonia a Metusz Morawiecki, premier del Pis euroscettico e alla guida del primo alleato di Kiev a sospendere l'invio di nuove armi a Kiev, ma mai tacciato di essere un filo-russo.
Classici doppi standard che stavolta si applicano a Fico, la cui rielezione è molto rumorosa non solo per la promessa di frenare il supporto militare all'Ucraina (in rapporto all'arsenale a disposizione di Bratislava è stato ENORME, con tanto di sistemi di difesa aerea, Mig-29, tank sovietici, proiettili da 152mm e infiniti razzi Grad che Bratislava produce anche per i sistemi cechi "Vampire" a loro volta inviati a Kiev), ma soprattutto per il suo stesso background.
Il partito di Fico ha ottenuto il 23% dei voti, con affluenza alle urne del 67,4%, la più alta dal 2002.
Ciò vuol dire che gli slovacchi sono convinti.
Fico è anche lo stesso premier che era in carica al momento dell’omicidio del giornalista investigativo Ján Kuciak e della sua fidanzata Martina Martina Kušnírová, (21 febbraio 2018). Difatti, subito dopo erano iniziate imponenti manifestazioni di protesta contro il suo governo, al potere già nella legislatura 2006-2010, poi rieletto nel 2012 e confermato nel 2016. Il malcontento aveva portato all’elezione dell’attivista anti-corruzione Zuzana Čaputová come Presidente della Slovacchia e alla vittoria delle opposizioni populiste di destra guidate da Igor Matovič.
Altro fatto interessante: Matovič è stato una sorta di precursore dell'effetto Meloni. Da pericolosa minaccia per la stabilità europea in campagna elettorale è diventato "buono" al momento della vittoria per via delle posizioni moderatamente filo-Ue ma soprattutto fortemente filo-atlantiste. E pazienza se era un populista di destra, basta che si comporta bene mandando, ad esempio, tutto ciò che può in Ucraina. Poi Matovič è scivolato sulla buccia di banana del vaccino russo Sputnik, comprato di nascosto in due milioni di dosi per combattere il Covid, e ha lasciato il posto al suo vice fino alla crisi attuale terminata col voto di ieri.
Tutto considerato, dunque, il dato più eclatante non è la vittoria di un candidato "anti-Ucraina" (che solo nelle menti deboli deve diventare per forza sinonimo di "filo-Russia"), ma la vittoria di un candidato che la Slovacchia conosce bene con tutti i suoi difetti ma che è riuscito a tornare a galla per via della sua promessa di fermare l'invio di armi a Kiev.
Quindi:
Alta affluenza;
+
Supporto a un premier che senza la guerra probabilmente sarebbe scomparso;
+
Malcontento totale per le politiche pro-Ue e pro-Nato nonostante la Slovachia sappia bene per storia e cultura cosa abbia significato nello scorso secolo aver avuto a che fare con Mosca;
=
Vittoria della democrazia?
No. Non per i fan della democrazia "a comando".
Che però due domande non se le fanno mai.