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Sociologia delle transizioni

di Pierluigi Fagan - 09/07/2024

Sociologia delle transizioni

Fonte: Pierluigi Fagan

Il caso francese. Nel 2016, E. Macron fonda il suo partito sullo slogan “En Marche!”, esortativo, ottimistico, prospettico. Non si sa se Macron leggesse il movimento della società francese di cui voleva prender la guida o se pensasse lui stesso di provocarlo, sta di fatto che quell’invito a mettersi in marcia prendeva in pieno il senso dinamico di una transizione quale poi in effetti si è e si sta verificando.
Per leggere questa transizione dobbiamo dimenticarci lo strato sovrapposto della politica elettorale. La politica elettorale col doppio turno è fatta apposta per ri-convogliare al centro l’espressione finale che si avrà in parlamento. Per leggere la transizione dal punto di vista di sociologia politica tocca invece rimanere alla conta dei puri voti.
I puri voti dicono questo: RN 10 milioni, SINISTRA 7 milioni, MACRON 7 milioni, REP 1,5 milioni. In pratica, nel Paese, l’elettorato di destra RN è due terzi dell’altro 10 a 15 mio, 38% del totale.
Questo risultato sopravviene quello di appena due anni fa. Appena due anni fa, RN contava 3,5 milioni e quindi si può dire abbia quasi triplicato la sua base elettorale in si poco tempo. La SINISTRA ha più o meno confermato la sua consistenza mentre il partito di governo ha perso un milione di voti, più o meno in favore di RN.
La “mossa Macron” è stata quindi molto più furba ed efficace di quanto i commentatori abbiamo inizialmente intuito ed in effetti, colpa dei commentatori (incluso chi scrive) non aver tenuto in debito conto la logica meccanica del secondo turno. La Francia si trova così con lo “scampato pericolo”, con una SINISTRA addirittura nominalmente vincente, certi che questa si sfarinerà offrendo al partito di centro, sponda per fare un governo di utilità nazionale, vedremo se con o senza i REP. I 10 milioni di elettori di destra piuttosto connotati però rimangono.
Poiché si può dubitare che i prossimi anni serviranno a ricucire la tela strappata della sociologia politica francese, ci si domanda cosa succederà. Si andrà a nuove elezioni? Si terrà RN ed il suo elettorato sempre ben oltre i margini dell’accettabilità politica? Le loro istanze verranno giudicate false e quindi da ignorare o vere ma da ignorare ugualmente? Macron riuscirà a portare il tutto, più o meno indenne al 2027 alle nuove presidenziali? Date le analisi sulla situazione economica e di bilancio francese che sono quantomeno precarie, Standard&Poor’s Global Rating ha già fatto sapere di esser pronta ad abbassare il rating, come farà a garantire “crescita e consolidamento debito pubblico” come richiesto dai mercati?
Platone diceva che il politico era come il comandante di nave in tempesta. La tempesta francese, al di là dei risultati elettorali giuridicamente controllati, continua. La transizione in una delle due colonne dell’UE e dell’euro è “en marche”. Verso dove vedremo.