Sul fondo del barile
di Luciano Fuschini - 04/11/2018
Fonte: Il giornale del Ribelle
È finalmente diffusa la consapevolezza della profondità epocale del disastro che stiamo attraversando. Tuttavia la maggior parte degli interventi parla di debito pubblico, di tassi di interesse, di spread, di ingiustizie sociali, di politiche keynesiane contrapposte al liberismo, di sovranità nazionale contrapposta al globalismo o all’europeismo. Pochi vanno oltre, pochi tentano di scavare in ciò che scaturisce dal profondo e che ha sempre una dimensione metafisica. Fra questi pochi è da segnalare una pubblicazione recentissima, un libro di Lorenzo Merlo, dal titolo “Sul fondo del barile”, edito da Primiceri.
Lo scavo dell’Autore nel terreno devastato della nostra decadenza è impietoso. Disgregazione sociale e crollo istituzionale ne sono i segni più vistosi. Scienza e tecnologia, la nuova Fede della modernità, mostrano l’inadeguatezza delle loro pretese. Mafie e oligarchie finanziarie si spartiscono il mondo col procedere della globalizzazione che toglie poteri agli Stati per affidarli all’alta finanza e alle cosche. Ma la malattia è spirituale, è la ricerca ossessiva del piacere, è la caduta del senso del limite nella presunzione di onnipotenza di un “io” ipertrofico. Procedendo sempre più in profondità, si scopre la “presenza satanica” del materialismo. Suoi figli sono il positivismo, il capitalismo, lo scientismo, l’imperialismo; suoi dogmi sono il culto del progresso, la fiducia nella tecnologia, la concezione di un tempo lineare che proietta l’umanità verso un fine. Questa epoca buia trovò la codificazione dei suoi schemi mentali in quelli che dovevano essere i lumi dell’illuminismo. Liberté, Égalité, Fraternité la nuova trinità al posto di Padre, Figlio e Spirito Santo, con Kant che dichiara l’impossibilità della metafisica. L’Italia è coinvolta in pieno in questo disastro di civiltà, dopo avere attraversato anche stagioni politiche che passo dopo passo hanno demolito il poco di positivo che si era costruito: la protesta armata ha avuto il solo merito di mettere in evidenza quanto dipendiamo da servizi segreti italiani e stranieri; Tangentopoli fece terra bruciata senza instaurare alcuna virtù civica; i “piani mondialistici delle cricche capitalistiche-finanziarie-ebree-americane” hanno pilotato bene la loro motonave anche in acque italiane. L’illusione di un’umanità liberata attraverso le nuove tecnologie è già dissolta dalla realtà della riduzione del tempo delle relazioni umane. L’Europa, ultimo tentativo di dare al disorientamento generale un mito fondativo, non esiste, così come non è mai esistita la democrazia.
Nessuno si illuda di poter ridare vigore ai vecchi schemi. La distinzione fra Destra e Sinistra non ha più significato, se mai lo ha avuto. Le Sinistre europee si sono appropriate delle tematiche dei radicali, che sono una componente del liberalismo, abbandonando il socialismo. Il presunto “destro” Alain de Benoist, come e meglio di tanti altri, ha scritto pagine decisive su questo. Un altro francese, il marxista critico Jean-Claude Michéa, non è da meno quando denuncia la stupidità delle persone di sinistra che ritengono possibile combattere il capitalismo in nome del progresso e l’imbecillità delle persone di destra che ritengono possibile difendere i valori tradizionali e nel contempo l’economia di mercato che li distrugge.
Eppure, il libro è permeato di un profondo ottimismo. Si intravede l’alba di un altro mondo. Non sarà il populismo a crearne le condizioni, pur non essendo senza valore, così come sono fertili i non-votanti. Anche in questo caso occorre andare più a fondo, nella dimensione metafisica. Bisogna avere fiducia in una concezione ciclica della storia, per cui in ogni morte è l’essenza di una rinascita. “I detriti sono il dono della piena”. Nella catastrofe si deve vedere una fortuna perché tutto è da ricostruire. Quando un ciclo ha termine, ne scaturisce un altro. Il materialismo è giunto al suo limite esistenziale. Cresce la consapevolezza spirituale, purché non si separi “in luoghi ecologici, in territori purificati, in enclave autarchiche, passatiste, pauperistiche, luddistiche”. Le piccole comunità da ripristinare abbatteranno il capitalismo, ma dovranno essere fenomeno diffuso, non esperienze sporadiche. La rivoluzione sarà individuale, non individualista. Pertanto l’attenzione deve essere spostata da quanto si vuole comunicare alla persona destinataria del nostro tentativo di comunicazione: questo modo di rapportarsi con l’altro è rivoluzionario. Ecologia profonda e bioregionalismo rappresentano lo spirito nuovo. L’uomo nuovo rivaluterà la frugalità, l’essenziale, la piccola comunità. Con ciò saranno recuperate le vie già tracciate dai Maya, dai Toltechi, dagli Egizi, dal Buddhismo, dalla Kabbalah, anche dal Cristianesimo inteso nella sua purezza originaria. È in atto “un passaggio evolutivo nella nostra storia, parallelo a un cambio di frequenze energetiche dell’Universo”. La fisica quantistica ne è un segno. Prima la relatività, poi la fisica dei quanti hanno scoperto che l’osservatore è implicato nella realtà che descrive. Ciò avrà enormi conseguenze in direzione di una visione del mondo spiritualistica, anche se per ora la mentalità comune è ancora condizionata dalla concezione meccanicistica. Quando le nuove acquisizioni della fisica diventeranno patrimonio culturale diffuso, ne discenderà una consapevolezza olistica che cambierà il mondo.
Chi scrive queste note ritiene che fare rientrare le tesi dell’Autore nella logica della New Age significhi far torto alla complessità dell’analisi e alla ricchezza dei suoi riferimenti culturali. Piuttosto si potrà nutrire scetticismo verso tanta fiducia nell’avvento di un altro ciclo. La concezione ciclica presuppone il “niente di nuovo sotto il sole”. Purtroppo l’epoca che ci è stata data in sorte presenta grandi novità, che determinano uno scarto drammatico dalle traiettorie della ciclicità. Da sempre l’umanità si prospetta una fine traumatica, ma attraverso l’opera di divinità. Per la prima volta nella storia l’uomo stesso ha i mezzi per distruggere il mondo. Sempre l’uomo ha alterato l’ambiente ma mai vi aveva immesso veleni mortali. Nelle epoche precedenti l’umanità è stata minacciata di estinzione per guerre, carestie, pestilenze, mortalità precoce. Oggi viviamo la tragedia dell’eccesso di popolazione. All’inizio del secolo scorso il globo era abitato da un miliardo e mezzo di persone. Alla fine del secolo eravamo oltre 6 miliardi. Mai si era verificata una simile crescita. Mai la comunicazione fra gli abitanti del globo era stata istantanea. Ora lo è. Mai ogni metro quadrato del territorio e dei mari era stato sotto osservazione costante. Ora lo è. Mai il disorientamento, il vuoto interiore, la fuga negli allucinogeni e nelle droghe, avevano raggiunto le dimensioni odierne. Tutto ciò rende meno probabile la ripresa del ciclo e più prevedibile un crollo senza riscatto. Il bel libro di Lorenzo Merlo ci aiuta a scacciare questi incubi.