Sul "luciferismo ariano" azovita
di Daniele Perra - 05/08/2022
Fonte: Daniele Perra
Mi sono recentemente imbattuto in uno saggio del 2013 dell'ideologa (e responsabila della segreteria internazionale) del movimento azovita Olena Semanyaka dal titolo “When the gods hear the call: the conservative-revolutionary potential of Black Metal art” pubblicato dalla casa editrice londinese Black Front Press del nazional-anarchico Troy Southgate.
Il testo non è privo di spunti che meritano di essere approfonditi. Questo parte dall'idea che l'arte Black Metal sia una sorta di “condanna a morte del mondo moderno”. Tuttavia, appare piuttosto evidente come essa sia un prodotto del mondo moderno. Ma andiamo per gradi. Nel saggio si legge che essa “è il grande 'Anti' ad ogni cosa che si crede sia di valore per il membro medio della moderna società occidentale: dalle convenzionali nozioni di ciò che è buono è bello allo stesso essere metafisico”. Il Black Metal si pone, dunque, come fase “nichilistico-attiva in un processo di trasvalutazione metafisica dei valori”. Non è sottocultura ma controcultura volta a cancellare l'intera era contemporanea. In questo sarebbe del tutto simile alla Konservative Revolution presentata proprio come “complesso fenomeno culturale che ha molto in comune con il Black Metal”: oltre all'essere entrambi fenomeni controculturali anche il fatto che siano fenomeni “politicamente trasversali”.
La Semenyaka pone un accento particolare sul “National Socialist Black Metal” (NSBM), definito nello scritto come una “perfetta sintesi di volontà di potenza luciferina”, di cui l'Ucraina a suo modo di vedere rappresenta un'avanguardia a livello globale. È proprio qui che, dopo l'espulsione dalla Russia, si svolge il principale festival musicale del genere (Asgardsrei) organizzato dal russo in attesa di cittadinanza ucraina (nonché veterano del reggimento Azov ed ideologo del gruppo Wotanjugend) Alexei Levkin. La stessa Semenyaka è stata a lungo in ottimi rapporti con Levkin fino a quando l'eccessivo estremismo del russo ha iniziato a rivelarsi poco utile per la riqualificazione/ripulitura internazionale dell'immagine del movimento azovita e per i suoi tentativi di lobbying negli Stati Uniti.
Il “luciferismo ariano” di cui parla l'ideologa ucraina in questo contesto si paleserebbe come un sentimento metafisico di ricerca della libertà assoluta. Questo passaggio risulta interessante visto che nel saggio la stessa Semenyaka cita piuttosto a sproposito l'opera di René Guénon. Il metafisico francese infatti sosteneva l'idea che il luciferismo consapevole e abbastanza grottesco di un gruppo ristretto fosse assai meno pericoloso del luciferismo inconsapevole dei più: ad esempio, quello dei predicatori protestanti nordamericani che, pretendendo un canale di comunicazione diretta con Dio, di fatto cercano di trasportarlo negli strati inferiori dell'essere.
Questo di per sé dimostrerebbe come l'utilizzo del luciferismo elitario per combattere una società già di suo luciferina sia una sorta di contraddizione in termini. La Semenyaka, inoltre, fa costante riferimento all'opera di Nietzsche ma, pur avendo scritto una tesi di laurea sul pensiero di Martin Heidegger, sembra ignorare la principale critica che il filosofo di Messkirch mosse proprio a Nietzsche: ovvero, che non si può rovesciare il platonismo rimanendo su posizioni essenzialmente platoniche. Di conseguenza, pretendere di rovesciare il luciferismo con il luciferismo suona come scontro tra le due facce della stessa medaglia.
La Semenyaka parla inoltre della natura ctonia del Black Metal e di risveglio in esso della natura titanica. Ma, ancora una volta, sembra ignorare la natura già puramente titanica della società che questo cercherebbe di combattere. Inoltre, il paragone con la Rivoluzione Conservatrice, almeno nel modo in cui la Semenyaka intende questo tipo di “arte”, è totalmente fuori luogo. Per i teorici di questa “scuola di pensiero”, rivoluzionario era colui che salva e custodisce il valore che sta all'origine. Nell'epoca del caos informe del capitalismo finanziario e industriale, questo valore risiede(va) nell'essenza stessa della natura umana schiacciata dai prodotti della tecnica. E questa essenza, parafrasando Aristotele, è in primo luogo politica. Nel restituire alla politica il suo primato sull'economia ed il suo controllo sulla tecnica si restituisce alla storia il passo dell'uomo che prova a ripensare e (nuovamente) ad interpretare il mondo al posto di concentrarsi sul suo mero utilizzo. In questo senso la Rivoluzione Conservatrice ha rappresentato un bagliore olimpico in una società già immersa nel titanismo ctonio.
Nel modo in cui la Semenyaka intende il Black Metal, dunque, questo si trasforma in una sorta di titanismo pseudo-oppositivo ad una società titanica. Così, il desiderato “regno di Prometeo” che verrà (la fase attivo-nichilistica del futuro dominio titanico) si fonderà ancora una volta sul potere elementare della tecnologia. Non a caso, la Semenyaka parla ancora oggi di un “etnofuturismo” che porterà la regione tra il Mar Baltico ed il Mar Nero (il blocco “intermarium” già teorizzato dal prometeismo polacco di Josef Pilsudiski ed attuale cavallo di battaglia dell'atlantismo) nella “quarta rivoluzione industriale”.