Tentare la fortuna in Iran
di Abdalbari Atwan - 02/01/2018
Fonte: Aurora sito
Mentre la Russia porta la Siria da una guerra e dalla sanguinosa anarchia verso pace, stabilità e ricostruzione, invitando tutte le parti alla conferenza di Sochi del mese prossimo per concordare una tabella di marcia che includa la nuova costituzione ed elezioni presidenziali e parlamentari, Stati Uniti ed Israele elaborano piani per far esplodere la regione e rigettarla in nuove guerre col pretesto di affrontare la minaccia iraniana. Canale 10 israeliano rivelava un accordo segreto raggiunto il 12 dicembre, dopo i colloqui tra il consigliere per la sicurezza nazionale israeliano Meir Ben-Shabbat e l’omologo statunitense HR McMaster, affinché le due parti agiscano escogitando scenari contro l’Iran su più fronti. Secondo quanto riferito, si prevedono misure volte a frenare le capacità nucleari e missilistiche dell’Iran, ridurne la presenza in Siria e affrontarne l’alleato Hezbollah in Libano. La Casa Bianca in seguito confermava l’esistenza dell’accordo dopo che fu riportato dai media. Si prevedono due importanti sviluppi nella regione nel nuovo anno. Primo, il crollo dello Stato islamico (SIIL) e la perdita della maggior parte del suo territorio in Siria e, secondo, la sconfitta dei piani statunitensi in Siria, basati sull’uso di gruppi armati d’opposizione per rovesciare il regime del Presidente Bashar al-Assad, sventati dalla risolutezza dell’Esercito arabo siriano, dall’intervento della Russia e dal sostegno di alleati come Iran ed Hezbollah, portando la Siria verso la nuova fase della riconciliazione nazionale e del rinnovamento. In questo contesto, l’attuale amministrazione statunitense teme che l’influenza nella regione svanisca a favore di Russia e Cina e di potenze regionali come Iran e Turchia. Lo stato occupante israeliano è allarmato dalla forza di Hezbollah e dalle sue crescenti capacità militari, e teme le conseguenze del trionfo nel conflitto siriano e la capacità di dedicare attenzione nel fronteggiare la minaccia israeliana aprendo nuovi fronti d’attrito nel sud del Libano e nel sud-ovest della Siria. Né Canale 10 né Casa Bianca hanno rivelato i dettagli dei piani e degli scenari che Stati Uniti ed Israele perseguirebbero contro Iran ed Hezbollah. Ma è ovvio che uno di tali scenari tenta di destabilizzare l’Iran dall’interno creando interferenze o proteste ed attivando vari gruppi separatisti armati. Il principe ereditario saudita Muhamad bin Salman, uno dei più stretti alleati mediorientali dell’amministrazione Trump, lo dichiarava apertamente in un’intervista televisiva di alcuni mesi fa, avvertendo che il suo Paese stava per “avviare la guerra all’interno dell’Iran” come misura preventiva, intendendo prima che l’Iran cerchi di portare la “guerra” in Arabia Saudita. Non sorprenderebbe se le manifestazioni tenutesi in diverse città iraniane per protestare contro l’inflazione siano in qualche modo prodotto di tale strategia.
È dubbio che qualsiasi piano statunitense e israeliano per rimuovere l’Iran e la sua influenza in Siria e Libano abbia possibilità di successo, a meno che non si preveda una guerra a tutto campo. Anche allora, sarebbe una scommessa pericolosa che potrebbe avere conseguenze catastrofiche, in particolare per lo Stato occupante israeliano. Se i missili Patriot degli Stati Uniti non possono intercettare i pochi missili prodotti dagli huthi dello Yemen contro le città saudite, il sistema Iron Dome d’Israele difficilmente farebbe meglio contro i missili più avanzati e precisi di Hezbollah, specialmente se sparati a centinaia, se non migliaia, contro le città israeliane. La minaccia che affronta Israele s’è aggravata, e la principale proviene dall’interno: istigando una nuova rivolta palestinese con la prospettiva che diventi resistenza armata. Non è improbabile dato il recente lancio di razzi dalla Striscia di Gaza sugli insediamenti israeliani a nord, e l’emergere dell’apertura di un’alleanza di Hamas e Jihad islamica con l’Iran, con Qasim Sulaymani, capo della Brigata Quds della Guardia Rivoluzionaria iraniana, che sarebbe stato in contatto diretto coi comandanti militari dei due gruppi islamici palestinesi. Le minacce di Israele e Stati Uniti potrebbero equivalere a una guerra psicologica, o potrebbero essere volte a rassicurare gli spaventati alleati arabi e spingerli a spendere altre decine di miliardi di dollari in armi statunitensi. In entrambi i casi, l’anno venturo potrebbe rivelarsi spaventoso per gli Stati Uniti e il loro alleato israeliano. Potrebbero tentare la fortuna, ma i risultati non saranno sicuramente di loro gradimento. La regione cambia, e velocemente.Traduzione di Alessandro Lattanzio