Terziario
di Lorenzo Parolin - 15/03/2017
Fonte: Lorenzo Parolin
Può il settore economico cosiddetto “terziario” continuare ad espandersi, mentre i settori primario e secondario si contraggono ogni anno sempre di più?
Prima di rispondere specifichiamo che il settore primario produce materie prime (agricoltura, selvicoltura, pesca, estrazione minerali …); il settore secondario trasforma le materie prime semplici in beni più elaborati (industria vera e propria ed edilizia); il settore terziario distribuisce i beni e fornisce servizi ai cittadini (trasporti, commercio, alberghiero, banche, ospedali, scuole, impiegati statali, militari, comparto della giustizia …).
È evidente che ciascun settore si avvale degli altri due: Il contadino compera i trattori dall’industria e manda i figli a scuola; l’operaio dell’industria compera il latte e si fa curare dal medico; l’impiegato statale si serve dell’industria dell’auto e compera il vino dal contadino, ma che cosa distribuirebbe il terziario se mancasse chi produce le merci da distribuire? E a chi si renderebbero i servizi se le persone da servire (quelle che pagano i servitori) scarseggiassero sempre di più?
Sembrerà strano, ma ciò è reso possibile dalla globalizzazione. Basta che da qualche parte nel mondo ci sia chi fa agricoltura ed industria per tutti e le altre nazioni possono vivere anche di solo terziario. Ad una condizione, però: che le loro bilance commerciali (saldo import-export) non vadano in rosso. Se infatti si importassero materie prime, alimentari e manufatti dall’estero, le nazioni esporterebbero denari ed alla lunga impoverirebbero. Poiché si è ipotizzata la diminuzione del primario e del secondario, per mantenere l’equilibrio della nazione il terziario deve esportare servizi così da portare in pareggio la bilancia dei pagamenti. La crisi economica attuale è venuta perché sono calati repentinamente il primario e il secondario interno, a causa dell’invasione di prodotti stranieri concorrenziali senza una adeguata crescita del terziario rivolto all’estero.
Oggi tutti vogliono compravendere o fare da intermediari, ma così i produttori diminuiscono, i prezzi di quel poco che si produce salgono troppo e i prodotti non si vendono più. Qualcuno obbietterà che il terziario da solo contribuisce al Pil per il 70%. È vero, ma il terziario sterile guadagna rincarando i prezzi con superflui passaggi di mano delle merci, e perciò spolpano i consumatori. Quei prodotti venduti a prezzi troppo alti, per far vivere il terziario, alla fine nessuno più li potrà comprare. A quel punto gli ordini di merci si riducono e il cittadino, già in difficoltà negli acquisti, perde anche il lavoro. Sarà la fine per molto terziario e anche per il relativo Pil insano.
Il terziario sterile munge i produttori, riduce la loro possibilità di fare acquisti, le vendite calano, gli ordini di merci pure, il lavoro diminuisce e arriva la crisi. Come acquirenti, i cittadini vengono spolpati; come produttori, perdono il lavoro.
Diminuendo il lavoro interno, e continuando ad acquistare prodotti stranieri, i risparmi delle famiglie si assottigliano ed il Sistema si inchioda. Le masse potrebbero arrivare anche a scendere nelle piazze.
[rif. www.lorenzoparolin.it S3/73]