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Tiriamo un attimo le somme dell'azione NATO-Kiev in territorio russo

di Daniele Perra - 16/08/2024

Tiriamo un attimo le somme dell'azione NATO-Kiev in territorio russo

Fonte: Daniele Perra

Tiriamo un attimo le somme dell'azione NATO-Kiev in territorio russo.
Ci sono diversi punti da tenere a mente.
In primo luogo la dottrina militare russa (storicamente) non prevede un controllo estensivo sui propri confini, per il semplice fatto che questo (vista la vastità del territorio) sarebbe impossibile. Anzi, la stessa vastità del territorio russo è stata un deterrente contro le invasioni militari (chi ci ha provato in epoca moderna ha fatto una brutta fine, da Napoleone a Hitler). Dunque, è piuttosto improbabile che i NATO-ucraini vogliano andare in profondità in territorio russo (allungare le linee di rifornimento è assai rischioso). Più probabile che stiano cercando di consolidare alcune posizioni strategiche da utilizzare in futuro in sede negoziale.
In secondo luogo, bisogna capire se l'azione NATO-Ucraina sia un diversivo per distrarre i Russi dal Donbass e Zaphorizzja. Non è improbabile che Kiev cerchi di sfondare nuovamente nella regione di Zaphorizzja. L'obiettivo principale della NATO, infatti, è quello di tagliare la continuità territoriale tra Crimea e Donbass e, magari, riguadagnare posizioni sul Mare d'Azov. Tuttavia, potrebbero semplicemente accontentarsi di riconquistare la ben nota centrale nucleare di Enerhodar (quella dove i Russi si "autobombardano" da circa 2 anni, secondo i nostri irreprensibili mezzi di informazione).
Al momento, i Russi non sembrano essere cascati in questo "potenziale" tranello. Non hanno distratto truppe dalla regione e continuano ad avanzare (piuttosto velocemente ad onor del vero - cosa inusuale - in Donbass, sebbene nel sostanziale silenzio dei nostri sempre irreprensibili mezzi di informazione).
Per chi parla di "linee rosse superate" e di "nuclearizzazione dell'Ucraina", si rende necessario un bagno nella realtà. Mosca non userà mai l'atomica per difendere due villaggi di frontiera.
Di sicuro, si può affermare che l'azione NATO-Kiev ha ottenuto l'esito (sperato) di (ri)attirare l'attenzione verso un conflitto che si stava lentamente stabilizzando. Inutile dire che gli effetti sull'economia europea (come affermato a più riprese in precedenza) saranno deleteri. Dal 2014 questo è né più né meno che un conflitto contro l'Europa del quale la classe dirigente collaborazionista europea è in larga parte corresponsabile.
Infine, bisogna sottolineare come il binomio NATO-Kiev stia spendendo notevoli risorse in questa "offensiva". Cosa che - visto il ridotto capitale umano ucraino - rende meno probabile (ma non impossibile - si parla già di convogli militari diretti nella regione) un'azione a Zaphorizzja. Se l'obiettivo dell'azione era (ed è) quello di destabilizzare il governo di Vladimir Putin, occorre ricordare che un (molto improbabile, se non impossibile) passo indietro del Presidente russo non sarebbe necessariamente un "successo" per l'Occidente. Putin rimane assai moderato rispetto ad altri personaggi e, da sempre, agisce come mediatore tra le diverse anime dell'ampio raggio politico della Federazione russa. Anzi, nonostante certe affermazioni di principio, non è affatto incorretto rimproverargli di aver troppo spesso creduto ad un Occidente la cui diplomazia si è storicamente costruita sull'inganno.