Transizione verde: finanziarla col signoraggio monetario pubblico
di Marco Della Luna - 06/03/2023
Fonte: Italicum
Questo articolo è dedicato a individuare e spiegare l’unica fonte di liquidità disponibile, che sarebbe in grado di pagare i costi della conversione delle economie a un modello sostenibile senza ricorrere a misure devastanti per la società e i per i diritti civili e politici. E al generoso sforzo ultradecennale dell’avv. Luigi A. Marra per ottenere dalla magistratura italiana un intervento giuridicamente dovuto ma sempre sinora denegato.
E’ controverso quanto delle alterazioni climatiche in atto sia naturale e quanto di origine antropica; ma è evidente che, senza profondi e rapidi mutamenti, una catastrofe per via climatica o di esaurimento delle risorse o di inquinamento è inevitabile e imminente – salvo forse ricorrere a complottistiche azioni di depopolamento rapido.
L’Occidente e l’Unione Europea in particolare stanno imponendo misure molto costose di green transition, dalla fine dei motori termici e delle caldaie di riscaldamento ai cappotti per le case. Centinaia di miliardi solo per l’Italia. Tali misure sono ancora allo stadio della speculazione politico-ideologica, perché non ha senso che ci imponiamo onerose restrizioni mentre il resto del mondo continua come prima, facendoci concorrenza; e anche perché esse materialmente non sono realizzabili, dato che, per alimentare tutte le automobili elettriche e le pompe di calore la produzione di elettricità dovrebbe essere ventuplicata in 12 anni (80 centrali termonucleari nella sola Italia). Ma presto, se non sopravverrà prima la catastrofe, e se Cina, India etc. si lasceranno coinvolgere, sarà giocoforza fare una conversione seria e molto costosa preparata da una adeguata ricerca tecnologica, che questo mondo, indebitato per un multiplo della somma dei PIL, non può sostenere. Se la catastrofe invece sopravverrà, bisognerà poi finanziare la ripartenza, e anche questo richiederà molto denaro.
Orbene, il sistema monetario moderno è compatibile solo con un’economia in continua espansione, perché si basa sulla moneta indebitante: il moneysupply è generato mediante prestiti (allo stato, ai privati) gravati di interessi composti, che, matematicamente, nel tempo, aumentando il capitale dovuto, ossia la base per gli interessi che via via maturano, richiedono che il sistema crei nuova moneta, sempre a debito, per pagare gli interessi e rimborsare eventualmente il capitale. La moneta emessa a debito crea dunque, macroeconomicamente, una necessità di continua crescita del fatturato come condizione per evitare il default. E’ come un areoplano che, per non precipitare, debba continuamente aumentare la velocità, Ma stiamo arrivando ai limiti dello sviluppo fisicamente sostenibile dal pianeta, quindi il meccanismo entra in crisi. E una guerra mondiale per azzerare la situazione e ripartire non è fattibile.
Ritorno su come viene creato il denaro: tutto il denaro, tranne quello metallico, viene creato (dalle banche centrali e da quelle ordinarie) senza una copertura aurea (o di altro genere), ossia dal nulla e a costo pressoché nullo, e prestato (agli stati e ai soggetti privati) contro interesse. Il denaro legale è costituito dalle banconote delle banche centrali. Il restante denaro è denaro contabile o scritturale, generato in piccola parte dalle banche centrali, e per il 90% circa dalle altre dalle banche, mediante semplice scritturazione contabile (ripeto: senza copertura in oro o altro valore). La Banca d’Italia, nei suoi bollettini, attesta che le banche italiane creano così ogni anno mediamente 1.000 miliardi di euro – che vanno a debito dei prestatari. La moneta contabile o scritturale non preesiste al prestarla, non viene prelevata da una riserva o altra voce di bilancio, bensì (per quanto suoni lontano dal pensiero comune) viene creata con l’atto di prestarla, digitedintoexistence andlentintocirculation.
Orbene, mentre le leggi prevedono e regolano la creazione e immissione della moneta legale (banconote), niente dicono della moneta contabile o scritturale, la quale, giuridicamente, sia che si concreti come saldo attivo di conto corrente, che come importo di un assegno circolare o altro, costituisce una promessa di pagamento/ricognizione di debito di moneta legale (banconote) da parte della banca emittente verso il titolare del conto corrente o il legittimo portatore dell’assegno. Solo che l’aggregato di tale moneta è circa il decuplo dell’aggregato della moneta legale esistente, la quale per giunta è quasi interamente detenuta dai cittadini – sicché i depositi bancari e gli assegni circolari sono scoperti al 998 per mille circa – ma non è questo il problema, almeno finché non parte un bank rush, ossia una corsa al ritiro dei depositi!
Il problema centrale è che la potestà di creazione ed emissione della moneta contabile-scritturale, che è il sangue dell’economia, non è prevista né disciplinata dalle leggi, anche se le leggi bancarie (ad es. TUB art. 10) non autorizzano le banche a creare moneta, ma solo a intermediarla – quindi, in realtà, questa potestà è negata, esclusadalla legge (con la conseguenza giuridica che tutta l’attività di creazione monetaria in questione è illecita, quindi sono illeciti i contratti di mutuo, etc. etc.). Essa è però detenuta ed esercitata di fatto (e non di diritto), sotto le mentite spoglie di “esercizio del credito”, in regime di cartello, dai titolari di licenza bancaria, ossia dalla comunità bancaria, creando ed emettendo questa moneta contabile, che non può essere la moneta legale “Euro”, col nome abusivo di “Euro”. E’ esercitata privatamente, senza rendere conto all’interesse generale delle sperequazioni, dei danni, degli abusi, stante che le banche centrali, che dovrebbero sorvegliare sull’esercizio del credito, sono controllate dagli stessi titolari delle licenze bancarie, i quali hanno un potere condizionante sulla politica, data anche la loro capacità di dare il rating al debito pubblico.
Ma questa è solo la prima parte del problema. La seconda è che la creazione-emissione di moneta contabile viene fatta, dalle banche, mediante scritturazione diretta degli importi creati-prestati digitandoli sul conto corrente del cliente, cioè senza prima crearla su un proprio conto di cassa registrando la pari entrata di cassa, e poi da questo passarla sul conto del cliente, registrando l’uscita di cassa, a cui corrisponde l’entrata di pari credito verso il cliente nella corrispondente partita contabile. In questo modo le banche evadono il fisco, perché non segnano l’aumento patrimoniale realizzato col creare la moneta prima di prestarla. Segnano soltanto l’uscita di cassa, e l’entrata del credito (gli interessi sono un rateo, e vanno registrati a parte). Ad esempio, se la banca mi presta 100, scrive ‘100’ sul mio conto corrente, poi segna l’uscita di questa somma (‘-100’), e registra ‘100’ a proprio credito come mio debito. Quindi il risultato algebrico è 0: - 100 (uscita di cassa), + 100 (entrata di credito) = 0. Apparentemente non ha guadagnato, non ha avuto incremento patrimoniale, quindi non deve alcuna tassa (le pagherà sugli interessi percepiti). Ma il trucco è presto spiegato: la banca ha omesso di registrare l’ingresso in cassa dei 100. Se lo facesse il saldo algebrico non sarebbe 0, ma + 100. Da dove vengono quei 100? Da nessuna voce del bilancio (come hanno verificato i proff. Richard Werner e Asgeir Torfason): sono stati creati ex nihilo, a costo zero, dunque sono profitto tassabile, e sottratti alla tassazione sotto gli occhi delle autorità politiche, fiscali, bancarie, monetarie e giudiziarie. A quanto ammonta l’evasione? Applicando l’aliquota del 47% ai 1.000 miliardi così creati annualmente in Italia, ammonta a 470 miliardi, ossia 4.700 miliardi recuperando gli ultimi 10 anni. Dove sono finiti? Ebbene, esistono circuiti di trasferimento monetario segreto, come Clearstream, che, dietro piccolo compenso, consentono di sifonare qualsiasi importo fino alle Cayman Islands, che sono un perfetto paradiso fiscale, da cui si useranno per lanciare operazioni finanziarie di tutti i tipi. Ed esiste la Banca dei Regolamenti Internazionali, ente sovrano a controllo privato, con diritto di segretezza totale e di eseguire segretamente ogni transazione con ogni soggetto.
Le banche centrali, a differenza delle altre, creano ed emettono moneta legale in base alle leggi che gli ne danno la potestà, ma da un lato anch’esse omettono di registrare l’entrata in cassa della moneta creata (sottraendo il relativo profitto alla dovuta tassazione e parziale restituzione allo stato)e ingannevolmente registrano come passività il circolante (creando così un’irreale posta passiva nello stato patrimoniale), dall’altro lato sono superflue e parassitarie, perché lo stato potrebbe creare ed emettere in proprio la moneta, anziché prenderla a prestito da soggetti che la creano dal nulla a costo zero e senza darle copertura in oro. Infatti prenderla a prestito comporta scambiarla con titoli del debito pubblico gravati di interesse passivo ed esposti agli attacchi della grande finanza nonché al rating. Se lo stato creasse in proprio la moneta che gli serve, non si avrebbe debito pubblico, ma si avrebbero molte, ovvie conseguenze positive – e in effetti, per evitare che a tali conseguenze positive si accompagnino conseguenze negative, soprattutto la svalutazione monetaria, tale creazione dovrebbe essere ben regolata e gestita in modo che sia diretta all’aumento della produzione di beni e servizi e alla riduzione dei costi, in modo che la maggior quantità di moneta sia bilanciata da una maggior quantità di beni e servizi.
Sommando il gettito dalla tassazione del signoraggio delle banche non centrali col risparmio che lo stato realizzerebbe creandosi in proprio la moneta, avremmo un beneficio di circa 600 miliardi l’anno.
Si tratta somme bastanti a risanare il bilancio pubblico, a risanare le banche apparentemente insolventi, e soprattutto - come da molti anni ormai insiste l’amico avv. Marra - a finanziare il cambiamento di modello di sviluppo richiesto per risolvere il problema dei limiti ecologici e del cambiamento climatico. Ma si tratta anche di somme, anzi, di un potere, di dimensioni tali, da dominare le istituzioni di quasi ogni stato, e sicuramente dello stato italiano. Marra ed io ci siamo ingegnati, come saggisti e come avvocati, per indurre le istituzioni tributarie, monetarie e giudiziarie ad aprire gli occhi sulla prassi del signoraggio privato, che è ad un tempo molteplicemente illecita, evasiva del fisco, e distruttiva per la società. Invano! Dalle istituzioni tributarie, silenzio totale. Dalla Banca d’Italia, un comunicato indiretto, elusivo e infarcito di contraddizioni e grossolani errori tecnici. E dai tribunali? Quando non hanno semplicemente ignorato il problema, o quando non hanno detto che si tratterebbe di materia non giuridica ma politica o scientifica o filosofica, si sono prodotti in una ricca gamma di risposte elusive, di fraintendimenti e scantonamenti, di aliud pro alio. Abbiamo addirittura fatto convegni su questi slalom concettuali, con tanto di crediti formativi e la partecipazione di qualche magistrato. La conclusione sembrava essere incrollabile: nessun giudice può accettare di porre in discussione la prassi (per quanto illecita e nociva) su cui si regge il potere economico-politico. Nel mondo reale, la primaria funzione di ogni magistratura, in ogni stato, non è tutelare la legge, bensì legittimare il sistema di potere costituito e i suoi interessi, dato anche che riceve da quel sistema prestigio e privilegi.E in un mondo sovraindebitato, chi ha il potere di creare denaro dal nulla si compera tutto e tutti, dalla politica ai mass media.
Tuttavia ultimamente Marra, nella causa 35283/2019 da lui in proprio intentata avanti al tribunale civile di Roma contro Governo italiano, BCE e Banca d’Italia per far accertare l’esistenza del signoraggio monetario delle banche centrali (non di quello delle altre banche) e dichiarare la sua illiceità (con condanna al risarcimento dei danni, e dichiarazione di illegittimità di tutte le tasse, siccome derivanti appunto dal signoraggio che lo stato illegittimamente lascia esercitare alla banca centrale), ha ottenuto la sentenza 284/2023, depositata il 09.01.2023, nella quale, oltre all’ammissione che il signoraggio monetario esiste, ed è il reddito derivante dal creare ed emettere moneta, si legge, al riguardo di esso e dei suoi effetti deleteri (indebitamento pubblico e privato, eccessiva pressione fiscale) «Trattasi di un problema che ... appare astrattamente sussistente e dai grandi risvolti sociali.» Il Tribunale ha dunque riconosciuto che il reddito da signoraggio esiste e che è “astrattamente” (?) di grande impatto sulla società. Ha però rilevato che il signoraggio monetario, essendo stato stabilito dal legislatore nella sua discrezionalità politica, non è sindacabile dal giudice. In realtà, il signoraggio non è affatto stato stabilito dal legislatore (che manco ne parla), e sarebbe in ogni caso sindacabile dal giudice per gli aspetti di incostituzionalità delle norme di legge che lo costituiscono: lesione degli artt. 3 - 41 (irragionevolezza, contrarietà all’eguagliamento sostanziale), dell’art. 1 (primato del lavoro sulla rendita finanziaria), dell’art. 36 (diritti del lavoratore), e altri. Spero che Marra sollevi queste eccezioni nel procedimento di appello che ha già avviato, aggiungendo alla contestazione del signoraggio delle banche centrali (o “primario”) quello delle banche non centrali (che chiama “secondario”). Inoltre, Marra fa notare che il legislatore ha sì costituito i sistemi bancari, ma non ha mai nemmeno definito, e ancor meno ha istituito o legalizzato, il signoraggio monetario, come invece argomenta il Tribunale di Roma, con un’evidente confusione, che Marra, nel suo atto di appello, ha indicato come «Argomento fantasioso che trae dalla nota sent. n. 16751/2006 delle SU: sentenza alla quale risale l’invenzione che il signoraggio sia previsto da non si sa poi quale accordo internazionale.»
Una rondine non fa primavera. Ancor meno una mezza rondine. E soprattutto, essendo la struttura del signoraggio monetario una struttura globale, non è possibile cambiarla in un solo paese, ancor meno in un paese satellite come l’Italia. Piuttosto direi che il signoraggio monetario, come strumento di dominio globale, sia in via di affiancamento col signoraggio biologico, iniziato con le sementi ogm terminator, con le quali multinazionali come Monsanto mettono gli agricoltori in condizione di dipendenza rigida da esse per la fornitura sia dei semi che della chimica, senza di cui non possono produrre. Iniziato così anni or sono, oggi continua con farmaci modificanti il DNA e l’RNA dell’uomo, e con cose come la carne sintetica. Credo che stiamo passando da un sistema finanziario basato sulla moneta indebitante e che si regge sull’espansione consumistica di beni e servizi ad alto impatto ambientale (come l’automobile), quindi insostenibile, a uno sempre basato sulla moneta indebitante e sull’espansione consumistica, ma di beni e servizi medico-farmaceutici, a basso impatto ambientale, quindi eco-sostenibile. La popolazione, sempre più immuno-depressa e malata (o che si percepisce malata), spenderà il reddito disponibile per curarsi (con farmaci più o meno efficaci e tossici). Questo sistema agevolerà anche la soluzione del problema ecologico per via demografica, incidendo sulla fertilità e sulla durata media della vita, che già si è accorciata.
Vedremo intanto come avanzerà l’appello. Mi aspetto che Marra completi il suo spiegamento di contestazioni, intentando presto una nuova causa, in cui faccia valere, sin dal primo grado, assieme alla questione del signoraggio delle banche centrali con tutte le eccezioni di incostituzionalità, anche quella del signoraggio delle banche ordinarie, che è molto più grosso e sfacciato, non avendo nemmeno una copertura legislativa indiretta, e consistendo in un coacervo di evidenti trasgressioni delle leggi bancarie, di violazioni di regole contabili, di evasione fiscale.
Nota: a chi desidera approfondire i temi monetari sopra accennati, consiglio i miei saggi Euroschiavi (6° edizione), Cimiteuro, Traditori al governo,Sbankitalia, La moneta copernicana (scritto con Nino Galloni).