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Tutto il bene che abbiamo fatto

di David Nieri - 28/09/2024

Tutto il bene che abbiamo fatto

Fonte: David Nieri

Sono rimasto letteralmente allibito dalle dichiarazioni di Benjamin Netanyahu nella sede e nei confronti dell’ONU. Ha usato queste parole, rivolgendosi alle Nazioni Unite: “Palude di bile antisemita, società terrapiattista”. Per poi dirigere, direttamente dalla sua stanza di albergo, un bombardamento senza precedenti che ha disintegrato un intero quartiere di Beirut, definito, come al solito, “quartier generale di Hezbollah”, che adesso sta prendendo il posto di Hamas per giustificare ripetute e infinite stragi. Sono allibito, ma ormai, purtroppo, non sorpreso. E che qualcuno non venga a parlarmi di 7 ottobre 2023. E neanche, tanto per oliare lo stesso meccanismo perverso, del 24 febbraio 2022.
Mi vergogno, sì, mi vergogno. Di far parte di questa “palude” di melma, di orrore, di decrepita corruzione globalizzata. Mi vergogno di chi mi rappresenta politicamente, economicamente, culturalmente, socialmente e pure religiosamente. Mi vergogno dei cosiddetti “intellettuali”, dei sedicenti “artisti”, di tutto quel mondo mediatico che strilla per nascondere le poche voci autentiche che cercano di metterci in guardia, nel tentativo estremo di farci capire che ci stiamo avviando, a velocità supersonica, sull’orlo dell’abisso.
Perché, fondamentalmente, chi ci condurrà dritti dritti all’inferno del terzo conflitto mondiale è proprio quell’Occidente che l’illuminato Federico Rampini tiene tanto a ringraziare per “tutto il bene che abbiamo fatto”. Ma non lo capite che ci odiano tutti? Che i tre quarti del benedetto mondo vorrebbero vederci affondare, con comprensibilissime ragioni?
Alla distruzione ci condurranno la manìa di grandezza e il sentimento di onnipotenza che ci appartengono ormai da secoli, così sideralmente distanti e opposti rispetto alle tanto rivendicate (quando fa comodo) “radici giudaico-cristiane”. O, peggio, a quel che di tali radici è diventata la fuorviante “applicazione”. In primis, quella del popolo di Israele (appunto), che si ritiene “eletto” per grazia ricevuta, insieme alla sua declinazione moderna, il protestantesimo calvinista. Il “dio dei primi”, in parole povere. Il dio del successo, del possesso, del potere e del darwinismo sociale, la legge del più forte. E, quel che è peggio, più “forte” per elezione. Israele e Stati Uniti, le due facce di una stessa medaglia che contratta, definisce e dipana i destini del mondo, giustificando in questo modo guerre, massacri, genocidi. Nel mezzo, noi “occidentali”, che abbiamo venduto la nostra anima per un piatto di lenticchie. Nella speranza, come a Capodanno, che portino denaro, il vero motore del mondo. Altro che l’amore.
Quanto di più lontano possa esistere dal messaggio cristiano e dalla sua straordinaria e immensa “rivoluzione”: il ribaltamento radicale della prospettiva, secondo la quale Dio diviene l’espressione autentica degli ultimi su questa terra, e non certo di un popolo “eletto” a detrimento di tutti gli altri.
Il nostro cerchiobottismo utilitaristico (ma autodistruttivo) ci rende corresponsabili di ogni ucraino ucciso, così come di ogni russo che perde la vita. E complici dello sterminio in atto del popolo palestinese.