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Ucraina, i cocci sono nostri: per l’Europa il conto sarà di 3mila miliardi

di Marco Palombi - 15/02/2025

Ucraina, i cocci sono nostri: per l’Europa il conto sarà di 3mila miliardi

Fonte: Marco Palombi

I governi europei sono irritati per l’avvio delle trattative di pace tra Donald Trump e Vladimir Putin sull’Ucraina: non solo e non tanto perché il presidente americano non ha coinvolto né loro né Zelensky, quanto perché ha fatto chiaramente capire che il conto da pagare alla fine toccherà a Unione europea e Gran Bretagna. E il conto è di quelli parecchio salati: 3.000 miliardi di euro in dieci anni secondo un conto di Bloomberg. Per capirci, è una volta e mezza il Pil dell’Italia.
Perché il conto finirà all’Europa? Perché l’amministrazione Trump lo sta dicendo in chiaro: per gli Stati Uniti l’Ucraina è un problema lontano, possono smettere di sostenerla quando vogliono senza troppi danni. Per l’Europa, al contrario, Kiev è la porta di casa. Trump ha già fatto sapere che Kiev non entrerà nella Nato, mentre il suo segretario alla Difesa Pete Hegseth – proprio al vertice dell’Alleanza atlantica in Germania – ha spiegato che in futuro all’Ucraina serviranno “robuste garanzie di sicurezza (…), ma devono essere assicurate da truppe europee e non europee e, se ci sarà una missione di peacekeeping, non deve essere una missione Nato”. Non solo: sempre Hegseth ha chiarito agli alleati che per Washington “la priorità in futuro è l’Indopacifico” e l’Europa dovrà “assumersi la responsabilità della difesa convenzionale” dell’Europa. Tradotto: aumentare la spesa militare, perché “il 2% del Pil non è sufficiente”, serve “il 3, il 4 e, in ultima analisi, anche il 5% del Pil della spesa per la difesa”.
Quelle americane per ora sono parole, ma in futuro diventeranno soldi. Partiamo dalla ricostruzione dell’Ucraina: all’ultimo conteggio ufficiale, risalente a un anno fa, riparare edifici e infrastrutture danneggiati o distrutti aveva un costo stimato in 486 miliardi di dollari. Se – come ha fatto Bloomberg – vengono esclusi i territori in mano ai russi, però, il conto scende a 230 miliardi: un fabbisogno, detratte le promesse di investimento arrivate finora, scoperto per 130 miliardi. E ancora: una missione per mantenere la pace da 40 mila uomini, quella ipotizzata da Emmanuel Macron, costerebbe circa 30 miliardi in un decennio. Nello stesso lasso di tempo per la necessaria ricostituzione dell’esercito ucraino, malmesso dopo tre anni di guerra, si stima un esborso di 175 miliardi.
E poi c’è “la responsabilità della difesa convenzionale” dell’Europa sull’Europa, cioè l’aumento della spesa militare a circa il 3,5% del Pil, il livello discusso dagli uffici Nato nei giorni scorsi: “L’obiettivo deve essere sopra il 3%”, ha detto mercoledì il segretario dell’Alleanza atlantica, l’olandese Mark Rutte. Quei soldi serviranno per le scorte di artiglieria, le difese aeree e i sistemi missilistici, oltre a rafforzare la presenza militare al confine orientale dell’Ue, a preparare gli eserciti dei 27 Stati membri al dispiegamento rapido comune in teatri di crisi e a incrementare la capacità produttiva dell’industria della difesa europea. Qui i conti si fanno più complicati: secondo Bloomberg “se queste enormi spese fossero finanziate con emissione di debito, aumenterebbe di ulteriori 2.700 miliardi di dollari il fabbisogno di prestito dei cinque maggiori membri europei della Nato nel prossimo decennio”. I Paesi Ue, a stare alla classificazione della stessa Nato, nel 2024 hanno speso oltre 370 miliardi di dollari per la difesa, circa il 2% del Pil comune: aggiungere un altro punto e mezzo di Prodotto significa spendere altri 280 miliardi di dollari, quasi 270 miliardi di euro, all’anno.
Il totale, in dieci anni, supera i 3 mila miliardi e il conto sale ancora se l’Ucraina, come Bruxelles le ha promesso, entra nell’Ue: si parla di stime, certo, ma l’International Centre for Defence Studies ha calcolato il maggior fabbisogno del bilancio comunitario in 18,9 miliardi di euro l’anno.
E l’Italia? Solo per centrare il 3,5% del Pil servono oltre 40 miliardi di euro in più ogni anno.