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Un ennesimo Afghanistan

di Daniele Dell'orco - 20/02/2025

Un ennesimo Afghanistan

Fonte: Daniele Dell'orco

Molti, in Occidente, fanno corrispondere l'inizio del domino ucraino nel 2022 con la fuga americana da Kabul del 2021 (ordinata da Joe Biden). Ebbene, costoro sbagliano perché sappiamo bene che la catena causale del conflitto in Ucraina risale a molto prima.
Tuttavia, quella "scelta diplomatica" ha giocato certamente un ruolo importante.
Ora, nel 2025, l'Ucraina è esattamente nella stessa posizione delle ex forze governtive afgane e la sua leadership politica sarà costretta a togliersi di mezzo con la forza.
Volodymyr Zelensky è stato delegittimato ufficialmente dal suo primo (ex)alleato, e Russia e Stati Uniti hanno di fatto concordato l'avvio di una nuova offensiva militare russa per dare il colpo di grazia a Bankova.
Ieri, i russi hanno imbastito un piano di penetrazione nella regione ucraina di Sumy per interrompere le linee di riforimento verso Sudhza e l'exclave conquistata nel Kursk.
Stanotte, invece, così come la notte precedente, dopo molto tempo l'aviazione russa ha lanciato un attacco congiunto su ben nove regioni dell'Ucraina.
A Odessa sono stati presi di mira porti, sottostazioni, magazzini e centri di stoccaggio di componenti per l'assemblaggio di droni d'attacco e proiettili da 155 mm (pensate, quelli forniti dalla stessa Nato e dagli stessi americani con gravoso sforzo economico-politico); a Kharkiv è stato attaccato un impianto di produzione di gas.
E così via in altre regioni compresa Kiev.
Nel frattempo nel Donbass i russi consolidano le posizioni nei settori di Toretsk e Pokrovsk.
Così facendo, al tavolo negoziale la Russia si prepara a chiedere:
- il controllo dell'intero Donbass senza doversi dissanguare ancora per la conquista di Slovyansk e Kramatorsk;
- la creazione di "zone cuscinetto" demilitarizzate al confine con le regioni di Kharkiv e Sumy;
- il logico cambio di leadership politica a Kiev;
- il divieto dell'ingresso dell'Ucraina nella Nato ammesso che esisterà ancora e comunque il divieto del dislocamento di militari Usa sul territorio ucraino.
Nel caso di concessione dell'ingresso di truppe Ue dopo gli accordidi cessate il fuoco (visto che l'Ucraina, sì, entrerà nell'Ue con conseguente salasso per tutti noi), Mosca chiederà che se proprio dovranno garantire loro la pace allora l'esercito ucraino dovrà essere depotenziato o comunque limitato nella capacità di offesa del territorio russo.
I russi, in questo modo, potranno dichiarare vittoria totale. La partita si sposterà allora sul piano diplomatico quando ci sarà da "gestire" la nuova leadership ucraina, e a quel punto la palla passerà agli statunitensi che stanno difatti iniziando a mostrare le cambiali a Zelensky per far capire loro che chiunque siederà a Bankova dovrà comunque risarcirli e per chissà quanto tempo.
Russi e americani, in buona sostanza, gestiranno almeno per il prossimo futuro l'Ucraina insieme.
Stendendo un velo pietoso sul ruolo dell'Europa che sarà in sostanza confinata al ruolo di appaltatrice della ricostruzione, la mossa di Trump dal punto di vista della convenienza è ottima, dal punto di vista geopolitico chissà.
Perché ora la lista degli alleati sedotti e abbandonati dagli Usa sta aumentando a dismisura, e ciò servirà da monitorare (forse) anche ad altri attori regionali che ci penseranno due volte prima di fidarsi di nuovo di Washington: penso all'Armenia.
Il fatto che piani decennali/ventennali di presunta assistenza possano essere completamente spazzati via da una singola elezione rende, di nuovo, un pessimo servizio alle democrazie liberali agli occhi del resto del mondo, e contribuisce a considerare più "stabili" e "affidabili" gli "autocrati".
Questo è esattamente il motivo per cui l'Europa si sta stracciando le vesti.
Non perché teme davvero l'avanzata dell'esercito russo nel Vecchio Continente, ma perché sta vedendo l'unico vero caposaldo politico in grado di giustificare la propria esistenza messo in ridicolo di fronte al mondo.