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Un governo quaquaraqua. Un movimento quaquaraqua

di Ugo Boghetta - 31/08/2019

Un governo quaquaraqua. Un movimento quaquaraqua

Fonte: Ugo Boghetta

Una cosa può essere piccola o grande a seconda di quale sia il metro di misura e che cosa si misura. Gulliver, in contesti opposti, si trovò ad essere nano e gigante. Nel nostro caso il tema è di quale sia il rapporto fra il prossimo governo e lo stato dell'Italia. Alcuni, ad esempio, danno un giudizio positivo sul governo nascente affermando che qualcosa di buono farà. Un detto popolare infatti dice: “Piuttosto che meglio è meglio piuttosto”. Ma qui c'è un Parlamento eletto per fare gli interessi dell'Italia e degli italiani, perchè si dovrebbe giustificare un governo minimo!?
Se la febbre è a 38 va bene anche un'aspirina, ma se è alta ed è dovuta a virus, la pillola anche se effervescente non solo non serve a nulla, ma, al contrario, aggrava la situazione poiché allontana il tempo delle cure efficaci. Tutto qui.
Il governo che sta per nascere è, in modo evidente, un governo qualunque: un'aspirina. Eppure tutti sono convinti che la situazione sia pessima. Il paese è in declino da decenni. La produttività ed i salari sono fermi da un quarto di secolo. Aumentano le diseguaglianze e le povertà. La coesione nazionale si sta sfaldando con il divaricarsi dei territori a cause delle politiche di austerità, della mancanza di intervento pubblico impedito dalle logiche liberiste-unioniste, e amplificata dal regionalismo così come voluto dalle modifiche del titolo V. E con questo si sta sfaldando anche quel poco di Stato che è stato costruito. La scuola è in sfacelo, la sanità segue, dell'ambiente non parliamo. La democrazia, ciò il potere del popolo, è sempre più inesistente perchè le politiche sono scritte a Bruxelles. Non abbiamo una politica estera se non a sprazzi. La Costituzione che prevede diritti fondamentali esigibili, una economia mista e l'orientamento al benessere sociale dell'impresa privata, è sospesa. E sostituita da trattati in forma di costituzioni farlocche di stampo liberista-tedesche. In Parlamento non c'è un partito, nemmeno piccolo, coerente con la Costituzione in quanto, la Carta, per essere attuata necessita della sovranità, quella monetaria compresa. 
Aumenta inevitabilmente anche la rabbia ed il rancore perché non si vedono soluzioni e perché non c'è lotta collettiva: lotta di classe si sarebbe detto un tempo. Il sinistrismo giustifica tutto ciò perché l'Italia è debole e, per questo, non può avere una propria moneta. Eppure anche l'altro ieri sedeva al G7. Eppure paesi simili a noi navigano con i propri remi: Giappone, Corea del sud, Turchia (quest'ultima anche in campo militare nonostante la comune appartenenza alla Nato).
Rispetto a questa situazione il governo gialloverde aveva almeno cominciato a mostrare dove stavano i nodi interni ed internazionali. Per carità, ha fatto errori e scelte anche sbagliate, ma almeno ha scoperchiato le questioni, cercato un cambiamento. 
Alla fine, tuttavia, le fragilità e contraddizioni interne al M5S ed alla Lega ed ai ceti che li hanno votati, hanno consentito alla estenuante campagna condotta dall'interno e dall'Unione di vincere. Ciò è dipeso anche dall'andamento delle elezioni a livello continentale: i vari sovranismi e antagonismi di destra e di sinistra non hanno sfondato.. Con il voto alla Von der Leyen, poi, il M5S, su istigazione di Conte e nel silenzio del movimento stesso, ha fatto una scelta tanto pesante quanto pesantemente sbagliata. Ed ora, fra i due contendenti, i poteri forti stanno cercando di assorbire quello più malleabile ideologicamente, culturalmente più eterogeneo, con un'organizzazione interna più labile. Una cooptazione che, se riesce, sembra avvenuta in tempi rapidissimi. 
Così il voto del 4 marzo è stato tradito, prima da Salvini e poi da Di Maio.
In questo quadro, le elezioni erano necessario perché il problema non sta nella legittimità formale di un governo che sostituisce un altro, ma perché quello che nasce rovescia il senso del voto del 4 marzo: euroscettico ed antiausterità. 
Questo governo, infatti, nasce unionista. Poiché è benedetto da tutti i santi in paradiso: gli euroburocrati, Trump, lo spread, non cambierà niente di significativo. Forse avrà margini più laschi ma senza autonomia politica. Si farà un gran parlare di diritti (di chi? Non dei lavoratori), di ambiente, ma per sponsorizzare nuovi profitti, di welfare (siamo umani, i poveri vanno tenuti in vita) ma non intaccherà le garrote che stritolano in automatico gran parte delle popolazioni ed il paese in quanto tale. Sarà un altro governo qualunque, un governo quaquaraqua.
Ancora una volta si pone l'obiettivo storico di costruire il soggetto, il polo, il fronte del cambiamento.