Un nuovo fronte
di Daniele Perra - 29/11/2024
Fonte: Daniele Perra
Non mi stancherò mai di dire che gli accordi di Astana hanno rappresentato una sconfitta assai grave per l'"Occidente" ed un pilastro nell'evoluzione del sistema globale verso il multipolarismo. Più nel dettaglio la stabilizzazione del conflitto siriano ha rappresentato una sconfitta strategica altrettanto grave per Israele e, come ho sottolineato a più riprese, parte della sua attuale aggressività deriva proprio dal fatto di non esser riuscito a tagliare i ponti tra Damasco e Beirut, creando ai confini con il Libano un'area occupata in pianta stabile da milizie sostenute dall'"Occidente". Ricordiamoci che i divulgatori/mistificatori geopolitici occidentali hanno sempre sostenuto la tesi che Teheran abbia costretto Hezbollah ad intervenire in Siria contro il proprio volere/interesse. In realtà, se Hezbollah non fosse intervenuto in Siria, oggi sarebbe isolato. Senza considerare il notevole accrescimento delle sue capacità militari "convenzionali" ampiamente osservato in occasione dell'attuale conflitto con Israele. Ora, non ci sarebbe nulla di particolarmente sorprendente se Erdogan si fosse venduto il sistema di Astana. La Turchia, come noto, controlla direttamente la fascia settentrionale di territorio siriano e, indirettamente, l'area di Idlib dove sono concentrate diverse milizie terroristiche, tra cui spiccano l'ex Fronte al-Nusra più altri gruppi composti in prevalenza da turcomanni, caucasici e centroasiatici. L'ex Fronte al-Nusra (oggi Hayat Tahrir al-Sham) è un gruppo di ispirazione qaidista che nel 2015, prima dell'intervento russo, è arrivato a controllare oltre il 25% di territorio siriano. Questo, alla pari del sedicente "Stato Islamico", godeva di rifornimenti diretti attraverso il confine turco (la maggior parte degli introiti dell'ISIS derivava proprio dal contrabbando di petrolio con la Turchia). A questo proposito, inoltre, sarebbe opportuno anche superare il mito dei "ribelli moderati". In realtà, il cosiddetto Esercito Siriano Libero (presentato in Occidente come "moderato" ed al quale erano dirette le forniture militari dell'Operazione CIA Timber Sycamore, poi ridistribuite agli altri gruppi) ha sin da subito coordinato i suoi attacchi con le diverse sigle della galassia terrorista-islamista. Tra l'altro, osservando la mappa della Siria, è interessante notare come le aree controllate dai gruppi terroristici combacino con le aree di confine con la Turchia, con l'area attorno alla base nordamericana di al-Tanf (nel sud, vicino alla Giordania) posta a guardia delle alture del Golan occupate da Israele, e con l'area attorno a Deir ez-Zor vicino alle regioni occupate da Forze Democratiche Siriane (in prevalenza curde) e truppe USA (ah sì, non si sono mai ritirate dalla Siria). Deir ez-Zor ha un'importanza strategica fondamentale perché da essa dipende il collegamento anche con l'Iraq e la costruzione di un canale diretto terrestre tra Beirut e Teheran (progetto di quella che ho chiamato "dottrina Soleimani" nel mio ultimo libro).
Come già affermato, non sorprenderebbe affatto il "tradimento" di Erdogan. Tuttavia, è necessario capire cosa gli è stato promesso in cambio (l'ennesimo abbandono dei curdi? La partecipazione nel latrocinio delle risorse gassifere di Gaza? Un ruolo nella "via del cotone"?). Allo stesso tempo, bisogna sottolineare due cose: 1) la "presenza" britannica nelle aree nordoccidentali della Siria controllate dai terroristi è cresciuta in modo esponenziale a discapito anche dell'effettivo controllo turco (in questo caso, è impossibile che la Turchia non fosse a conoscenza dei piani offensivi ma ne sarebbe in qualche modo parte offesa, parzialmente); 2) l'offensiva su Aleppo, oltre ad impegnare Hezbollah e Iran nel periodo di cessate il fuoco in Libano, costituisce anche un nuovo fronte per Mosca (le postazioni di controllo russe sono posizionate nella periferia della città).