Un risultato elettorale diverso da qualsiasi altro: sconfitto il partito della guerra e una grande opportunità per tutti i Paesi europei
di Riccardo Paccosi - 02/09/2024
Fonte: Riccardo Paccosi
Se ce ne fosse l'intelligenza e la forza, i risultati delle elezioni regionali tedesche in Turingia e Sassonia potrebbero essere occasione per contrattaccare, in Germania come nel resto d'Europa, innanzitutto sul piano del linguaggio: questo al fine di spazzare via la mistificazione retorica, il veleno ideologico, l'occultamento delle contraddizioni reali che il neoliberalismo mette in atto attraverso l'utilizzo della diade destra-sinistra.
Tutto ciò che la casta atlantista-globalista definisce in queste ore "vittoria dell'estrema destra", infatti, non è stato altro che la sconfitta del partito della guerra, che è altresì il partito dell'aggressione al ceto medio e dello svuotamento di ogni sovranità popolare.
La classe dirigente tedesca, insomma, dovrà in un modo o nell'altro fare i conti con la valenza autolesionistica e anti-nazionale del suo asservimento agli Stati Uniti. Palesi menzogne propagandistiche come "se vince in Ucraina, Putin non si fermerà" - pronunciate per giustificare l'innesco di una guerra devastante in Europa - vengono oggi rigettate dalla stragrande maggioranza dell'opinione pubblica.
Oltre al 30% ottenuto da AfD, fra i risultati di questa tornata regionale tedesca va segnalato il tracollo della SPD e della Linke ma, soprattutto, quello dei Verdi che sono divenuti negli ultimi anni la più fanaticamente bellicista formazione del paese: in Turingia, coloro che si definiscono difensori dell'ambiente e sostengono l'industria delle armi, non arrivano neppure alla soglia di sbarramento e restano fuori dall'assemblea del Lander.
Ma il dato più importante - giacché non avente analogie con altri paesi europei - consta del fatto che, col 15%, il BSW di Sarah Wagenknecht si candidi oggi a diventare il terzo partito tedesco. In sostanza, un partito di formazione marxista è riuscito a intercettare il voto popolare con un programma che va apertamente contro TUTTI i punti che costituiscono l'attuale agenda dell'Unione Europea: la continuazione della guerra, l'austerità economica, il biosecuritarismo pandemico, l'ambientalismo rivolto contro il ceto medio, il deregolazionismo dei flussi migratori.
Il punto, adesso, è capire se questo parziale smottamento elettorale sia destinato a essere un fenomeno transitorio o se sussista, invece, l'occasione per un cambiamento politico reale.
Per saperlo, il tempo dovrà chiarire tre aspetti:
1) Per quanto riguarda sia AdF che BSW, bisognerà verificare se davvero queste formazioni saranno pronte o meno a sabotare l'istituzione antidemocratica chiamata Unione Europea al fine di perseguirne il dissolvimento, per lasciare poi spazio a un'area di scambio e cooperazione composta da democrazie costituzionali e sovrane.
2) Per quanto riguarda la sola AdF, essa avrà la necessità di oltrepassare almeno parzialmente la sua impostazione ideologica liberale arrivando a comprendere - come già molto vagamente accennato nel suo programma - che il contrasto all'Unione Europea parte innanzitutto da una politica incentrata sul welfare e sull'aumento della spesa pubblica.
3) Per quanto riguarda la sola BSW, bisognerà vedere se Wagenknecht e soci sapranno comprendere - non dico a breve, ma entro un arco di tempo ragionevole - la necessità di coalizzarsi con AdF. In questo passaggio storico, non ci si può più permettere alcun adeguamento alle categorie linguistiche del nemico quali "destra" e "sinistra". Al contrario, in Germania come teoricamente anche in Italia, è urgente puntare a una coalizione patriottica per salvare la democrazia costituzionale e salvare il proprio paese dalla follia guerrafondaia.