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Un uomo e un medico

di Augusto Sinagra - 28/07/2021

Un uomo e un medico

Fonte: Augusto Sinagra

Penso che chi sceglie di porre fine volontariamente alla propria vita lo fa per un inspiegabile cortocircuito mentale.
Parlo del Dottor Giuseppe De Donno, già Primario di Pneumologia presso l’Ospedale “Carlo Poma” di Mantova e poi, per sua scelta, medico libero abitante a Curtatone.
È stato trovato morto ieri impiccato nella sua casa.
Naturalmente si è parlato subito di suicidio e l’opinione pubblica subito si è divisa per chi accetta questa spiegazione e chi pensa ad un omicidio.
Di questo si occuperanno i rotocalchi come avviene per fatti di cronaca importanti.
La morte del Dottor De Donno, tuttavia, non è un fatto di cronaca è un fatto politico tra i più maleodoranti della storia della nostra Nazione.
È ben vero che è difficile organizzare una messa in scena suicidaria e proprio nella casa del presunto suicida. Ma non è impossibile.
Io penso fermamente all’ipotesi di un omicidio ma non in senso abituale e cioè di mandanti e di esecutori materiali; lo penso per altri motivi
Io penso ad un omicidio indotto rispetto al quale i responsabili possono forse sfuggire alla legge penale (e con i tanti magistrati corrotti che abbiamo, sicuramente sarebbe così), ma non possono sfuggire alla condanna morale che, se non sono proprio bestie, li tormenterà per tutta la vita.
Ogni decisione ha la sua motivazione esplicita o implicita che essa sia, e la motivazione la esplicitò Lo stesso Dottor Giuseppe De Donno in una sua intervista a “La Verità” del 15 giugno 2020, quando disse che “Le cure autoimmuni sono efficaci, portano a guarigione e costano poco. Non fanno miliardari. Io poi sono un medico di campagna e non sono azionista di Big Pharma”. Fu la sua condanna a morte.
Per le autopsie da lui effettuate, per le sue scoperte, per le sue cure, egli è stato deriso, insultato, emarginato, perseguitato in tutti i modi anche attraverso una ispezione dei NAS dei CC, ovviamente non disposta dal locale Comandante ma voluta dal Ministero.
I mandanti morali di questo omicidio che si vuole far passare per un tradizionale suicidio privo di ragione (e lo si disse già avvenuto tre mesi fa … con ciò evidenziandosi un profilo di preordinata organizzazione del fatto) sono quei giullari televisivi, politici corrotti e da tempo retribuiti da Big Pharma, affinché avessero provocato la morte e non difeso la vita: il peggio del peggio di una fetida fogna.
I mandanti vanno anche cercati, e facilmente trovati, nella stampa e TV di regime ma Giuseppe De Donno è figlio di Ippocrate, e tale è stato sempre.
Cosa intendo dire? Non importa accertare tecnicamente se si è trattato veramente di un suicidio ovvero si sia trattato di un omicidio.
È stato un omicidio perché se tecnicamente può parlarsi di suicidio, la morte del Dottor Giuseppe De Donno è stata ferocemente voluta costringendolo alla tragica scelta che lo ha condotto a morte.
Diceva il Cardinale Ernesto Ruffini, Arcivescovo di Palermo, personaggio discusso ma grande teologo, che “È dovere del cristiano fermare la mano di chi fa del male e il ramo malato dell’albero va potato”.
L’Evangelista Marco (il cui Evangelio viene quasi mai citato nella celebrazione delle Messe) fa dire a nostro Signore Gesù Cristo nell’Orto del Getsemani: “Ora chi ha un mantello lo prenda, chi ha una spada la impugni”.
Orbene, chi non capisce, non capisce. Chi capisce e non agisce si pone tra i responsabili morali della morte del Dottor Giuseppe De Donno che grandeggia nella sua umiltà e che rimarrà nel nostro ricordo perenne e anche in suo nome chi vuole agire agirà.
Non sono aduso a provocare allarmismo ma la situazione è tanto seria da avere veramente paura.
Ormai è chiaro che il problema, la mistificazione, non risiede nei medicinali.
Lo scopo in agenda è ben altro e ora lo abbiamo definitivamente capito.