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Uno Stato ormai “mostro freddo” non ha alcun diritto di staccare la spina ad Alfie

di Adriano Scianca - 26/04/2018

Uno Stato ormai “mostro freddo” non ha alcun diritto di staccare la spina ad Alfie

Fonte: Il Primato Nazionale

Cosa farei se fossi nei panni del padre del piccolo Alfie e dovessi dare il consenso per staccargli la spina, ammesso che qualcuno me lo chiedesse, cosa che pare non scontata? La risposta umanamente più sensata a questa domanda è: non lo so. Non ne ho idea, perché non ho vissuto la quotidianità dei due anni di vita di Alfie, in gran parte trascorsa in ospedale. Non so se, in quelle condizioni, finisca per prevalere la percezione di un corpicino svuotato che va avanti stentatamente, forzatamente, artificialmente, senza poter gettare alcuno sguardo sul mondo, consumando se stesso e chi gli sta intorno in uno strazio insostenibile; oppure se da quegli occhi immersi nella tenebra filtri comunque una luce, per quanto flebile, che implori aiuto di fronte all’incomprensione di quel tormento, una richiesta che nessun genitore lascerebbe mai cadere nel vuoto, checché ne dicano giudici e medici.

Tutto questo, però, c’entra davvero poco con Alfie, che vive la sua tormentata esistenza in un contesto che è già di per sé post eroico, per tutti, a cominciare da coloro che vorrebbero con tanta fretta decretarne la morte. Morte che, peraltro, non avrebbe neanche il volto della ben più umana eutanasia esplicita, ma quello burocratico e vile dello spegnimento degli apparecchi di supporto vitale (ventilazione e alimentazione assistita), perché oggi si pretenderebbe di cogitare addirittura sulla morte avendo però paura di guardarla in faccia, il che già la dice lunga su tutta la questione.  E risultano piuttosto bizantine, in questo caso, le congetture di giudice e legislatore sulle sua “vita indegna”, in un quadro valoriale che non contempla alcuna concezione della “vita degna”. Il liberalismo, che gli anglosassoni conoscono bene per il fatto di averlo inventato, si basa proprio sul rifiuto di indicare all’uomo la “vita buona”. Ma se non c’è vita buona, non può neanche esserci vita non buona.

E quindi questo Stato non etico che decide di compiere un’ingerenza così potente nella sfera etica di due individui in nome di non si è capito bene cosa sembra davvero quel mostro “più freddo di tutti i mostri freddi” di cui parlava Zarathustra. Anche perché, se un’etica volessimo trovargliela, a questo Stato, ci troveremmo ad affondare in un pantano fetido, passando dal giudice attivista gay e profeta dell’omogenitorialità ai tanti twittaroli che in queste ore stanno commentando acidamente contro il conferimento della cittadinanza italiana ad Alfie, paragonandola con lo ius soli, argomentazione, quest’ultima, così smaccatamente idiota, ignobile, e faziosa che anche solo ipotizzare una risposta diversa da un manrovescio ci renderebbe compartecipi dell’infamia. Sono questi che devono decidere la sorte di Alfie? No, grazie. Ne avete perso il diritto. Gli indegni siete voi.