USAID (Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale): il valore della semantica
di Daniele Dell'orco - 09/02/2025
Fonte: Daniele Dell'orco
L'esplosione del caso USAID (Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale) ha da tempo valicato i confini statunitensi, sollevando interrogativi sulla sua reale missione. Di nuovo, ciò che fino a poco fa veniva considerato "complottismo" ora diventa dannatamente reale.
Mentre ufficialmente l’agenzia si occupa(va) di aiuti umanitari e assistenza in oltre 100 Paesi, con un budget di oltre 46 miliardi di dollari, con l'avvento di Trump si è palesato il suo scopo reale: fungere da strumento dello stato di sicurezza americano per operazioni di destabilizzazione, cambi di regime, manipolazione dell'opinione pubblica.
Anche, soprattutto, attraverso il finanziamento di testate giornalistiche, Ong o reporter.
Stando a quanto riportato dal Columbia Journalism Review, USAID ha sostenuto finanziariamente più di 6.000 giornalisti, circa 700 redazioni indipendenti e quasi 300 organizzazioni della società civile impegnate nel settore dei media in oltre 30 Paesi.
Il caso ucraino è eloquente ma non l'unico, considerando che il 90% dei media si sostiene grazie a quei finanziamenti.
Quello che colpisce, però, ancora una volta, di storie simili, è il modo in cui le parole acquisiscono un determinato valore.
Ciò che viene da Ovest è "soft power", è "sviluppo", è "difesa".
Ciò che viene da altrove è "ingerenza", è "manipolazione", è "minaccia".
Ciò che arriva alla stampa da Ovest è "supporto".
Ciò che arriva da altrove è "corruzione".
Sebbene questo processo fosse da tempo cristallino agli occhi di chiunque sia disposto a vedere, alla luce delle notizie che stanno emergendo in queste ore mi piacerebbe che saltasse fuori qualche mega-inchiesta come quelle contro i giornalisti "pagati da Poooteeenn" che abbia però segno opposto.
Di voci inadeguate ce ne sono tante e spesso in malafede, è vero.
Ma bisogna "smascherarle" bipartisan.