USAti e gettati
di Daniele Perra - 01/03/2025
Fonte: Daniele Perra
Molti (quasi tutti, ad onor del vero) hanno mancato il punto dell'incontro Trump/Vance-Zelensky.
In primo luogo, mi pare evidente che i tentativi di mediazione tra le parti di Macron, nonostante i sorrisi di circostanza (ricordiamoci che lo stesso Macron cercò di accodarsi a Trump anche durante la sua prima amministrazione), siano miseramente falliti.
In secondo luogo, è importante sottolineare il ruolo di Vance (vicepresidente particolarmente attivo e potenziale successore dello stesso Trump). Per chi fosse interessato a conoscere meglio il pensiero di JD Vance, suggerisco la lettura di "Trumpismo", recentemente pubblicato da CinabroEdizioni. Questo può essere riassunto come una sorta di liberal-conservatorismo radicale (von Hayek all'ennesima potenza) assolutamente in linea con la tradizione culturale nordamericana. In esso, i presunti "valori democratici", di cui Vance si fa portatore (si vedano gli attacchi all'UE), rappresentano solo una mera facciata. E, come da "tradizione", il governo USA si considera "democratico", ma in realtà è costruito per essere il meno democratico possibile. Non a caso, tra i principali riferimenti ideologici di Vance compare quel Curtis Yarvin che ambisce alla costruzione di una vera e propria "dittatura industriale informale". Ancora una volta, niente di particolarmente originale. Idee simili hanno caratterizzato ed attraversato in lungo ed in largo l'intera esperienza storica statunitense: il mito dell'efficienza tecno-industriale (il taylorismo) ed il mito della prosperità, con il progressismo tecnico che si mescola al conservatorismo sociale. Per questo motivo, chi cerca di associare il trumpismo/muskismo alle esperienze totalitarie europee del Novecento commette un errore piuttosto grossolano (vi è stato chi, invece, con maggiore cognizione di causa ha associato il new deal rooseveltiano alla dottrina economica fascista). In realtà, sono assolutamente in linea con la traiettoria storica nordamericana (non vi è nulla di particolarmente rivoluzionario se consideriamo che pure l'assalto al Congresso del 2020 ha un precedente storico legato alla presidenza di Andrew Jackson intorno alla metà dell'Ottocento). Anche sul piano della propaganda, il "pragmatista" John Dewey, ben prima di Goebbels, aveva intuito come questa sarebbe stata utile all'educazione delle masse.
L'altrettanto presunto "isolazionismo" trumpista merita un breve approfondimento. L'idea che in qualche modo gli Stati Uniti si rinchiudano su se stessi è piuttosto fuorviante, visto che (storicamente) non l'hanno mai fatto del tutto. Pure nel primo dopoguerra, quando sotto la presidenza Hoover venne rifiutato il wilsonismo e con esso l'adesione alla Società delle Nazioni, gli Stati Uniti non erano affatto usciti dalla scena globale. Anzi, scelsero semplicemente di agire in modo indipendente, non sottostando ad alcuna struttura internazionale. Altro tratto abbastanza caratteristico del "trumpismo".
Ora, sorvolando sul teatrino montato al preciso scopo di ridicolizzare Zelensky (cosa non particolarmente difficile, visto che si tratta di un fenomeno vuoto, costruito ad uso e consumo dell'inebetito pubblico occidentale), Vance afferma che gli Stati Uniti vorrebbero evitare la distruzione dell'Ucraina. Naturalmente, non vi è nulla di "umanitario" nella dichiarazione del vicepresidente.
A prescindere dal fatto che la prima amministrazione Trump sia stata del tutto corresponsabile del disastro ucraino, Vance ammette implicitamente che per gli USA è necessario negoziare ora (e raggiungere un accordo in tempi brevi) in modo da evitare un eccessivo vantaggio russo sul campo. Sul piano geopolitico, infatti, la continuazione della guerra comporterebbe il rischio che Mosca tagli fuori l'Ucraina dal Mar Nero. Eventualità sicuramente da scongiurare, visto che comprometterebbe gli interessi strategici statunitensi di lungo periodo ed accrescerebbe notevolmente la posizione internazionale della Russia. Gli Stati Uniti, oggi, possono ancora negoziare da una posizione di forza relativa, nonostante abbiano necessità di farlo (più ancora della Russia, paradossalmente).
In conclusione, possiamo affermare con sostanziale certezza che l'avventura politica di Zelensky sia terminata qui - o si adegua o verrà sostituito/eliminato se continuerà a rappresentare un ostacolo (il supposto "accordo sulle terre rare", inoltre, prevede molto di più di quello che viene raccontato sui mezzi di informazione) - entrando così di diritto nella lunga lista degli USAti e gettati.